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Il "consorzio" della marijuana, il patto tra i boss Anello, Fruci e Bonavota per il traffico di droga

Dall’inchiesta “Imponimento” della Dda di Catanzaro è emersa l’attività cruciale dei clan legata alla coltivazione e allo spaccio di marijuana. Un’alleanza criminale gestita con elevata riservatezz…

Pubblicato il: 22/07/2020 – 19:18
Il "consorzio" della marijuana, il patto tra i boss Anello, Fruci e Bonavota per il traffico di droga

di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME
Quella degli Anello è una specifica e ben articolata organizzazione criminale. A scrivere nero su bianco sono gli inquirenti nell’ordinanza che ha portato al fermo di 75 persone nel corso dell’operazione “Imponimento”, condotta dalla Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri.
E, come gruppo criminale di stampo ‘ndranghetistico, quello degli Anello-Fruci non fa alcuna eccezione nelle attività di coltivazione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti che nel corso degli anni non hanno fatto altro che rafforzare la leadership del clan sul proprio territorio.
LA COLTIVAZIONE DELLA MARIJUANA Attorno alla proficua attività legata al traffico di droga – scrivono gli inquirenti – ruotano sodali organizzati in diversi livelli di operatività e diretti dal boss indiscusso, Rocco Anello, insieme ai suoi più stretti collaboratori a cominciare dal fratello Tommaso e da Giuseppe e Vincenzino Fruci, questi ultimi due particolarmente “influenti” nei territori di Acconia di Curinga, Curinga e dei limitrofi San Pietro a Maida e Maida e dediti particolarmente alla realizzazione e coltivazione di piantagioni di marijuana e tra i fermati nel corso dell’ultima operazione.
IL “TUTTOFARE” TEODORO MANCARI Figura di riferimento per i boss Rocco Anello, Giuseppe e Vincenzino Fruci era Teodoro Mancari (anche lui fermato) e che operava di fatto alle loro dipendenze. Ed è emerso chiaramente da alcune intercettazioni captate dagli inquirenti, nonostante l’elevata riservatezza, la prudenza e la parsimonia nell’uso delle conversazioni telefoniche che venivano utilizzate quasi esclusivamente per concordare appuntamenti “faccia a faccia”. Ed era proprio Mancari quello a più stretto e frequente contatto con i fratelli Fruci (destinatari della sorveglianza speciale durante le indagini) e il boss Anello, fungendo da vero e proprio “factotum” nella gestione degli affari illeciti ed in particolare nella gestione del settore relativo agli stupefacenti.
Mancari svolgeva tutte le attività di coltivazione delle diverse piantagioni di marijuana su diversi fronti tra i territori di San Pietro Lametino e Sant’Onofrio, e si occupava anche dello spaccio, attività che venivano svolte sotto l’occulto ma costante controllo dei fratelli Fruci.
IL PROGETTO Secondo gli inquirenti erano comunque numerosi i soggetti attivi nell’attività ormai collaudata della coltivazione di droga e tutti provenienti da diversi territori calabresi, segno evidente della stretta e remunerativa collaborazione delle diverse cosche.
Un progetto nato già nel  mese di aprile del 2016 quando iniziano ad intensificarsi i contatti tra Teodoro Mancari e Francesco Perugino (anche lui fermato nel blitz), soggetto già noto alle forze dell’ordine per numerosi reati quali estorsione, falsificazione e spendita di moneta, ricettazione, atti osceni, porto abusivo e detenzione di armi, furto, truffa, rapina, violenza sessuale, lesioni personali, stupefacenti. Dunque era proprio da aprile 2016 che avevano inizio le attività di approntamento e coltivazione dello stupefacente. Emblematica per gli investigatori è in questo senso la conversazione captata tra Mancari e Perugino e il continuo e quanto mai particolare riferimento alla consegna di un “agnello” che in realtà – sostengono gli inquirenti – altro non è che la trattativa per la cessione e l’acquisto di droga:
Francesco: «allora chiamatemi quando vuole questo agnello, perché dobbiamo ammazzarlo quest’agnello!»
Teodoro: «lo so, ora com’è vi faccio uno squillo compare Ciccio mio, l’avete capito che non scherzo… almeno»
Francesco: «e per questo lo so, sono venuto sino a qua, ho lasciato l’agnello dentro…eh…»
Teodoro: «..(ride)…»
Francesco: «che devo fare, lo vuole o non lo vuole sennò…eh, se lo vuole lo vuole sennò lo libero appresso alle pecore».
LE PIANTAGIONI SEQUESTRATE A far “scattare” l’allarme è un primo sequestro di una piantagione di marijuana avvenuto a Curinga nel giugno del 2016 grazie all’intervento della Compagnia Carabinieri di Girifalco supportata dalla Stazione di Curinga e dallo Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria che già da alcuni mesi stava monitorando gli spostamenti di Francesco Antonello Trovato “u sonzu” (tra i fermati nell’operazione), altra figura di riferimento per la coltivazione della marijuana, così come emerge dalle carte dell’inchiesta. Dagli spostamenti continui in auto tra i comuni di Laureana di Borrello, Lamezia, Montesoro e San Pietro a Maida, ai numerosi tentativi di contattare i fratelli Fruci e la strettissima collaborazione con Teodoro Mancari.
Ma un’altra conferma arriva in occasione del sequestro di diverse piantagioni di marijuana effettuato a Sant’Onofrio, nel Vibonese, a luglio 2016. In quell’occasione era già emersa la strettissima collaborazione tra Teodoro Mancari, intraneo alla cosca Anello-Fruci e Luciano Gramendola e Domenico Cugliari, quest’ultimo considerato organico alla cosca di ‘ndrangheta dei Bonavota.
IL CONSORZIO DELLA MARIJUANA Dall’attività investigativa è emersa dunque l’esistenza di un accordo tra le cosche per la gestione degli affari relativi alla coltivazione delle piantagioni di marijuana. Una sorta di “consorzio” della marijuana, all’interno del quale le cosche impegnano i propri uomini nella coltivazione del narcotico, con il placet dei fratelli Fruci e sopratutto del boss Rocco Anello.
E’ il 30 dicembre 2016 quando il boss, in compagnia di Carmelo Masdea, Nicola Antonio Monteleone e Francesco Caridà, viene intercettato nei pressi di Pizzo. Una conversazione cruciale e che conferma il già grave quadro indiziario, riferendosi al ritrovamento di due dispositivi GPS installati sotto l’autovettura di Carmelo Masdea: «è preso dalle telecamere e non sa niente. Avevano pure la microspia, lo vedi questo che ha le coltivazioni..questo delle piantagioni» (riferendosi a Teodoro Mancari ndr). «Eh vabbè ma a quelli li collegano con me e vengono..p.i…a me! Avevano le telecamere, dove andavano a fare le riunioni e dove con la macchina che andavano ad innaffiare avevano le microspie in macchina. Per questo gli hanno trovato le piantagioni qua, altro che ca**i!» (redazione@corrierecal.it)

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