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Coronavirus, le paure dei dializzati. «I pazienti temono nuovi focolai nei reparti»

Le preoccupazioni dell’Aned per le misure anti Covid. «Pare non si stato realizzato nulla. Dializzati e trapiantati sono spaventati»

Pubblicato il: 16/08/2020 – 12:11
Coronavirus, le paure dei dializzati. «I pazienti temono nuovi focolai nei reparti»

CATANZARO «I dializzati e trapiantati d’organo calabresi sono nuovamente in allarme. Ci pervengono numerose segnalazioni da svariati centri per i possibili contagi derivanti dai focolai di infezione Covid-19 presenti sul territorio. E chi può dar loro torto?». Il coordinatore nazionale prevenzione di Aned (Associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto) Pasquale Scarmozzino manifesta i dubbi dei pazienti per l’evolversi dell’emergenza Covid. «I contagi ospedalieri evitabili, scritti nero su bianco nella “Procedura Operativa Dialisi” del 1° aprile del Dipartimento Tutela della Salute, sono rimasti lettera morta – scrive in una nota –. Da quella data ci risulta realizzato il nulla assoluto e dializzati e trapiantati, con la frequenza periodica imposta dalla patologia, si recano nei centri ospedalieri con maggiore paura e disperazione. Ci chiediamo se la presidente Santelli sapesse “cosa sono i provvedimenti previsti nella anzidetta delibera e l’importanza per gli immunodepressi”».
«Lo chiariamo noi – spiega Scarmozzino –: i percorsi protetti dei dializzati, le stanze nei centri dialisi per sospetti positivi Covid suggerite dalle buone pratiche, i trasporti anti-contagio, la dotazione degli indumenti di protezione individuale, il controllo preventivo sul personale sanitario operante nei centri e sui pazienti immunodepressi per evitare quanto accaduto in dialisi a marzo scorso a Catanzaro». «Presidente Santelli – è l’appello dell’Aned –, dica al suo direttore Francesco Bevere di calarsi, e subito, nella realtà tragica calabrese. Qui non ci troviamo nelle sale ovattate del ministero della Salute, qui siamo in guerra ed esattamente al fronte. Diversamente “aridatece” Antonio Belcastro. Bisogna lavorare, ascoltare e spiegare come e quando si risolvono i problemi sanitari calabresi, senza costruire inutili e dannosi muri. Lo faccia subito perché di mezzo oltre la salute c’è la vita dei nostri pazienti! Da quelle parti nessuno lavora gratis come nel volontariato, anzi si racconta di stipendi da nababbi. Gli immunodepressi per questo aspettano provvedimenti e risultati».

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