di Fabio Papalia
REGGIO CALABRIA Viene in settimana, nel fine settimana, forse la settimana prossima. Cresce l’attesa per l’arrivo di Matteo Salvini a Reggio Calabria, dove il leader della Lega renderà noto il nome del candidato (“ufficiale”) a sindaco del centrodestra. L’investitura, però, è diventata una lunga partita a scacchi con gli alleati della coalizione.
Una partita che si gioca da un lato sul tavolo romano, dove è stato deciso che il candidato sarebbe stato indicato dal Carroccio. Proprio oggi a Roma Matteo Salvini ha incontrato Antonino Minicuci, nome che già circola da settimane ma che ancora non è stato messo nero su bianco in calce all’accordo. Minicuci, 66 anni, originario di Melito Porto Salvo, è stato direttore generale della Provincia e della Città metropolitana di Reggio Calabria, guidata da Giuseppe Raffa la prima e dal sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà (l’attuale sindaco uscente candidato del centrosinistra), poi segretario generale in Comune a Genova dal primo ottobre del 2018 al 31 marzo scorso, quando è andato in pensione. Dall’altro lato la partita si gioca anche sul tavolo reggino o forse sarebbe meglio dire sottobanco. Minicuci al Nord gode della fiducia di esponenti apicali della Lega e anche al Sud ha estimatori tra storici esponenti di Forza Italia, come l’ultimo presidente del Consiglio provinciale Antonio Eroi, il quale oggi lavora nella pubblica amministrazione a Genova. I due si sono ritrovati nella città della Lanterna.
IL MAL DI PANCIA E I CANDIDATI ALTERNATIVI C’è una grossa fetta di Forza Italia, però, che a bassa voce soffre il mal di pancia sostenendo che è lo stesso brontolio che si leva dal basso dall’elettorato reggino, che per questioni di campanile non sarebbe disposto a votare sindaco un candidato di Melito Porto Salvo, per giunta nel cinquantenario dei Moti di Reggio. Ed ecco che in seno alla parte maggioritaria di Forza Italia, ma anche in seno alla stessa Lega, fioccano le candidature alternative che potrebbero mettere d’accordo Salvini, coalizione ed elettorato. Come Giuseppe Lombardo, che sarebbe ben visto anche dal consigliere regionale della Lega Tilde Minasi. Giovane, avvocato, figlio dell’ex procuratore capo di Catanzaro Vincenzo Lombardo, stimato professionista, vive e lavora a Reggio Calabria dove è conosciuto anche perché docente di diritto processuale civile nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università Mediterranea, con pregresse esperienze in loco di amministratore locale, è stato assessore tecnico a Bagnara Calabra. Sarebbe sotto ogni punto di vista l’alter ego di centrodestra – ragiona chi spinge la sua candidatura – a Falcomatà sindaco uscente del centrosinistra.
Quelli che gli rimproverano di avere il fratello Marco assessore del Pd a Bologna, addirittura vicino a Matteo Renzi – controbattono quelli che ne appoggiano la candidatura – sono gli stessi che però erano possibilisti sulla candidatura a sindaco nella Lega di Angela Marcianò, ex assessore alla legalità nella giunta Falcomatà, poi entrata nella direzione nazionale del Pd, con Renzi.
Un altro nome alternativo che circola è quello dell’avvocato Paolo Zagami, noto e stimato professionista internazionale che da anni lavora a Roma.
LISTE CIVICHE E CANDIDATO “RIBELLE” Manovre diversive, forse, per celare un’altra strategia. Per curare il malpancismo dei propri alleati, infatti, la Lega prende tempo e con lo scorrere delle lancette che si avvicinano sempre più al 20 e 21 settembre – proprio oggi il prefetto ha convocato in quelle date i comizi per l’elezione diretta del sindaco – conta di calare dall’alto il candidato mettendo la coalizione di fronte al fatto compiuto, quando ormai manca troppo poco tempo per ogni ulteriore mossa. E probabilmente sarà così, gli alleati faranno buon viso a cattivo gioco. Ufficialmente nessuno farà mancare il proprio appoggio al candidato imposto. Sotto sotto, però, c’è chi giura che i voti alla fine potrebbero essere indirizzati verso il candidato espresso da una serie di liste civiche, tutte sganciate dai partiti storici (ufficialmente al fianco del candidato di Salvini) ma accomunate dal desiderio di affrancarsi da Minicuci e dal diktat leghista. Una sorta di secessione sudista. Come candidato di questa “coalizione ribelle” servirebbe una figura facilmente e immediatamente spendibile elettoralmente nei due mesi scarsi che ci separano dal voto. Un nome già straconosciuto in città, un curriculum altisonante e una personalità che ben si accordi ai toni di una campagna elettorale infuocata. L’identikit sembrerebbe quello di Eduardo Lamberti Castronuovo, editore di Reggiotv, titolare dell’Istituto clinico “Prof. Dr. R. De Blasi”, ex assessore al comune e alla provincia, ex sindaco di San Procopio, il quale ha annunciato la disponibilità a candidarsi ed è accertato il suo malcontento all’ipotesi della candidatura Minicuci. Quando da leader del centrosinistra si candidò sindaco contro Giuseppe Scopelliti per lui non ci fu storia, ma stavolta potrebbe essere il terzo incomodo tra Falcomatà e Minicuci. Oltre a Lamberti circola anche il nome di Francesco Sarica, medico ginecologo, ex assessore comunale ai lavori pubblici ed ex commissario straordinario dell’Asp di Reggio Calabria, nominato nel 2014 dal governatore Scopelliti.
BOMBINO CANDIDATO SNOBBATO Un nome che è sparito dai radar del toto candidati invece è quello di Giuseppe Bombino, il docente di Agraria ex presidente dell’Ente parco nazionale dell’Aspromonte. Fu il primo a uscire allo scoperto offrendo la disponibilità alla coalizione. Nessuno gli ha risposto. “Non gradito a Forza Italia” e in particolare al deputato reggino Francesco Cannizzaro, si sussurra. I rapporti tra i due sono tesi da tempo, dopo che lo stesso Bombino chiese di essere sentito dagli inquirenti e raccontò delle pressioni ricevute tra fine 2015 e inizio 2016 per la nomina del direttore del Parco Nazionale dell’Aspromonte, in cui Francesco Cannizzaro era componente del Consiglio direttivo del Parco.
La mossa, quindi, torna a Matteo Salvini. Il segretario provinciale Franco Recupero e il coordinatore cittadino Emiliano Imbalzano attendono da buoni alfieri, ostentando pazienza proverbiale, che il leader muova sulla scacchiera il suo pezzo pregiato. E’ il segretario federale a decidere il candidato. E’ così che funziona nella Lega. Resta da vedere se la Lega funziona a Reggio Calabria. (redazione@corrierecal.it)
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