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«Muccino e Minoli? Ma la nuova narrazione della Calabria era già cominciata»

di Michele Drosi*

Pubblicato il: 27/07/2020 – 12:41
«Muccino e Minoli? Ma la nuova narrazione della Calabria era già cominciata»

La presidente della Regione, Jole Santelli, sta caratterizzando la sua stagione di governo chiamando personalità esterne alla direzione di importanti dipartimenti, a promuovere l’immagine della Calabria, a guidare la Film Commission.
Sta prevalendo, dunque, una scelta politica tendente ad affidare la Regione alle cure di chi probabilmente conosce poco o niente dei nostri territori e di tutto ciò che ruota attorno ad essi.
In questa direzione va sicuramente la scelta di Gabriele Muccino, regista molto noto ma esterno alla nostra realtà, individuato per la realizzazione di un cortometraggio di otto minuti che avrà il costo di 1,7milioni di euro e che vedrà impegnate una casa di produzione – la Viola Film – con sede a Roma e a maggioranza di capitale tedesca, e maestranze di fiducia non calabresi, con la conseguente mortificazione di tutto un mondo che in questi ultimi anni è cresciuto e si è misurato positivamente con queste attività.
Gianni Minoli, stando ai rumors, dovrebbe essere invece il nuovo presidente della Calabria Film Commission, con un emolumento pari a quello di un direttore generale, a cui verrà affiancato un direttore, con una indennità altrettanto significativa. Per carità, Minoli è un grande professionista in campo giornalistico che ha fatto la storia della Rai, ma senza alcun legame con la regione. E per compiere queste scelte in tempi davvero da record, contrariamente alle sonnolente consuetudini sperimentate alle nostre latitudini, è stato approvato il nuovo statuto con le modifiche necessarie per poter garantire ai prescelti emolumenti e prebende, di cui nessuno aveva mai sinora beneficiato.
Ecco perché è opportuno richiamare e segnalare, per i tanti smemorati, il lavoro intrapreso nella scorsa legislatura, nel corso della quale sono stati compiuti sforzi notevoli e sono state sviluppate importanti iniziative per ragionare e riflettere, e, soprattutto, per praticare e per promuovere una nuova narrazione e una nuova visione della Calabria, attraverso la cultura, nelle sue diverse e molteplici dimensioni, la letteratura, il cinema e il giornalismo, quale veicolo per la crescita di questa terra e per l’affermazione della sua giusta immagine, liberata dagli stereotipi negativi.
Tutto questo è avvenuto ad Africo Vecchio, in quella montagna lontana e incantata con la presenza di tante energie dotate di conoscenza, sapere, intelligenza, saggezza, competenza, di tante personalità che hanno forti radici in questi luoghi perché qui sono nati, come Mimmo Gangemi, Santo Giuffrè, Gioacchino Criaco, Mimmo Calopresti, Paride Leporace, Gianfranco Turano, Peppino Mazzotta, Valentina Loiero, Ettore Castagna, Luigi Maria Lombardi Satriani, Franco Piperno, Donata Marrazzo, Francesco Verderami, Antonio Grande, Giuseppe Smorto, tutti straordinari autori, attori, registi, intellettuali, traboccanti di dignità morale e di un pensiero difficilmente riscontrabile nella società del compromesso e della adulazione e impegnati a far emergere una Calabria senza complessi di subalternità culturale, forte anche del suo passato, poiché è stata la terra di Corrado Alvaro, Saverio Strati, Francesco Perri, Mario La Cava, Saverio Montalto, Leonida Repaci, Walter Pedullà, Pasquino Crupi.
Per non parlare della Fondazione “ Calabria Film Commission”, che nella precedente legislatura ha conosciuto, dopo aver toccato il fondo, una stagione di risanamento e di vero e proprio rilancio, attraverso una dotazione finanziaria di un milione di euro per il 2018 e tre milioni e mezzo per ogni annualità del 2019, 20202, 2021, che ha consentito di sostenere e di promuovere la produzione di opere cinematografiche, televisive, web, audiovisive e pubblicitarie italiane ed estere sul territorio, con l’ambizione di aiutare giovani autori e interpreti. Così come è avvenuto per i film interamente girati in Calabria, con maestranze e attori del luogo per fare della regione una location cinematografica. Una impostazione, quindi, che ha dato i suoi frutti con giovani registi calabresi che hanno conquistato per la prima volta nella storia del cinema calabrese ben tre David di Donatello. Due con “A Ciambra” di Jonas Carpignano, girato a Gioia Tauro e premiato alla Quinzaine a Cannes e candidato come film italiano all’Oscar e l’altro con “Bismillah” di Alessandro Grande, girato a Catanzaro, città nativa del regista e protagonista Francesco Colella, premiato come miglior corto del 2018. Altri riconoscimenti sono andati, inoltre, a Fabio Mollo per il “Padre d’Italia” (un nastro d’argento), girato nei luoghi dove è cresciuto il regista, al crotonese Aldo Juliano per il corto “Penalty”, già globo d’oro 2017, con il premio “I love gay”, conquistato al Festival di Venezia e ai giovani produttori cosentini, Nicola Rovito e Fabrizio Nucci, con “Arberia”, girato nelle comunità arbereshe con una troupe interamente calabrese.
Ad Africo, poi, è stato girato il film “Aspromonte. La terra degli ultimi” di Mimmo Calopresti, con Marcello Fonte e altri giovani interpreti, che è stato presentato come evento speciale del 65° “Taormina Film Fest”.
Sono questi alcuni esempi che dimostrano come in Calabria non siamo all’anno zero, poiché da qualche tempo sono stati compiuti notevoli passi avanti, valorizzando tante giovani energie della regione che operano con passione e con successo nel mondo del cinema.
La nuova narrazione della Calabria, pertanto, non comincia con Muccino e Minoli, perché era già in corso grazie al lavoro, alla tenacia e alla sensibilità dell’esecutivo guidato da Mario Oliverio, che ha, tra l’altro, partorito anche la legge regionale sul sistema e dell’audiovisivo.
E’ auspicabile che questi accadimenti, di ieri e di oggi, possano fornire lo spunto per aprire un fecondo dibattito, attraverso le testimonianze e i contributi delle tante personalità di questa regione che hanno voglia, come già hanno dato prova in tante circostanze, di cimentarsi, con una rinnovata vivacità culturale, nel racconto di una Calabria nuova, che ha voglia di cambiare superando antichi pregiudizi, coltivando un nuovo spirito civico e facendo venire fuori l’orgoglio di essere calabresi.

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