di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME Una battaglia quotidiana, quasi una sfida che i cittadini ogni mattina si preparano ad affrontare con la consapevolezza di poter essere sopraffatti dallo sconforto e la delusione. Già perché recarsi in spiaggia sulla costa tirrenica lametina, da momento di svago e relax, da tempo e per molti si è trasformata in una sorta di lotteria. È sufficiente “sbagliare” giorno della settimana oppure fascia oraria per ritrovarsi – del tutto in buona fede – al centro di uno scenario desolante e sconcertante: dai rifiuti di ogni tipo che galleggiano in mare, mossi solo dalle correnti e dalle onde, alla spazzatura abbandonata sul litorale. Alcuni degli oggetti in mare sono indefinibili, altri assomigliano a bottiglie e pezzi di plastica, di qualunque tipo, forma e colore. E poi ci sono le immancabili chiazze in acqua di colori che vanno dal giallo al marrone. E anche se gli studi dell’Arpacal hanno scongiurato qualunque rischio per la salute dei bagnanti, la maggior parte di loro preferisce non sfidare la scienza e rischiare di contraddire il parere degli esperti. Ma al di là della fortuna dei villeggianti nel beccare il mare proprio quando è cristallino e più simile ad una location esotica, appare evidente che il contesto è di per sé allarmante e preoccupante. Una situazione che, di fatto, ad ogni stagione estiva e ormai da diversi (troppi) anni ci si ritrova puntualmente ad affrontare negli stessi termini.
LA DEPURAZIONE Sarebbe necessario innanzitutto comprendere quale sia l’origine dei flussi dei rifiuti in mare e che puntualmente si presentano sul litorale lametino. I resoconti degli ultimi anni hanno più volte messo in evidenza che l’inquinamento nelle acque marine per la regione Calabria «deriva principalmente dal carente sistema fognario e depurativo, con consequenziali forti impatti sulla qualità delle acque». Tradotto, i depuratori calabresi non funzionano o funzionano male e più spesso la loro operatività è insufficiente a garantire una depurazione efficiente ed efficace.
TURISMO E POLITICA E poi c’è l’aspetto prettamente turistico. Sgonfiate le polemiche relative al clamoroso passo falso di EasyJet di qualche settimana fa e svanita nel nulla l’indignazione dei politici locali, in concreto sul tavolo c’è rimasto davvero poco altro. In questo senso è emblematico il “caso” lametino. Non è chiaro, ad esempio, cosa la maggioranza Mascaro abbiamo fatto concretamente per rilanciare le ambizioni turistiche della città legate essenzialmente al mare e la spiaggia, e le scuse legate all’emergenza Covid reggono fino ad un certo punto.
IL PIANO SPIAGGIA Una sorta di immobilismo che ha origini però lontane, dal cosiddetto “Piano spiaggia” varato dall’ex sindaco Gianni Speranza, ma mai sfruttato davvero, e che prevedeva ad esempio la possibilità di realizzare tra il lungomare di località Ginepri e la Marinella, fino a 15 lidi o stabilimenti balneari. Dal 2016 ad oggi, tra la fine della prima amministrazione Mascaro e il periodo di commissariamento, solo tre imprese avevano aderito ai bandi, ma lungaggini e burocrazia hanno fatto il resto, bloccando tutto. E così il lungomare lametino negli anni ha assunto i contorni di una vera e propria cattedrale nel deserto, con la presenza di un solo chioschetto, strade con buche tanto larghe e profonde che quasi sembrano mirare a scoraggiare i turisti intenti a raggiungere la spiaggia e qualche evento culturale sporadico.
L’APPELLO DI PICCIONI Tra mare sporco e turismo bloccato, resta da chiedersi quali siano le soluzioni pensate dall’amministrazione e quali siano le strategie individuate per uscire da questo impasse che non lascia intravedere alcune prospettiva o luce in fondo al tunnel. Intanto è arrivato un primo segnale (per la verità il solito) del consigliere di minoranza Rosario Piccioni, esponente di Lamezia Bene Comune: «Sono all’ormai all’ordine del giorno le segnalazioni di mare sporco sul litorale lametino. Uno spettacolo inaccettabile che si presenta agli occhi di tanti lametini tornati in città per le vacanze e di tanti che trascorrono i mesi estivi nelle zone di Marinella – Cafarone e Ginepri». «Certamente – scrive Piccioni – l’amministrazione comunale non ha responsabilità dirette sul fronte della depurazione e della pulizia delle acque. Purtroppo dobbiamo amaramente constatare che per l’ennesima volta il tema della pulizia del mare, tema vitale in una Regione come la nostra, si affronta ad estate inoltrata e quasi finita, senza che vi sia stata in questi mesi un’azione di programmazione da parte della Regione. È evidente a tutti che il mare sporco di questi giorni è fortemente correlato all’azione dell’uomo: non si spiegherebbe altrimenti perché durante il lockdown e fino al mese scorso non si verificavano sversamenti e le condizioni del nostro mare erano ottimali». «Rivolgiamo un appello all’amministrazione comunale affinché, interloquendo anche con i comuni costieri limitrofi, chieda alle autorità preposte che vengano rafforzati i controlli da parte di Guardia Costiera, Guardia di Finanza e autorità competenti sugli scarichi fognari che avvelenano il nostro mare, contrastando situazioni di illegalità intollerabili. Tutti i cittadini non possono pagare l’assoluta mancanza di civiltà e di rispetto delle regole di chi sversa rifiuti in mare uccidendo il nostro territorio. Servono più controlli! L’amministrazione comunale faccia la sua parte, interloquendo con le istituzioni competenti perché venga salvaguardato il nostro litorale e soprattutto la salute e il benessere di quanti trascorreranno il periodo estivo sulle nostre spiagge». (redazione@corrierecal.it)
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