CATANZARO «Finché indaghi su nomi e cognomi noti della ‘ndrangheta tutti ti dicono che sei bravo, che hai coraggio. Ma se vai a toccare i centri di potere oliati che si interfacciano con la ‘ndrangheta e la massoneria deviata allora diventi scomodo. E cominci a dare fastidio». Ad affermarlo è il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, in un’intervista a La Stampa sul maxi-processo contro la ‘ndrangheta con quasi 500 imputati. «Cosa è diventata la ‘ndrangheta? È la mafia più potente, l’unica presente in cinque continenti». Gratteri la definisce «un’organizzazione solida al suo interno e credibile all’esterno. Ma è nelle relazioni con la società civile, col potere, con il mondo delle professioni che ha fatto il salto più importante».
«Se prima le relazioni esterne col mondo delle professioni e del potere massonico deviato erano visti come una condizione patologica del sistema mafioso, adesso sono diventati una componente fisiologica», ha insistito il procuratore capo di Catanzaro. «Le relazioni esterne portano la mafia lontano dai suoi territori di origine e sono queste a rappresentare il capitale sociale che fa crescere l’organizzazione».
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