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'Ndrangheta stragista, la difesa di Graviano: «I pentiti mentono»

Dopo le repliche del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo la Corte d’Assise si ritirerà in camera di consiglio per giudicare i due imputati accusati dei tre attentati ai Carabinieri in cui moriro…

Pubblicato il: 21/07/2020 – 19:11

REGGIO CALABRIA E’ stata dedicata quasi interamente a contestare le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, l’arringa dell’avv. Giuseppe Aloisio, difensore del boss di Brancaccio Giuseppe Graviano, imputato insieme a Rocco Santo Filippone nel processo “‘Ndrangheta stragista”. Entrambi sono accusati di essere i mandanti dell’agguato consumato il 18 gennaio 1994 in cui morirono i carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo. «In particolare – ha spiegato il legale prima di lasciare l’aula bunker di Reggio Calabria – ho cercato di far emergere come nei vari processi, rispetto alla stessa domanda, danno delle risposte completamente diverse e in contrasto tra di loro. In particolare questo riguarda i pentiti Lo Giudice e Spatuzza».
Quest’ultimo è stato definito più volte “bugiardo” dall’avvocato Aloisio: «È bugiardo perché rispetto allo stesso tema trattato, ha fornito sempre versioni diverse». Per quanto riguarda, inoltre, la frase «avevamo il Paese nelle mani» pronunciata da Graviano con Umberto Adinolfi durante l’ora d’aria nel carcere di Ascoli Piceno, l’avvocato Aloisio spiega: «Si riferivano alla Bolivia».
La Corte d’Assise ha rigettato l’eccezione di inutilizzabilità di quelle intercettazioni. L’eccezione è stata presentata dall’avvocato Federico Vianelli secondo cui quelle in carcere, tra Graviano e Adinolfi erano semplici «chiacchiere in libertà di due ristretti che passeggiano» e sostenendo che l’imputato non è stato messo in condizioni di ascoltarle. «Sono convinto della innocenza del signor Graviano in questo processo» ha aggiunto l’avvocato Vianelli parlando di «assoluta vaghezza e inconsistenza del quadro accusatorio». In merito all’accusa contestata al boss di Brancaccio di essere il mandante dell’omicidio dei carabinieri, l’avvocato ha aggiunto: «Quello che non ho sinceramente compreso è perché a tutti i costi, sulla base di poco o nulla, si è fatto di tutto per costruire un castello, un’imponente sceneggiatura per cercare di dare una causale, una logica a qualcosa che di logico non ha nulla. Forse ci si doveva fermare e accontentarsi del risultato. Di fronte al vuoto probatorio, ogni giudice deve avere quel coraggio per assolvere». L’udienza è stata sospesa. Tra poco interverrà il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo per le repliche. Subito dopo la Corte d’Assise di Reggio Calabria si ritirerà in camera di consiglio.

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