di Fabio Papalia
REGGIO CALABRIA L’associazione per delinquere finalizzata al traffico di cocaina ipotizzata dall’accusa nell’operazione Koleos poteva contare su ingenti quantitativi di droga che riusciva a destinare alle principali piazze di spaccio in Sicilia e Puglia. Ma da dove arrivava quella droga?
Il gip affronta anche questo argomento nel valutare la richiesta della Procura distrettuale. Secondo l’ipotesi accusatoria infatti l’associazione a delinquere poteva contare su basi logistiche insospettabili, come a Condofuri, dove il camping “Il boschetto” (di proprietà di Carmelo Sottile, indagato a piede libero) sarebbe stato utilizzato, tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, come luogo sicuro dove trattare gli affari illeciti della consorteria con alcuni narcotrafficanti colombiani e albanesi, a carico dei quali, tuttavia, non sono stati acquisiti elementi tali da poter loro addebitare condotte penalmente rilevanti.
Nel luglio 2015 proprio nel camping la polizia giudiziaria documenta quello che si ipotizza un “summit”. Sicuramente un incontro a cui partecipano i fratelli Antonio (quest’ultimo destinatario di misura cautelare è irreperibile e attivamente ricercato), Domenico e Francesco Mammoliti, oltre a un certo “Rocco” che gli investigatori suppongono possa trattarsi del latitante Rocco Morabito, un cittadino colombiano, tale Julio Cesar Beltran Leon (nella foto il suo arrivo all’aeroporto), e una coppia albanese. «Le attività tecniche – scrive il gip – non consentono di potere affermare che all’interno del camping i partecipanti abbiano discusso di importazione di sostanza stupefacente ovvero, più in generale, di alcuna attività illecita. Appare, però, ragionevole ritenere vista la contemporanea presenza dei predetti all’interno del camping e tenendo a mente che tra il 19 ottobre 2015 e il 20 febbraio 2016 si registrano plurime trasferte da parte dei corrieri per la Sicilia e la Puglia, che l’oggetto della riunione fosse l’importazione di ingenti quantitativi di cocaina».
Secondo il gip a tali considerazioni vanno aggiunti altri due dati, ovvero da un lato la messa a disposizione del proprio camping da parte di Sottile «e cioè di un luogo sicuro ove poter parlare senza correre il rischio di essere intercettati» e dall’altro tutte le attività “preliminari” all’arrivo dei tre ospiti. Il gip infatti ritiene che meritino di essere valorizzate le accortezze assunte per l’organizzazione della permanenza e per gli spostamenti dei tre stranieri. Una sorta di “overbooking” che insospettisce gli investigatori. Per non destare sospetti circa il reale motivo della loro presenza in Calabria – è questa la chiave di lettura che ne danno gli inquirenti – il cittadino colombiano e quello albanese vengono regolarmente registrati presso un rinomato (e costoso) hotel di Villa San Giovanni, ma i due non pernottano nella struttura in quanto di fatto dimorano presso due appartamenti che sarebbero stati locati in nero da Sottile a Melito Porto Salvo e Condofuri.
Lo stesso gip afferma che «non sono emerse condotte penalmente rilevanti nell’ambito della visita del colombiano e della coppia albanese» e ciononostante «quanto verificatosi tra il 7 e il 12 luglio 2015 appare assumere rilievo nell’ottica dell’associazione, si è visto infatti che i sodali tra la fine del 2015 e i primi mesi del 2016 hanno detenuto, trasportato e ceduto ingenti quantitativi di narcotico del tipo cocaina». Secondo il gip dunque appare necessario interrogarsi sui canali di approvvigionamento della droga, quesito che va letto insieme alla visita che nel luglio 2015 ricevono i Mammoliti. Sul conto della coppia albanese non sono emersi precedenti di polizia in grado di collocarli in seno a circuiti internazionali di narcotraffico. Su Beltran, invece, lo Sco della Polizia ha accertato che risiede in Costa Rica, dove nel 2006 è stato arrestato dall’Oij (Organismo de Investigacion Judicial) per traffico internazionale di stupefacenti insieme ad altri connazionali e a un italiano. «Non appare peregrina quindi – scrive il gip – l’idea che nel luglio 2015 i Mammoliti abbiano stretto un’alleanza con un emissario dei narcos colombiani, questo dato va poi unito con il fiume di cocaina che i Ferrinda consegnano ai corrieri e che poi questi, a loro volta, trasportano all’interno di vani segreti in Sicilia e in Puglia». (redazione@corrierecal.it)
x
x