di Pablo Petrasso
CATANZARO Un direttore generale reggente escluso per il suo titolo di studio, una manager che si ritira dalla corsa e il “governo” di Arcea giudicato un titolo sufficiente per gestire il maxi dipartimento della Programmazione. Una delibera di giunta regionale si incarica di spiegare come l’esecutivo di Jole Santelli sia arrivato alla scelta di Maurizio Nicolai come dg della Programmazione. E, anche, perché i candidati interni non fossero adatti per ricoprire quel ruolo.
Non è una novità: la burocrazia fornisce motivazioni per legare la nomina a questioni tecniche, in modo che non ci si limiti a pensare che i dirigenti vengano scelti in base alla vicinanza politica. Che, nel caso di Nicolai, è esplicita, visto che il direttore generale si è candidato in Forza Italia alle passate Regionali, sostenendo la corsa politica della presidente. La squadra degli assessori lo considera comunque il più titolato per accomodarsi sulla poltrona dalla quale si gestiranno i fondi europei e quelli nazionali, cioè i 5 miliardi di euro che, nei pensieri della governatrice, dovranno ridisegnare il futuro della Calabria.
Partiamo dagli esclusi. E, in particolare, da Tommaso Calabrò che il dipartimento lo ha retto dopo la fusione tra Programmazione comunitaria e Programmazione nazionale. Nulla da ridire sulle capacità. Calabrò, infatti, «può vantare l’esercizio di funzioni dirigenziali per un lungo periodo all’interno del dipartimento Programmazione». Ma «non possiede la caratteristica fondamentale richiesta dall’avviso e cioè la qualificata esperienza in materia di economia; ciò anche in considerazione del percorso universitario dello stesso, che risulta aver conseguito la laurea in Scienze agrarie, titolo che non appare in linea con la particolare caratterizzazione economica che è stata attribuita al dipartimento Programmazione unitaria». Per inciso, fino all’altroieri Tommaso Calabrò guidava, scelto dall’attuale giunta regionale, proprio il dipartimento Programmazione unitaria, nonostante la laurea «che non appare in linea». Ed era stato preferito a Paola Rizzo, dirigente con più spiccata “connotazione economica” (laureata in Giurisprudenza con master di secondo livello in Economia dello sviluppo sostenibile e un curriculum fortemente caratterizzato). Rizzo, che pure aveva inizialmente scelto di partecipare alla selezione per il maxi dipartimento, ha poi ritirato la propria candidatura. Una scelta provvidenziale per Nicolai, che si è ritrovato così la strada spianata verso l’ambitissimo (e strategico) ufficio.
Poche righe vengono dedicate agli altri esclusi. Fortunato Varone, a lungo dg della Presidenza (e prima ancora del Lavoro), non può «vantare una adeguata esperienza nell’ambito della gestione e programmazione quale autorità di gestione, avendo svolto le suddette funzioni per pochi mesi». Gli altri dirigenti (Cosimo Carmelo Caridi, Saveria Cristiano, Amelia Laura Crucitti, Mario Donato, Rodolfo Elia e Domenico Macrì), invece, «non hanno documentato il complessivo possesso della skill professionale richiesta».
Ne resta soltanto uno: Maurizio Nicolai. Che viene individuato «poiché dal curriculum professionale emerge il possesso di qualificata esperienza in materia di economia, per avere svolto funzioni di economista, dottore commercialista e revisore dei conti, nonché di fondi comunitari, con esperienza nel ruolo di Autorità di Gestione del Programma di Sviluppo rurale della Calabria 2007-2013 e commissario di Arssa, di valutazione, analisi e coordinamento di grandi progetti, avendo svolto le funzioni di dirigente dell’Ufficio di coordinamento e gestione del Pit2».
Nicolai, inoltre, «ha dimostrato di possedere significativa esperienza nell’ambito delle relazioni con l’Unione europea, avendo ricoperto l’incarico di commissario straordinario e direttore generale di Arcea».
L’importanza dell’esperienza in Arcea, sottolineata nella delibera, arriva a poche settimane dall’allarme lanciato dall’assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo sul futuro dell’Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura. Per Arcea, di questo informava Gallo l’11 giugno scorso, potrebbe addirittura arrivare la revoca del riconoscimento. Il percorso di verifica avviato nel marzo 2019 dalla Commissione europea, infatti, avrebbe segnalato «gravi inefficienze del passato». L’assessore non fa riferimento a periodi specifici ma ai più non è sfuggito che l’ultimo direttore di Arcea, fino alle dimissioni arrivate nel marzo 2018 e l’insediamento del commissario straordinario Francesco Del Castello, è stato proprio Maurizio Nicolai. Gallo spiega nella nota che «il certosino lavoro svolto in questi mesi dal commissario, se pure è servito a far registrare un cambio di rotta è ritenuto non ancora idoneo a consentire di ritenere del tutto adempiute le prescrizioni del piano di azioni correttive impartito dal Mipaaf nel Marzo del 2019, a esempio in ordine al mancato consolidamento della dotazione organica, il cui permanere rischia di portare ora alla revoca del riconoscimento dell’organismo pagatore e ad una rettifica finanziaria pari a circa 40 milioni, con conseguenze che sarebbero deleterie per l’operatività del comparto agroalimentare calabrese». Non è certo una critica all’operato di Nicolai, ma il «cambio di rotta» di Del Castello arriva proprio sulla vecchia rotta tracciata dal nuovo dirigente generale alla Programmazione unitaria. Nominato grazie al proprio lavoro nell’Agenzia che rischia di perdere il riconoscimento di organismo pagatore proprio dopo la sua gestione. Lo dice proprio la giunta che lo ha nominato. (p.petrasso@corrierecal.it)
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