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L’ombra del clan Anello sulla campagna elettorale di Mangialavori

Il riavvicinamento tra il futuro senatore e l’ex consigliere di Vibo fermato nell’operazione antimafia. Gli incontri con il «factotum del boss» e un «imprenditore di riferimento» della ‘ndrina. Il …

Pubblicato il: 21/07/2020 – 13:23
L’ombra del clan Anello sulla campagna elettorale di Mangialavori

di Pablo Petrasso
VIBO VALENTIA Un intero capitolo del decreto che ha portato al fermo di 75 persone tra la Calabria e la Svizzera è dedicato alle «vicende relative alle elezioni politiche 2018». Rispetto alle quali i magistrati della Dda di Catanzaro evidenziano che «da alcune emergenze si ipotizzava che il candidato al Senato della Repubblica Giuseppe Mangialavori, per le elezioni del 4 marzo 2018, attraverso l’architetto Francescantonio Tedesco, avesse ottenuto l’appoggio di Rocco Anello». Il senatore non è indagato, tuttavia questo segmento dell’inchiesta si concentra sul presunto sostegno della cosca al senatore. Del quale gli investigatori ricordano i trascorsi politici: «Eletto nel 2010 nelle fila del Pdl alla carica di consigliere comunale di Vibo Valentia, diviene altresì, il presidente del consiglio comunale. Nel 2014, con 7.339 preferenze, viene eletto consigliere regionale. Alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 si candida (venendo eletto) al Senato al collegio plurinominale Calabria 01 con Forza Italia». Francescantonio Tedesco, invece, è tra gli indagati. Architetto, «svolge anche mansioni di collaboratore diocesano esperto in verifiche e valorizzazione di edifici di culto e monastici (Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea). Collabora con le pubbliche amministrazioni e Uffici Giudiziari (Procura della Repubblica c/o Tribunale di Vibo Valentia, Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone, Lamezia Terme e Paola). All’epoca dei fatti consigliere comunale, presidente della commissione urbanistica, presso il Comune di Vibo Valentia (gruppo Vibo Unica) che alle elezioni amministrative di Vibo Valentia del 31/05/2015 sosteneva il sindaco Elio Costa». Tra Tedesco e Mangialavori, dopo le amministrative del maggio 2015 si era «venuta a creare una ostilità per disaccordi emersi nell’ambito della vita politica comunale di Vibo Valentia che sinteticamente sono da ricondursi all’adesione» dell’architetto «al gruppo politico Vibo Unica che faceva riferimento all’allora presidente del Consiglio Comunale, Stefano Luciano», poi passato al centrosinistra. Dissidio, poi, rientrato perché – è una valutazione degli investigatori – «il futuro senatore intendeva ricomporre dissidi con i propri amici per coalizzarli e ottenerne l’appoggio elettorale». Dal 31 dicembre 2016, tra Tedesco e Mangialavori vengono «censiti 81 contatti telefonici».

L’incontro con il «factotum» del boss Anello

Anche Giovanni Anello, già consigliere comunale di Polia, «oggi vicesindaco», contatta Mangialavori. E il suo è un contatto imbarazzante. Gli investigatori, infatti, lo considerano «perfettamente inserito nella consorteria ‘ndranghetistica», nella quale «svolgeva la mansione di factotum del capo cosca Rocco Anello, risultando funzionale alla catena di comunicazione utilizzata dal boss per relazionarsi con accoliti e non». Anello prova a contattare il futuro senatore il 9 gennaio 2018. Il motivo di questo tentativo è svelato, secondo i magistrati, pochi minuti dopo, quando lo stesso Anello telefona a Maurizio De Nisi, sindaco di Filadelfia. E gli dice «di essere appena uscito dalla “Salus”, ovvero dal Centro Diagnostico Mangialavori con sede in Vibo Valentia, dove aveva incontrato “lui” (Giuseppe Mangialavori)». Questo il racconto: «Lui mi ha chiamato che gli avevo lasciato il numero con quello di Monterosso e sono andato là… Ehm, abbiamo parlato dieci minuti, mi ha chiesto informazioni su alcuni, su Pino Malta a questi qua di Polia. Poi gli ho detto: “Veramente Francesco sta organizzando una riunione con quelli che realmente hanno i voti a Polia. Eh… non so se lo facciamo giovedì o domenica non mi ricordo quando dobbiamo farla”». Il presunto factotum del boss dice «di aver fatto presente a Mangialavori di essere schierato con De Nisi (“Io sono della corrente di De Nisi, da…”), sapendo che lo stesso De Nisi lo sosteneva (“da quello che si dice in giro e… sono con voi. No?”)». Anello spiega al suo interlocutore «di aver inoltre evidenziato a Mangialavori che era in programma una prossima riunione elettorale con dei portatori di voti (“In questi giorni noi ci riuniamo con le persone che hanno i voti a Polia, che hanno i voti a Filadelfia…”)».

“House of Cards” alla vibonese

La preoccupazione di Mangialavori è, ovviamente, per il sostegno in vista delle Politiche 2018. Il progetto è quello di riportare Tedesco nell’alveo di Forza Italia. I due, secondo le sintesi delle conversazioni intercettate, «parlavano di organizzare un incontro per pianificare il riavvicinamento a Mangialavori del gruppo (Vibo Unica), di cui faceva parte Tedesco, per un appoggio elettorale a scapito di Bruno Censore (esponente e candidato del Partito Democratico). Tedesco suggeriva le mosse che Mangialavori avrebbe dovuto fare: fingere di ignorare Tedesco il quale, da parte sua, avrebbe attuato una finta resistenza al riavvicinamento salvo cedere per non “impiccarsi ad una questione di principio”». “House of Cards” alla vibonese con vista sul Parlamento.
La vista, però, si apre a incontri scomodi e relazioni pericolose. L’architetto, infatti, «ipotizzava di organizzare un incontro tra Rocco Anello e Giuseppe Mangialavori nel corso del quale a quest’ultimo avrebbero entrambi chiesto, ironicamente, delle spiegazioni» rispetto a una presunta «mancanza» della quale il futuro parlamentare si sarebbe reso responsabile nei confronti della moglie di Tedesco. Il riavvicinamento si concretizza e, quando le elezioni si avvicinano, il sostegno per Mangialavori è assodato. E nel progetto rientra – lo si evince da una chiamata tra Giovanni Anello e Maurizio De Nisi – l’appoggio a Wanda Ferro («Noi a chi appoggiamo?», chiede Anello. E De Nisi risponde: «Wanda»).
Questo il passaggio nel decreto di fermo: «L’appoggio a Wanda Ferro, per la Camera, rientrava nell’appoggio politico a Mangialavori». L’idea, al solito, è quella di organizzare una cena «alla quale avrebbe dovuto partecipare Mangialavori e sarebbe stato invitato anche Rocco Anello». «Noh… E no, lo devi conoscere?[…] Guarda, se è solo senza il suo entourage è una persona … Se ti dico…», assicura Tedesco.

Il successo elettorale «là sopra»

Il professionista si spende politicamente per l’amico “ritrovato” e pronostica per lui un grande risultato «là sopra». Per gli inquirenti l’indicazione è chiara: «La località che Tedesco indicava come “là sopra” era da individuarsi in Filadelfia e nei comuni vicini, ovvero il territorio di riferimento di De Nisi (si consideri che Francesco De Nisi è stato sindaco di Filadelfia per diversi anni, sostituito attualmente nella carica dal fratello Maurizio, e presidente della Provincia). Come noto, però, Filadelfia e i comuni limitrofi, oltre a costituire il bacino elettorale di De Nisi, sono il territorio di riferimento della cosa capeggiata da Rocco Anello».
Anche un altro degli indagati dell’inchiesta “Imponimento”, cioè Daniele Prestanicola, considerato un imprenditore di riferimento della cosca, avrebbe incontrato Mangialavori secondo i magistrati della Dda. Il tramite è sempre Tedesco. E il 22 febbraio 2018, l’uomo riferisce a Rocco Anello «che che la sera prima, seguendo le indicazioni dell’architetto Tedesco, aveva incontrato il candidato Mangialavori (“Ieri sera lo chiamai… per Mangialavori […] Noh, Lo chiamai e gli dissi se c’era… Mi disse: “avvicinati a Mangialavori e digli così”. Io andai e glielo dissi […] Ah?… Dissi io… Ci presentammo,”Sono molto amico dell’architetto,” dico: “l’architetto in questi giorni viene che vuole fare una riunione con i dipendenti per voi” dico….;”)». Quando l’architetto lo risente, Prestanicola spiega «di aver incontrato anche Wanda Ferro».

Al boss non piace la politica

Nelle conversazioni intercettate dallo spyware della Procura, Tedesco cerca di propiziare un incontro tra Rocco Anello e Mangialavori. Ma il boss non è entusiasta di impegnarsi in politica. Il suo è un manifesto del disimpegno: «No, no. Io di politica […] Proprio non mi interessa, mai interessato. Sono amico con tutti… poi […] I paesi sono piccoli… Sono amico con lui, sono amico con quell’altro. Poi se esce lui, divento nemico con quello, allora uno…».
Il lavorio politico, però, va avanti. E sarà ancora più evidente (e per certi versi oscuro) all’esito delle elezioni politiche. È ancora l’architetto ed ex consigliere comunale di Vibo a parlarne mentre viene intercettato dagli investigatori. E fa «dapprima riferimento all’appoggio elettorale che il candidato aveva ricevuto da Francesco De Nisi e dai suoi uomini del Partito Democratico (la cosa sarà poi censurata dagli organi del partito) che partecipavano ai festeggiamenti per l’affermazione elettorale. Subito dopo, alla richiesta dettagliata del risultato di Filadelfia, specificava che lì il risultato positivo era stato garantito, blindato da qualcosa che non poteva rivelare telefonicamente e che si riservava di spiegare successivamente».

Il «fattore innominabile»

Per i magistrati sono necessarie alcune considerazioni: «Atteso che l’accordo tra Mangialavori e De Nisi era cosa nota, soprattutto a chi era addentro alla politica locale – come lo sono i due interlocutori – colpisce il tono di segretezza usato da Tedesco sulle ulteriori motivazioni del risultato elettorale di Filadelfia, che quindi lascia intendere che il successo in detto paese non sia da ricondurre all’appoggio garantito da De Nisi, bensì ad un altro fattore innominabile, esterno alla politica. Tale fattore a cui fa riferimento Tedesco è da individuarsi nell’appoggio di Rocco Anello e, conseguentemente, del relativo clan». (p.petrasso@corrierecal.it)

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