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«Le dimissioni del primario di ortopedia rischiano di far chiudere l'ospedale di Castrovillari»

Massimo Misiti, portavoce M5S alla Camera dei deputati ritiene necessario affinché il reparto non chiuda che venga calcolato il fabbisogno e che su questo venga predisposta la copertura del ruolo d…

Pubblicato il: 09/08/2020 – 23:23
«Le dimissioni del primario di ortopedia rischiano di far chiudere l'ospedale di Castrovillari»

CASTROVILLARI «Le dimissioni del primario di ortopedia dell’ospedale di Castrovillari hanno inferto un colpo mortale ad un paziente in agonia. Senza un reparto di ortopedia che funzioni, l’ospedale è destinato ad essere chiuso. E con la sua chiusura finiranno le campagna pubblicitarie di finto impegno politico amministrativo». È quanto afferma Massimo Misiti, portavoce M5S alla Camera dei deputati.
«Un presidio ospedaliero – aggiunge –  ha il compito di gestire delle problematiche assistenziali dei soggetti affetti ‘da una patologia (medica o chirurgica) ad insorgenza acuta e con rilevante compromissione funzionale, ovvero di gestione di attività programmabili che richiedono un contesto tecnologicamente ed organizzativamente articolato e complesso, capace di affrontare, in maniera adeguata, peculiari esigenze sanitarie sia acute che post- acute e riabilitative. In ogni caso, l’ospedale assicura la gestione del percorso diagnostico terapeutico’».
«Quello di Castrovillari – prosegue il portavoce M5s a Montecitorio – oscilla tra l’essere considerato un presidio ospedaliero di base ed uno di primo livello, ciò dipende dal bacino di utenza a cui lo si vuole assoggettare: nel primo caso dovrebbe essere tra gli 80 e i 150 mila abitanti; nel secondo caso tra i 150 e 300 mila abitanti. Tanto nella prima, quanto nella seconda classificazione la struttura ospedaliera è obbligata ad avere un reparto di ortopedia che funzioni. L’ospedale di Castrovillari è un ‘malato cronico’. Fino al 2014, con 20 posti letto, aveva una produzione limitata a causa dell’esiguo numero di personale sanitario su cui poteva contare e per la condivisione dell’unica sala operatoria con più specialità chirurgiche; nei 5 mesi in cui è stato attivo sono stati erogati 180 interventi chirurgici 2485 visite ambulatoriali. Nel periodo novembre 2018 maggio 2019 i sanitari del reparto di ortopedia, nel quale prestavano l’opera sanitaria solo il primario ed un medico, ha erogato 217 prestazioni chirurgiche e 10799 visite ambulatoriali (qui avvalendosi di un terzo sanitario che non aveva la possibilità di partecipare all’erogazione di prestazioni chirurgiche)».
«Perché il reparto non si chiuda – conclude Misiti – è necessario che venga calcolato il fabbisogno e che su questo venga predisposta la copertura del ruolo del personale sanitario. Di fatto tutto potrebbe essere possibile: le norme ci sono, mi domando se quello che manca sia il potere attrattivo della struttura sanitaria. Ma anche la popolazione del territorio deve farsi sentire, superando l’appartenenza partitica. Possibile che per avanzare la richiesta del riconoscimento di un diritto occorra sempre manifestare sotto una bandiera?»

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