È in corso uno stupro collettivo e continuativo ai danni della Calabria: lo stupro dei rifiuti abbandonati. Nel corso dei giorni che sto trascorso lungo la Costa degli Dei, da Tropea a Capo Vaticano, li sto trovando ovunque: nel mare, in spiaggia, fra gli scogli, ai bordi di ogni strada, sui marciapiedi, nei parcheggi, nelle stazioni di servizio autostradali, nei bar, fuori dai cancelli delle ville. Ovunque. Ogni altro ricordo si dissolve rispetto all’immagine del rifiuto abbandonato: non ricordo il mare turchese, il verde intenso della macchia mediterranea, i tramonti infuocati, i vicoli sinuosi dei centri storici, la cortesia della gente del posto.
Mi chiedo come sia possibile gestire un territorio in maniera così dissoluta.
La Calabria meriterebbe molto di più: banalmente una rete capillare di cestini e cassonetti per la raccolta differenziata, regolarmente svuotati da addetti motivati, che operano per conto di aziende municipalizzate efficienti, gestite da governi locali competenti. Ed un sistema sanzionatorio inflessibile con chi non rispetta le regole.
Solo in questa maniera si riuscirebbe a ricostruire il senso civico dei calabresi i quali, non vedendo nulla di tutto ciò, continuano colpevolmente ad abbandonare i rifiuti ovunque, al di fuori della propria abitazione.
Non tornerò più in Calabria. Ho gia sofferto troppo.
* turista da Bologna
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