di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME Dopo la prima manifestazione dello scorso 20 luglio, arriva anche la convocazione in Prefettura a Catanzaro. Il sit-in di protesta organizzato proprio davanti alla sede del Comune lametino ha dunque dato i frutti sperati con la convocazione dell’incontro fissato nella città capoluogo per il prossimo 30 luglio a partire dalle 10. Un nuovo capitolo che arricchisce la lunga storia che da tempo vede contrapposti le sigle sindacali (UIL-FPL, CISL FP, DICCAP-SULPL e RSU) e il Comune di Lamezia Terme, guidato dal sindaco Paolo Mascaro. L’Ente lametino, infatti, nonostante annunci e proclami non avrebbe ancora provveduto a corrispondere il pagamento delle produttività dei dipendenti dell’Ente, oltre ai residui impegnati per l’attivazione e l’attribuzione delle progressioni economiche orizzontali dei dipendenti aventi titolo e diritto, per un ammontare totale di 976.901 euro. Una vicenda che potrebbe definirsi addirittura “storica” poiché si tratta di contratti decentrati del 2014/2015/2016 così come era stato disposto il 6 settembre 2017 dopo una lunga trattazione tra le parti.
LE DELIBERE DI MASCARO Ed è stata proprio la Giunta Mascaro, con quattro delibere differenti (137/2016 – 232/2016 – 115/2017 – 196/2017) a dare atto che la «nuova contrattazione sia nazionale, che decentrata deve obbedire alle regole della riforma apportata dai D.Lgs. 150/2009 (cosiddetta Legge Brunetta) oltre a disporre la direttiva per la contrattazione aziendale decentrata e ad incaricare il Presidente della Delegazione Trattante per poter premiare ed incentivare il merito e le produttività e migliorare la performance organizzativa». Disposizioni che peraltro sono poi state certificate come “compatibili” dal Collegio dei Revisori con tre note risalenti al 2017. L’ultimo tassello lo ha piazzato infine ancora la Giunta Mascaro con la delibera 250 dell’8 agosto del 2017 con la quale dava autorizzazione al Presidente della Delegazione Trattante, Nadia Aiello, alla sottoscrizione definitiva dei contratti decentrati 2014/2015/2016, avvenuta poi poco più di un mese dopo.
I DUBBI DEI SINDACATI Insomma, quattro delibere evidentemente cadute nel vuoto con i sindacati che sottolineano come l’Ente «abbia messo in atto una gravissima violazione delle clausole contrattuali sottoscritte tra le parti, in palese inosservanza della normativa in materia e infrangendo i principi di correttezza e buona fede». Ci sono poi i dubbi dei sindacati «sulla costituzione del fondo del salario accessorio dei dipendenti per gli anni a seguire, considerato che le somme impegnate e non liquidate, in particolare quelle delle progressioni economiche orizzontali, alterano l’esatta quantificazione delle risorse negli anni successivi, in violazione dell’art. 67 del CCNL 21.05.2018 che prevede, a decorrere dall’anno 2018, un unico importo “consolidato” di tutte le risorse decentrate stabili. Questa circostanza, determinerà un ulteriore vizio sostanziale nella determinazione delle risorse per il trattamento economico delle Posizioni Organizzative, in base all’art.15 del CCNL 21.05.2018, oltre alla irregolare individuazione della posizione di lavoro in una Unità Operativa Autonoma, non prevista dall’assetto regolamentare dell’Ente».
LO STATO DI AGITAZIONE Ma non è tutto. L’Ente lametino guidato da Mascaro avrebbe già accumulato gravi ritardi sull’avvio della contrattazione decentrata per la definizione e l’impegno delle risorse del fondo del salario accessorio dei dipendenti per l’annualità 2018-2019-2020, nonostante lo scorso 20 novembre scorso il Comune lametino sia stato condannato alla «cessazione della condotta antisindacale» per non aver convocato le sigle sindacali per il 2018. Una situazione tutt’altro che chiara e definita. E intanto i dipendenti sono già in stato di agitazione. (redazione@corrierecal.it)
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