di Alessia Truzzolillo
CATANZARO L’equazione messa nero su bianco dalla Dda di Catanzaro e dai finanzieri del Comando provinciale del capoluogo è semplice e lineare: la solidarietà tra due cosche si estende anche tra i sodali delle stesse. Quindi se il sovrintendente della Guardia di finanza (in servizio al Comando provinciale di Vibo) Domenico Bretti, fermato martedì nel corso dell’operazione “Imponimento” aveva stretto un pactum sceleris con la cosca Anello, capeggiata da Rocco Anello, tanto da macchiarsi del reato di rivelazione di segreti d’ufficio, e la cosca Anello aveva forti legami con la consorteria dominante a Lamezia, Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, anche i rapporti di Bretti con i lametini dovevano essere buoni. A dimostrazione dell’equazione si impone il fattore Pietro Putrino, titolare di una impresa di pompe funebri, imputato nel procedimento antimafia “Quinta Bolgia” e ritenuto a capo dell’omonimo gruppo, così ammanicato con i Iannazzo da avere imposto, secondo l’accusa, un vero e proprio monopolio sull’ospedale di Lamezia, in particolare per quanto riguarda il business del caro estinto. La gestione del settore delle onoranze funebri e dell’assistenza sanitaria sul territorio di Lamezia Terme- scrivono gli investigatori – era «operata dalla cosca di ‘ndrangheta “Iannazzo-Cannizzaro-Daponte” attraverso le società facenti capo alla famiglia Putrino».
Era la ditta Putrino, stando alle indagini, che aveva le chiavi di determinati reparti e che veniva a conoscenza di ogni anima che, all’interno dell’ospedale, lasciava questo mondo. In tre occasioni, però, Pietro Putrino, nel suo territorio, ha deciso di affidare il funerale ad altri. E questi, stando a quanto raccontano gli investigatori, altri non sono che la ditta “Gardenia sas” intitolata alla moglie di Bretti. Una ditta che «oltre ad effettuare lavorazione di pietre e marmo, garantisce, tra le sue prestazioni di servizio, anche quella di onoranze funebri».
Domenico Bretti si interessa in prima persona alle attività della ditta tanto da «arrivare ad avere rapporti con altre imprese anche al di fuori della zona del Vibonese».
LA DISPONIBILITÀ DI “ZIO PIETRO” A febbraio 2011 un uomo di Filadelfia muore all’ospedale di Lamezia. Gli uomini di Putrino lo avvertono: «Vogliono il finanziere». Il capo non fa una piega: «E sì, sì, te lo avevo detto». E il giorno dopo Putrino non fa una piega per la morte di una ragazza, sempre all’ospedale: «… e vogliono a Bretti».
Il giorno dopo ancora Domenico Bretti chiama “Zio Pietro” al quale spiega l’esigenza di essere assistito sull’iter documentale volto a ricevere il nulla osta per il funerale di una bambina: «Zio Pietro….pronto?… Ho bisogno del vostro aiuto…me la potete sbrigare voi la documentazione di quella bambina?».
Gli investigatori annotano: «Degno di nota il fatto che un soggetto della caratura di Pietro Putrino che, per come poi emerso anche dalle indagini che hanno riguardato, appunto, la gestione del particolare settore, era ai vertici di un sistema consistente in un vero e proprio duopolio (assieme alla famiglia Rocca nel sottogruppo di ‘ndrangheta riferibile al clan prima menzionato) quale titolare di varie società nel campo delle onoranze funebri, si sia reso tanto disponibile non solo nel retrocedere nell’affidamento del servizio in favore di Bretti ma, addirittura nell’aiutarlo nella risoluzione delle incombenze burocratiche legate al rilascio dei nulla osta da parte dell’ospedale di Lamezia Terme».
Secondo la Dda di Catanzaro la disponibilità di Pietro Putrino non stava tanto nel cedere il lavoro a una ditta concorrente, quanto il fatto che «a gestire un funerale sul territorio di sua competenza era un’impresa di Rocco Anello, concorrente la cui dignità è riconosciuta da Putrino non certo nell’ambito del libero mercato in cui dovrebbero entrambi operare ma alla luce delle rispettive carature criminali che li tengono legati in un decennale pactum sceleris».
Che i rapporti tra i Iannazzo e gli Anello fossero buoni lo testimonia, già nel 2015, il collaboratore di giustizia Gennaro Pulice che all’interno della consorteria lametina aveva coltivato la propria carriera criminale. Secondo Pulice l’amicizia di Rocco Anello dura da decenni, più o meno con tutte le famiglie lametine, però i rapporti più stretti sono quelli che hanno con la famiglia Iannazzo e anche con la famiglia Cannizzaro-Daponte». «Rocco Anello – racconta Pulice – gravita… il suo dominio è Acconia di Curinga, Curinga e tutto ciò che va da Pizzo fino quasi a Lamezia Terme, però con delle restrizioni. La maggior parte dei cantieri importanti, Sir, Stillitani, il Resort, Santacroce…, vengono fatti… comunque sono estorsioni che vengono gestite direttamente insieme alla famiglia Iannazzo, in particolare sia con Vincenzino ma anche con il Ciccio del “Cafarone”».
Anche l’ex reggente della cosca Giampà, oggi collaboratore di giustizia, Giuseppe Giampà, conferma il legame stretto tra Rocco Anello e i Iannazzo: «Rocco Anello aveva un’amicizia, fratelli proprio, con Santo Iannazzo, Ciccio il “Cafarone”, con i Iannazzo si sono sempre diviso tutto». Morti compresi. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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