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«Welfare in Calabria, cronaca di una morte annunciata»

di Candida Tucci*

Pubblicato il: 15/08/2020 – 8:50
«Welfare in Calabria, cronaca di una morte annunciata»

L’annunciato blackout del welfare calabrese si sta consumando come qualcuno (sfortunatamente rimasto inascoltato) aveva previsto.
L’attuazione della l.r.23/2003 per come disciplinata dalla – ormai famigerata – DGR 503/2019 è entrata in vigore dal primo gennaio di quest’anno data in cui ha avuto inizio il trasferimento delle competenze sulle politiche sociali dalla Regione ai Comuni. Annunciata da taluni come il traguardo raggiunto dopo 20 lunghi anni anche in Calabria che avrebbe traghettato la nostra regione verso un sistema di “regole certe” in linea con tutte le altre regioni d’Italia. In quegli ultimi mesi del 2019 che hanno visto la sua approvazione, tale riorganizzazione veniva (solo in quei mesi…) con veemenza sostenuta da quegli ambiti che, evidentemente, impazienti di diventare titolari delle politiche sociali territoriali rivendicavano il loro ruolo di enti sussidiari dell’assistenza per le fasce deboli calabresi contro chi, invece, invitava alla prudenza.
A sentire gli echi di quei mesi, ci si aspettava di assistere ad un’entrata trionfale nel ruolo di tutti questi comuni entusiasti (purtroppo a termine) di appropriarsi delle loro competenze. Ed invece la montagna partorì il topolino. A ben 8 mesi dal passaggio delle competenze dalla Regione agli ambiti territoriali socio-assistenziali, la maggior parte di questi ambiti è inadempiente rispetto a tutto quanto avrebbe dovuto espletare per l’esercizio di quelle funzioni di gestione delle politiche sociali!!! Chi l’avrebbe mai detto… a sentire la voce corale di protesta sollevatasi in seguito al Consiglio Regionale del 26 marzo u.s. nel corso del quale è stata chiesta la sospensione della c.d. Riforma.
Ultimo tentativo di fare breccia nella coscienza e ragionevolezza di tutti. Eppure, da maggio scorso la Regione ha trasferito agli ambiti socio assistenziali anche il 60 % delle risorse economiche necessarie per il pagamento dei servizi sociali per l’anno 2020, avviando in concomitanza una serie di incontri volti ad appianare tutte le difficoltà di questa delicata fase di transizione. Tuttavia, non è bastato.
Quei soldi alle strutture socio assistenziali non sono ancora arrivati, le quali stanno erogando prestazioni in assenza di contratti con l’Ente Pubblico. Infatti, scaduti ormai al 31 dicembre 2019 i contratti con l’ente Regione non sono state ancora rinnovate le convenzioni dagli ambiti, come avrebbe dovuto essere secondo il cronoprogramma della DGR 503/2019. I calabresi che in questi mesi hanno richiesto prestazioni sociali, le c.d. fasce deboli rappresentate da minori, anziani disabili e via dicendo, sono ancora in attesa di risposta da parte dei Comuni e rimandati a casa con la promessa però che prima o poi (quando e se poi lo vedremo) una risposta gli sarà data. Lo scenario si sta consumando sotto gli occhi di tutti ma in rigoroso silenzio.
«È sconcertante ed allarmante che nessuno stia proferendo parola difronte una situazione così drammatica – denuncia il Presidente della Filiera Sanità Confapi Calabria rappresentativa degli erogatori profit di prestazioni sociali– e che a parlare sia solo il mondo della piccola e media impresa che da sempre nel mondo del sociale è stato relegato (suo malgrado) un ruolo di minor rilievo rispetto ad altri interlocutori di primo piano. Per tutti questi lunghi mesi caratterizzati anche da una grave crisi sanitaria dovuta all’emergenza pandemica ancora in atto, nessuno ha messo in luce una situazione tanto grave generatasi dall’inattività ingiustificata da parte degli ambiti che sta consentendo che decine e decine di strutture stiano lavorando senza essere contrattualizzate, pagate e messe in condizione di fare fronte ai propri impegni con fornitori e dipendenti. Ci saremmo aspettati anche qui una levata di scudi da parte dei paladini delle fasce deboli ma anche una sincera confessione da parte degli ambiti socioassistenziali rispetto alla loro inerzia o meglio impossibilità a gestire le politiche sociali. Forse troppo difficile ammettere oggi, dopo aver fatto orecchie da mercante da tempo e con ostinazione, che aveva ragione chi questa riorganizzazione l’ha da sempre criticata senza ipocrisia tirandosi dietro l’ira funesta dei pro-riforma tanto da sentirsi etichettare come “coloro che non vogliono le regole certe».
Dal canto di questa parte sociale, la storia lo testimonia, siamo stati sempre contrari all’impianto della DGR 503/2019 perché avevamo intuito i pericoli dietro l’angolo che non hanno tardato a concretizzarsi. Pericoli rappresentati non solo, purtroppo, dalla consapevolezza che gli ambiti socio assistenziali non sono poi così pronti ad entrare nel ruolo per come volevano far credere nel 2019 ma anche dalle pesanti compartecipazioni economiche che da qui a breve piomberanno sui bilanci dei comuni e sulla tasche dei calabresi per l’aumento delle tariffe sociali fatto tout court senza nessuna correlazione con i diversi e reali gradi di bisogno.
I fatti incominciano a darci ragione in modo tangibile e quello a cui stiamo assistendo in questi mesi – che nessuno vuole ammettere pubblicamente – è solo la punta di un iceberg dalle proporzioni molto più gigantesche. La Dgr 503/2019 va modificata tempestivamente prima che continui a fare danni.
Certo è che oggi non si può giocare sulla pelle delle fasce deboli calabresi o sul destino delle strutture erogatrici dei servizi continuando ad attendere che qualcuno impari il mestiere o che prima o poi il tempo ci darà ragione di nuovo. La Regione deve correre ai ripari immediatamente ed attuare i poteri sostitutivi nei confronti degli ambiti inadempienti. In questi giorni abbiamo chiesto proprio questo alla Regione Calabria -continua il Presidente della Filiera Sanità – per evitare che i danni già gravi diventino irreparabili.
L’impresa c.d. profit seppure attore non privilegiato, è una voce che viene dal mondo del lavoro. Del lavoro vero, fatto di rischi d’impresa, di tasse, di impegni economici che ricadono sulle spalle dell’imprenditore inesorabilmente perché qui non c’è beneficenza che aiuti o agevolazioni che tengano!
*Presidente Regionale Confapi Calabria Filiera Sanità

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