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Migranti, Lamorgese: «Troppi no da Comuni e Regioni sui posti per la quarantena»

Il Ministro dell’Interno torna sulla delicata vicenda riguardante i flussi migratori di questi giorni: «Chiunque sbarca è sottoposto a test sierologico e tampone, ma poi è difficile collocarli. Chi…

Pubblicato il: 01/08/2020 – 7:45
Migranti, Lamorgese: «Troppi no da Comuni e Regioni sui posti per la quarantena»

ROMA «Tutti i migranti che sbarcano sulle nostre coste sono sottoposti al test sierologico e poi al tampone. La quarantena è obbligatoria per tutti, ma prima di trovare posti dedicati il Viminale deve affrontare mille ‘no’ che arrivano da comuni e Regioni». Lo afferma il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, in un’intervista al Corriere della Sera. Alla domanda se si senta “assediata”, Lamorgese risponde: «Io nell’emergenza cerco sempre di mantenere la calma per prendere decisioni che poi non abbiano effetti collaterali controproducenti. Qualcuno dice che sono sotto pressione ma chiunque sia passato al Viminale sa che ogni giorno qui bisogna affrontare problemi e trovare soluzioni. Per governare un tema complesso come l’immigrazione bisogna profondere energie e prospettare modelli di intervento tutti i giorni dell’anno. Non solo quando arriva l’estate e i telegiornali trasmettono le immagini dei barconi che spuntano nel mare di Lampedusa».
REGOLARIZZAZIONI E RIMPATRI «Garantiremo la tutela della salute pubblica delle nostre comunità locali, ma i migranti economici sappiano che non c’è alcuna possibilità di regolarizzazione per chi è giunto in Italia dopo l’8 marzo 2020».
Lamorgese parla poi di «passi obbligati per gestire l’impatto di un flusso straordinario di sbarchi autonomi di migranti economici reso ancora più complesso dall’emergenza Covid 19» e ricorda quindi l’incontro, nei giorni scorsi, a Tunisi con il presidente della Repubblica Kais Saied e il presidente incaricato, il ministro dell’Interno Hichem Mechichi: «Abbiamo concordato per agosto un incremento di rimpatri sui voli bisettimanali già riattivati lo scorso 16 luglio dopo lo stop imposto dal lockdown» e «abbiamo sollecitato anche modalità più flessibili per il rimpatrio, un gesto simbolico da parte della Tunisia, magari anche con l’utilizzo di navi per effettuare un numero consistente di rimpatri».

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