REGGIO CALABRIA «Si ritorna a parlare del Corap. La vicenda è stata affrontata questa mattina in Commissione speciale di Vigilanza con le audizioni del dirigente della Regione Felice Iracà e alcune organizzazioni sindacali. Nella passata legislatura ho avuto modo di denunciare più volte la malagestione dell’Ente e le vicende poco chiare, in alcuni casi torbide, sulla gestione del Consorzio regionale per lo sviluppo delle attività produttive (Corap). Non abbiamo rinunciato a portare avanti una “operazione verità” che continueremo, dunque, anche in questa legislatura. Siamo stati facili profeti quando in Consiglio regionale venne approvata la legge subito dopo impugnata dal Governo dinanzi alla Corte costituzionale che ha sollevato questioni di legittimità costituzionali». È quanto afferma il consigliere regionale Carlo Guccione, vicepresidente della Commissione Vigilanza
«In questi sei mesi di liquidazione – prosegue Guccione – sarebbe stato prodotto uno stato passivo di 51 milioni di euro. Siamo curiosi di sapere che fine hanno fatto gli altri 40 milioni di euro visto che, lo scorso 2 dicembre 2019, il commissario affermò che i debiti dell’Ente ammontavano a 90 milioni di euro. Qual è, inoltre, la situazione attuale del personale dell’Ente che conta oltre cento dipendenti? Quali atti sono stati messi in essere dal commissario, dall’approvazione della legge regionale n.47/2019 fino ad oggi, per raggiungere gli obiettivi prefissi dalla stessa legge relativi alla procedura di liquidazione coatta amministrativa?».
«Ciò che è emerso dalle audizioni odierne – aggiunge il vicepresidente della Commissione Vigilanza – è una situazione di incertezza totale sullo stato debitorio dell’Ente e sulla consistenza del patrimonio. Il perdurare di questa condizione di incertezza e inattività rischia di disperdere il lavoro che è stato prodotto. C’è bisogno di una inversione di tendenza, attendere quello che deciderà la Corte costituzionale in merito alla illegittimità della legge rischia di mandare tutto all’aria. Credo che una soluzione potrebbe essere quella che è stata avanzata dal dottore Felice Iracà: trasferire il servizio di depurazione alla società che si dovrà occupare del ciclo integrato delle acque anche perché le Asi, oggi Corap, hanno gestito il servizio in modo abusivo visto che non rientra nella loro mission industriale. Invece, per quanto riguarda le funzioni proprie del Corap, trasferite dallo Stato alle Regioni, si potrebbe individuare una sorta di cessione di ramo d’azienda da far confluire su Fincalabra». «Quindi è necessario fare urgentemente delle verifiche, comprendere i passaggi istituzionali e tecnici per verificare la fattibilità del progetto e i tempi necessari per portare a compimento questa soluzione. La Giunta e il Consiglio – conclude Guccione – devono fare una scelta politica: decisione che deve arrivare in tempi rapidi per evitare una paralisi delle funzioni istituzionali proprie del Corap che rischia di compromettere una ripartenza dello sviluppo economico del settore industriale della nostra Regione».
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