di Michele Presta
COSENZA «Se trovano le impronte ci inculano». Francesco Trinni e Carmine Guarnieri hanno una paura matta di essere scoperti. Ne discutono in macchina prima di mettere a segno i colpi ma non sanno che ad inchiodarli non saranno i rilievi della scientifica ma le cimici piazzate dai carabinieri nell’auto dove parlottano, confabulano e progettano la strategia migliore per prelevare le cose che gli interessano. Entrambi sono coinvolti nell’inchiesta “Gazze ladre”, ristretti in via cautelare agli arresti domiciliari poiché ritenuti dal gip del Tribunale di Cosenza gli autori di una serie di furti realizzati a Cosenza e nell’hiterland cittadino. Le chiacchierate in macchina per il giudice sono delle vere e proprie «confessioni extragiudiziali» poiché l’argomento della discussione cosi come il valore della refurtiva o le modalità di ingresso nei luoghi designati a contenere cose da poter rivendere sul mercato è spesso l’argomento delle loro discussioni. La fissazione sono le impronte digitali.«Le prendono Carminù. Le prendono fidati di me. Alle scuole le prendono» dice Trinni al suo “socio”. «Ma che devono prendere?» replica l’amico «Perchè stanno dicendo tutti che prendono le impronte» giustifica il suo timore Francesco Trinni che poi viene tranquillizzato dalle parole «Ieri a scuola abbiamo usato i guanti». I furti, secondo gli atti d’indagine, seguono un copione preciso: si identifica il luogo, si esegue lo scasso e si preleva quello che più interessa. Oggetti da poter rivendere su di un mercato parallelo. Così è successo per le casse acustiche prelevate in una scuola di Falconara Albanese. «Secondo te a quanto la possiamo vendere sta cosa? Le casse sono buone perché me le aveva chieste uno queste, te lo ricordi?». «Eh. Allora perché ti ho detto prendiamole? Se a quello interessano» dice Carmine Guarnieri al suo amico. «Una cassa di queste ci vogliono 200 euro» ribatte subito. I due sono accusati anche di aver sottratto in modo illecito da un’altra scuola 3 tablet, 2 video proiettori e 2 casse altoparlanti.
«Sono reati che creano allarme sociale – ha spiegato il colonnello Raffaele Giovinazzo- e non solo, anche molto disagio. I furti a danno delle scuole sono sempre molto gravi, se poi si aggiunge che sono stati sottratti strumenti tecnologici che in periodo di lockdown sarebbero potuti essere sfruttati la situazione è ancora più grave». Ma nel mirino dei due indagati ci sono state anche alcune società sportive. In un caso hanno ripulito la cassa, nell’altro hanno fatto incetta di strumenti da lavoro come il decespugliatore, un compressore, il trapano elettrico e la cassetta dei ferri. «Controlliamo su internet a quanto possiamo venderli». E non hanno risparmiato neanche la struttura che gli evangelisti usano per preparare i piatti per le persone più indigenti nella città. Alla comunità Betherl è stata sottratto un bollitore dal valore di 1500 euro. I carabinieri, sempre attraverso le intercettazioni ambientali e il gps sistemato nella macchina utilizzata per i furti hanno seguito tutti i passaggi. Dalla soluzione migliore per trasportarla in macchina, fino alla possibile vendita. «Questa cucina se la prende subito» dice Trinni intercettato dai carabinieri «Dobbiamo prendere, io lui e tu, come minimo 900 o 1000 euro» replica Guarnieri. Entrambi erano convinti di aver preso una friggitrice solo un terzo uomo spiegherà loro che si tratta di un bollitore.
I CAVALLI DI RITORNO «A Cosenza si sa, purtroppo le macchine le rubano gli “zingari”» A poco più che 15 giorni dall’operazione “Gipsy Village” (prosecuzione dell’inchiesta Cavalli di ritorno e Cavalli di ritorno 2) i carabinieri tornano nel quartiere popolare di San Vito. Quattro di loro (coinvolti nella scorsa operazione) sono stati destinatari di una nuova ordinanza di custodia cautelare dopo che il tribunale del Riesame nella scorsa settimana ne aveva disposto la scarcerazione poiché non erano stati trasmessi gli atti d’indagine. Nell’inchiesta “Gazze Ladre” sono stati documentati 9 episodi di furto e ricettazione, ma è singolare, in base alle intercettazioni ambientali realizzate a carico degli indagati come funzionasse la caccia alle auto da rubare. Francesco Berlingieri intercettato nella macchina con Patrizio Naccarato con Cosimo Passalacqua e Maicol Bevilacqua sono a lungo intercettati. I carabinieri ascoltano le loro conversazioni quando sono alla ricerca spasmodica di una Multipla e battono in lungo e in largo la città pur di riuscire a trovarne una. «Dobbiamo prendere una Multipla, sulla lista abbiamo una Multipla da prendere poi domani è un altro giorno».
Non c’è una vera e propria associazione a delinquere dedita a questi reati, ma come spiegato dal capitano Giuseppe Merola: «Si tratta di gruppi sparsi specializzati nel furto di autovetture. Escono la mattina con l’intento di aggiungere alla lista auto ricercate e poi avevano collaudato un sistema che dopo aver sottratto l’autovettura aspettavano che si recassero al villaggio degli zingari dove un referente li metteva in contatto con gli autori del furto per “trattare” la restituzione». Erano consapevoli delle condotte criminali, in diverse occasioni facevano attenzione alle telecamere di sorveglianza. «Attenzione che lì c’è il Grande Fratello». Qualcuno in macchina si lasciava scappare una risata per sciogliere la tensione. «Domani sul giornale finiamo!» dice Francesco Berlingieri invitando a cambiare obiettivo e Maicol Bevilacqua gli risponde: «Io voglio essere detto “Pisolino”». «Glielo dici e lo scrivono» risponde Berlingieri. «Alias Pisolino» replica Maicol Bevilacqua. (m.presta@corrierecal.it)
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