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Cosenza, lo scippo da 15mila euro fallito per l'arrivo dei carabinieri

Agli atti dell’inchiesta “Gazze ladre” anche il tentativo di furto andato a male nei confronti di una donna. «La vedi la paletta dov’è? Hai visto? Hai visto la paletta?»

Pubblicato il: 06/08/2020 – 16:51
Cosenza, lo scippo da 15mila euro fallito per l'arrivo dei carabinieri

di Michele Presta
COSENZA
Giuseppe Drago e Francesco Mancini sono agli antipodi rispetto a Bonny e Clyde. La spietata coppia statunitense non falliva un colpo, i due cosentini sono finiti sott’indagine solo per averci provato. Destinatari di due misure cautelari nell’inchiesta “Gazze ladre” condotta dalla procura della repubblica di Cosenza, entrambi avevano vaneggiato a lungo circa lo scippo da compiere ai danni di una donna che in una borsa aveva 9mila e 450 euro in contanti e assegni per un valore che supera i 5mila euro. Giorni di pedinamento e di strategie sono finiti in fumo perché quando si sarebbe dovuto realizzare il furto si sono materializzati alcuni carabinieri che in agguato erano pronti ad ammanettare i due in flagranza di reato. Nonostante gli abiti civili indossati dai militari i due si sono accorti della trappola e si sono dati alla fuga. «Sono loro perché camminano piano Giusè» dice Mancini a Drago. «Ci stanno guardando, guarda nello specchietto come ci stanno guardando».  In base ai piani, riportati poi agli atti d’indagine, lo scippo sarebbe dovuto avvenire lungo l’isola pedonale non appena la donna fosse uscita dalla banca. Nei giorni in cui avevano pedinato la vittima avevano fatto attenzione alle telecamere di sorveglianza e avevano pensato che il modo migliore per mettere a segno il colpo sarebbe stato quello di utilizzare un casco in modo da coprire quanto più possibile il volto. «Gli devi dare uno schiaffo e lei si spaventa» suggerisce Giuseppe Drago, «no no no » la cosa non sembra convincere il suo compare. «Ma uno schiaffo si spaventa ci lascia la borsa e ce ne andiamo» discutono i due «Lo sai come me la prendo io? Dolce dolce» suggerisce Mancini. I due discutono con il favore della notte, ma quando poi scocca l’ora dell’azione le cose cambiano.«E’ strano perché io solo con te ne ho parlato!» rincara la dose Giuseppe Drago. «Nemmeno Alberto sa dove dobbiamo andare, giusto per dirti. Mica lo sa dove dobbiamo andare. Sa che dobbiamo andare da una signora… però mica conosce il posto? Il posto chi gliel’ha detto? Come fanno a saperlo loro?». I carabinieri sembrano sparire «Mizzica ora è sparita la motocicletta» dice Francesco Mancini «Certe volte è la coda di paglia che ci fa vedere le cose» replica l’amico. «Può essere che stanno aspettando qualcun altro anche loro» discutono i due «Si… devono fare il loro lavoro». I carabinieri in realtà avevano erano sulle loro tracce già da diverso tempo. Le cimici nelle vetture sulle quali i due spesso parlavano avevano captato gli intenti criminali dei due. Il veicolo sul quale viaggiano i due gira l’isolato della zona dove avrebbero dovuto operare. «La vedi la paletta dov’è? Hai visto? Hai visto la paletta?». Mancini non riesce a capacitarsi della presenza dei carabinieri. «Non mi sbaglio Giù. Io sono un leone fratello. Giusè quando noi siamo sbucati… Guarda come ha fatto…Tu non hai visto dopo che ci siamo immessi nel coso?». Nel valutare le richieste del pubblico ministero, il giudice, specifica che «il delitto non è giunto ad esecuzione solo per effetto della presenza delle forze dell’ordine». La perlustrazione dei carabinieri del posto dove i due speravano di fare incetta di soldi di fatto li ha indotti a rinunciare. «Gli indagati hanno deciso di desistere dal proprio proposito criminoso solo perché costretti da questa imprevedibile circostanza» .
LA BIANCA «Vedete che vi arrestano, non giocate con la droga che vi arrestano!». Non ci sono solo i furti, le estorsioni e i cavalli di ritorno nell’inchiesta condotta dai carabinieri con il coordinamento del procuratore Mario Spagnuolo e del sostituto Giuseppe Visconti. Agli atti d’inchiesta sono finiti anche diversi episodi di cessione di sostanza stupefacente. Nel “Villaggio rom” non finivano soltanto le macchine rubate in attesa che venisse pagato il riscatto, ad alcuni degli indagati sono contestati anche episodi di cessione di sostanza stupefacente. Tra questi ci sono anche Carmine Guarnieri e Francesco Trinni (di loro abbiamo già parlato qui). «Faccio buste da venti, cinquanta» «Da venti e da trenta li devi fare, perché le persone ormai a venti vanno! E tu non ci guadagni niente?» commentano i due. Ma grazie ai dialoghi captati, gli inquirenti sono riusciti ad annotare anche come la sostanza venduta non fosse pura. Circostanza che il gip ha evidenziato come aggravante del reato poiché «potenzialmente lesive per la salute dei consumatori». (m.presta@corrierecal.it)

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