di Alessia Truzzolillo
CATANZARO Vicini e sorridenti, con un rosario appeso al collo, sul monte Krizevac, il monte della Croce, meta di tutti i pellegrini in visita a Medjugorje, in Bosnia ed Erzegovina. Le foto che ritraggono il capo cosca Rocco Anello e l’imprenditore boschivo Nicola Antonio Monteleone, con rispettive consorti, sono state modificate, l’ultima volta, a ottobre 2013. Liturgia cattolica e patti criminali in un solo scatto. E’ Nicola Antonio Monteleone l’uomo che siede alla destra del boss nella gestione dell’oligopolio dei tagli boschivi, con relativo scempio lasciato sulle foreste che dal Vibonese, attraversando il Catanzarese, arrivano nel territorio Lametino. L’analisi redatta nel fermo del procedimento “Imponimento”, nato dalle indagini del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, coordinato dalla Dda di Catanzaro, è impietosa e lucida. «L’indagine – scrivono gli inquirenti – restituisce la desolante conclusione per la quale le organizzazioni criminali si comportano come proprietarie del patrimonio boschivo ricadente nel loro territorio per cui scelgono l’impresa boschiva che deve operare il taglio e il prezzo che la stessa deve pagare, il tutto avallato non solo dalle stesse imprese del settore, ma, come detto, anche dai soggetti inseriti negli enti locali (i Comuni), negli apparati burocratici (comunali e regionali) e dai professionisti incaricati dagli enti locali di redigere i progetti di taglio. I tecnici incaricati sono ben consapevoli del fatto che le stime sul valore dei lotti boschivi che verranno poste a base d’asta nelle successive gare devono essere forzatamente inferiori al reale valore, ridimensionando il quale si può dare la possibilità alla ditta boschiva di realizzare un utile che possa tener conto anche del denaro da consegnare ai referenti criminali e, in alcuni casi, agli stessi agronomi per sottostimare la base d’asta». A pagarne il prezzo non è solo l’economia del settore boschivo e la sopravvivenza delle imprese oneste ma anche la salute dell’intero patrimonio naturale, non preservato, non protetto, ma divorato dall’avidità delle cosche e delle imprese colluse.
E’ la criminalità locale che decide, di volta in volta, quale sarà la ditta boschiva affidataria del taglio. Il tutto con la connivenza degli enti locali, sia comunali che regionali. Perché gestire il taglio boschivo significa mettere, materialmente, mano al territorio, soprattutto nel «comprensorio delle Pre-Serre, paesaggio morfologicamente uniforme, la cui economia è fortemente legata alle risorse agroforestali». Gli affari economici si spartiscono, così come i lotti di terreno da tagliare.
MALLAMACE E MONTELEONE A succedersi nella gestione del taglio boschivo, accanto a Rocco Anello, sono stati Francesco Mallamace e Nicola Antonio Monteleone. L’imprenditore di riferimento Mallamace – lo afferma il collaboratore di giustizia Francesco Michienzi – è stato rimpiazzato, a causa di contrasti con il capo cosca, dopo la scarcerazione di Anello nel 2011. Nuovo gregario diventa Monteleone col quale il boss divide affari e devozione. Monteleone risulta formalmente titolare della ditta individuale Agrilegno, ma di fatto, annotano gli investigatori, è l’amministratore di ditte intestate a parenti e affini come la Montelegno di Antonella Monteleone e la Sherwood di Cosimo Monteleone. A conferma di questo stato di cose ci sono due conversazioni, in particolare, captate dai finanzieri: una risalente a maggio 2017 registrata a bordo della Porsche dell’imprenditore nel corso della quale Monteleone dice, riferendosi alle società: «Io ne ho una a nome di mio padre, una a nome di mia cugina, ma sono persone che abbiamo la testa aperta, capiamo! Quella mia cugina mi ha detto: tieni! Quello che c’è da pagare te lo paghi, io non voglio sapere niente. Ci siamo?».
Ad agosto 2017 parlando con Francesco Valente, ex funzionario del dipartimento Agricoltura Foreste e Forestazione della Regione Calabria, Monteleone riferiva che nel 2013, a causa di una denuncia del già Corpo Forestale dello Stato, aveva dovuto intestare la ditta a sua cugina, facendole cambiare anche la residenza anagrafica al fine di evitare possibili collegamenti con lui. Un piccolo assaggio di scempio: il 13 giugno 2013 Monteleone «veniva denunciato dalla Stazione del Corpo Forestale dello Stato di Girifalco per danneggiamento, distruzione di bellezze naturali e opere eseguite in assenza di autorizzazione, in relazione ad un bosco di proprietà del Comune di Jacurso». Da allora per poter lavorare con gli enti pubblici, Nicola Antonio Monteleone ha utilizzato la ditta boschiva intestata alla cugina Antonella Monteleone. Ma la vera rassicurazione all’attuale indagato derivava dal fatto di essere la longa manus di Rocco Anello: «Se parlo io – dice a Domenico Folino Gallo – è lo stesso che parla Rocco… lui di me sai che ha? Stima come un figlio… io vado da una parte e gli dico ..cosi’ dovete fare».
LE MANI SUL TAGLIO BOSCHIVO In un mondo ideale, o almeno in un mondo che rispetta le regole, il taglio boschivo dovrebbe seguire una rigida procedura nel rispetto della libera concorrenza e anche del patrimonio agro-forestale. Secondo la legge regionale vigente: un agronomo nominato dalla giunta comunale dovrebbe individuare il lotto boschivo che può essere tagliato, e solo dopo il sopralluogo dell’autorità forestale si procede al progetto di taglio (dal quale scaturisce la base d’asta della gara) che viene sempre sottoposto al vaglio dell’autorità forestale; una volta approvato, il lotto boschivo viene posto in vendita mediante asta pubblica. Dopo avere aggiudicato la gara alla ditta vincitrice, il collaudo dei lavori avviene in contraddittorio alla presenza del tecnico incaricato, del titolare della ditta esecutrice dei lavori e dei rappresentanti dell’amministrazione comunale. Il tutto con la costante supervisione della Forestale.
Nella realtà che emerge dall’indagine “Imponimento”, dal 2005 a oggi esiste un patto criminale e spartitorio tra Rocco Anello, a capo della cosca di Filadelfia (con competenza sui Comuni di Filadelfia, Polia, Monterosso Calabro, Capistrano e Cenadi); Mario Iozzo inteso “Marino”, esponente apicale della cosca Iozzo di Chiaravalle (con competenza sui Comuni montani di Chiaravalle Centrale, San Vito sullo Ionio, Cenadi, Gagliato e Petrizzi); Luciano Babbino e Salvatore Danieli, tutti esponenti apicali della cosca Bruno di Vallefiorita (con competenza sui Comuni di Vallefiorita, Amaroni, Girifalco, Palermiti, Squillace, Olivadi, Centrache e Cenadi).
In barba al regolamento appena elencato, erano loro, secondo l’accusa, che si arrogavano la facoltà di scelta dell’impresa aggiudicataria del taglio, intascando mazzette da parte degli imprenditori collusi, sanzionando gli stessi imprenditori quando non rispettavano gli accordi (illeciti), dirimendo eventuali contrasti.
Diretta espressione del boss Anello era Nicola Antonio Monteleone. Era lui che, mettono nero su bianco gli investigatori di Nicola Gatteri, «contribuiva alla individuazione dell’impresa aggiudicataria, contattava gli imprenditori per la predisposizione delle offerte concordate, intesseva rapporti con amministratori locali e funzionari pubblici, in modo da indirizzare il singolo appalto nella direzione voluta, contattando altresì gli agronomi incaricati dai Comuni ad effettuare la stima dei lotti boschivi da appaltare, al fine di far sottostimare il valore del taglio, seguendo le pratiche presso la Regione Calabria, inducendo i funzionari preposti ad approntare celermente le previste autorizzazioni, imponendo agli amministratori locali ed ai funzionari pubblici i tempi e le modalità di esecuzione dei pubblici incanti». A beneficiarne era un cartello di imprenditori accusati di essere legati alle cosche: lo stesso Nicola Antonio Monteleone, Domenico Ciconte, Giovanni Fabiano, Vincenzo Rubino, Salvatore Giorgio, Andrea Dominelli. E se Monteleone dovrà rispondere di associazione mafiosa, gli altri imprenditori sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa.
I FUNZIONARI COLLUSI All’inchiesta non sono sfuggite le responsabilità dei pubblici funzionari inseriti negli accordi collusivi. Come Giovanni Deodato, consigliere comunale del Comune di Cenadi e componente della commissione aggiudicatrice della gara per il lotto boschivo denominato “Serra dei Mariani”, aggiudicata da Andrea Dominelli grazie anche all’intervento di Gianni Melina, responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune, preposto alla pubblicazione dei bandi di gara. Alessandro Teti, sindaco del Comune di Cenadi, avrebbe ricevuto 1000 euro da Monteleone per favorire le imprese da questi indicate nelle varie aste dei lotti boschivi. Da parte sua, il consigliere Deodato avrebbe ricevuto 500 euro per assolvere agli stessi compiti.
Il lotto boschivo Bosco “Ponticelli”, del comune di Cenadi, dove andare, invece, all’impresa intestata ad Antonella Monteleone. Qui l’accordo collusivo sarebbe avvenuto, oltre che tra Monteleone e Deodato, anche con l’apporto di Gaetano Gori (agronomo incaricato dal comune per la stima del valore del lotto ai fini della determinazione dell’importo posto a base dell’asta) e Nicola Antonio Monteleone (effettivo aggiudicatario ), con la verifica di favore di Serafino Nero e Michele Zangari, in qualità di funzionari regionali, rispettivamente, responsabile del procedimento e referente della verifica degli elaborati del progetto del taglio del lotto boschivo, redatti dall’agronomo incaricato dal Comune di Cenadi.
Deodato e Nero avrebbero ricevuto, in cambio, una rilevante quantità di legna.
A ottobre 2017 viene turbata l’asta per il lotto lotto boschivo denominato Bosco “Montagna, località Pietra Perciata” del comune di Polia. Per destinare il bosco a Monteleone si prodigano Raffaele Mariano Bertucci (agronomo incaricato dal comune per redazione del progetto e per la stima del valore del lotto) e Mario Galati, responsabile dell’Ufficio tecnico del comune di Polia preposto alla pubblicazione dei bandi di gara. Oggi i pubblici funzionari dovranno rispondere, a vario titolo, di turbata libertà degli incanti e corruzione.(a.truzzolillo@corrierecal.it)
Senza le barriere digitali che impediscono la fruizione libera di notizie, inchieste e approfondimenti. Se approvi il giornalismo senza padroni, abituato a dire la verità, la tua donazione è un aiuto concreto per sostenere le nostre battaglie e quelle dei calabresi.
La tua è una donazione che farà notizia. Grazie
x
x