REGGIO CALABRIA Lo scontro è, ormai, alla luce del sole. Manca solo che si concretizzi un intervento dei livelli nazionali di Confcommercio, già da più parti annunciato. A Reggio Calabria c’è un presidente sfiduciato, Gaetano Matà, e un consiglio direttivo costretto a riunirsi, proprio per sfiduciarlo, fuori dalla sede dell’associazione. Un gesto eclatante, pensato e messo in atto per bypassare il muro opposto da Matà alla convocazione dell’assemblea che avrebbe posto fine al suo mandato.
Partiamo proprio dall’ultimo atto ufficiale della storia. È il 6 luglio e, dopo un lungo tira e molla in punta di regolamento (e anche dopo un parere del Collegio dei Probiviri che considera «non conforme» alle previsioni statutarie la convocazione), i membri di Confcommercio si riuniscono per un’assemblea sui generis. L’incontro non si svolge nei locali dell’associazione ma «in uno spazio antistante la sede», come riporta una nota – il cui oggetto è «determinazione assemblea Confcommercio Reggio Calabria» – inviata ai vertici nazionali e regionali. I membri del consiglio direttivo sottolineano eventi «incresciosi» e l’ostacolo, «contrariamente a ogni previsione statutaria» a «riunirci liberamente e utilizzare la sede sociale nella quale il presidente ci impedisce di entrare». Muro contro Muto: Matà chiuso nel fortino, i soci fuori che non dimenticano di sottolineare «che gli uffici, ormai da tempo, risultano in larga parte inoperosi, il che lede i diritti degli associati». Le segnalazioni, però, restano lettera morta. Anche per questo, nella chiosa della comunicazione, si richiede l’intervento di un organo superiore «posto che la condotta adottata dal presidente Gaetano Matà impedisce la vita e le determinazioni democratiche degli organi in seno all’associazione».
L’assemblea convocata (dopo i dinieghi di Matà) dal presidente del Collegio dei revisori Ferdinando Fonti decide all’unanimità (con 5 componenti su 9 presenti) di sfiduciare il presidente. Nel farlo, «i componenti rammentano» una vicenda che non è «oggetto di discussione in tale sede». Si tratta della «diffida per mobbing da parte dell’ex direttore Marisa Lanucara». In relazione a questo episodio, secondo i membri dell’assemblea, Matà «avrebbe dovuto già di per sé rimettere il proprio mandato, anche solo per far luce sulla fondatezza o infondatezza» delle accuse, sulle quali tuttavia i componenti dell’associazione non si esprimono.
Prendono posizione, invece, «sul costante ostruzionismo e assolutismo del presidente Matà nell’ostacolare un democratico confronto in assemblea e più in generale nell’intera gestione dell’associazione». Parlano anche di «rapporto di fiducia ormai cessato verso il presidente Matà, che ha causa, causa e causerà un immobilismo a totale scapito dell’associazione». Segue l’appello, rivolto agli organismi regionale e nazionale: una valutazione sulla decadenza del presidente sfiduciato. Un’escalation sulla quale i vertici nazionali e regionali di Confcommercio hanno acceso i fari. E sono già al lavoro per analizzare una situazione che rischia di soffocare le attività dell’associazione.
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