ROMA L’indice di contagiosità del Coronavirus in Calabria rimane inferiore a quota 1. Nella giornata in cui si registrano 845 contagi, di questi dieci nella nostra regione, l’Istituto Superiore di Sanità ha reso noti i dati studiati su base settimanale. L’indice di contagiosità Rt risulta essere superiore a 1 in cinque regioni, il valore più alto di Rt è stato rilevato in Umbria (1,34), seguita da Abruzzo (1,24), Veneto (1,21), Lombardia (1,17) e Campania (1.02). L’indice Rt risulta invece pari a zero in Basilicata e Molise. Fra le altre regioni, l’indice di
contagiosità è più vicino a 1 in Sicilia (0.99), Toscana (0,96) e Piemonte (0,95), seguiti a distanza da Marche (0,85), Calabria (0,77) e Lazio (0,73).
Per il resto Rt è 0,45 in Emilia Romagna, 0,42 in Friuli Venezia Giulia, 0,41 nella provincia autonoma di Trento, 0.9 in Liguria e Sardegna, 0,8 in Puglia e Valle d’Aosta, 0,5 nella provincia autonoma di Bolzano. «In seguito alla riduzione nel numero di casi di infezione da SARS-CoV-2 grazie alle misure di
lockdown, l’Italia si trova in una fase epidemiologica di transizione con tendenza ad un progressivo peggioramento». E’ quanto si legge nel Monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di Sanità e del Ministero della Salute sull’andamento del contagio. «Il numero di nuovi casi di infezione rimane nel complesso contenuto ma con una tendenza – afferma il documento – all’aumento da tre settimane». Nel caso non vengano osservate le misure di sicurezza e le quarantene «nelle prossime settimane, potremmo assistere ad un ulteriore aumento nel numero di casi a livello nazionale».
IL COMMENTO DI REZZA «Per la terza settimana consecutiva aumenta il numero di casi anche se l’R con T resta di poco al di sotto di 1. Diversi focolai vengono segnalati in molte regioni e molti sono dovuti ai rientri dai Paesi ad alta incidenza o a casi importati». Lo ha detto i direttore del Dipartimento di
prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza commentando
i dati del Monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità.
Rezza ha poi sottolineato: «Diminuisce l’età media delle persone colpite, che prima era di oltre 60 anni e adesso di circa 40 anni. Quindi in questo momento vengono colpiti di più i giovani. Per tutti questi motivi bisogna continuare a mantenere l’uso delle mascherine, il distanziamento fisico e l’igiene personale. La sanità pubblica da parte sua – ha concluso – deve intervenire velocemente come sta facendo per identificare i focolai e circoscriverli».
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