di Roberto De Santo
CATANZARO Al di là dei piccoli passi in avanti legati alle settimane centrali di agosto, l’estate 2020 passerà alla storia come l’annus horribilis per l’intero comparto turistico. Il diffondersi della pandemia anche in Calabria – seppure in maniera decisamente più ridotta – ha fatto precipitare prenotazioni, arrivi e conseguentemente fatturati e occupazione. Con ripercussioni anche per la stagione in corso. Non smentendo le previsioni degli esperti. La chiamata a sostenere il comparto facendo leva sul turismo autoctono, di prossimità o comunque italiano non sembra aver prodotto quegli effetti sperati. Ne è testimone Demetrio Metallo, presidente della sezione Turismo di Unindustria Calabria nonché vice presidente nazionale dell’Associazione direttori d’albergo (Ada) che parla senza mezzi termini di «annata devastante» per l’intera filiera produttiva calabrese.
La Calabria confidava in quest’estate per raddrizzare i dati di un comparto pesantemente colpito dal Coronavirus. Come sta andando la stagione?
«Purtroppo la stagione estiva sta andando male, confermando le previsioni annunciate. L’incertezza causata dai dati della Pandemia, fino a maggio inoltrato, non ha permesso di programmare correttamente quanto solitamente viene messo in campo. In particolare, le attività stagionali sono state penalizzate da queste incertezze. Ed i risultati ne sono la comprova. Sull’andamento delle presenze turistiche nella regione il mese di giugno è da cancellare. A luglio, dai dati in nostro possesso, abbiamo registrato perdite di presenze e di fatturato di oltre il 60% per quanto riguarda le strutture alberghiere. Mentre ha in qualche modo tenuto il settore delle “seconde case” e degli appartamenti in residence, con perdite più attenuate. La situazione è davvero drammatica, perché non si può risollevare la sorte di un’intera stagione concentrando il fatturato e le presenze nei 20 giorni del mese di agosto. Ovviamente questo per quanto riguarda il settore alberghiero. Certamente le strutture che erano dotate di appartamenti, residence e soprattutto il segmento produttivo delle case in affitto ha risposto meglio perché la tipologia si è dimostrata maggiormente apprezzata dai turisti in questa stagione estiva caratterizzata dalla paura del contagio».
Come gli imprenditori del settore in Calabria si sono attrezzati per attenersi alle disposizioni imposte dalla Fase 3?
«C’è stata una grande confusione, dovuta all’evoluzione continua delle regole emanate dal Governo e dalla Regione. Soprattutto nella prima fase del riavvio delle attività. L’adeguamento alle norme per prevenire la diffusione dei contagi, ha costretto il settore a sostenere spese ovviamente non previste, sia per quanto riguarda la sanificazione degli ambienti, che per il mantenimento, giusto, delle distanze nei lidi e nel settore della ristorazione. Le strutture che non avevano grandi spazi, non hanno potuto aprire, le strutture più grandi sono state costrette a limitare le presenze ed i posti letto, in funzione delle misure da adottare. Tutto questo ha comportato un aggravio dei costi di gestione che hanno appesantito ancor di più i conti economici delle nostre imprese già ampiamente compromessi dall’andamento dei flussi turistici decisamente deboli e dal lungo stop alle attività imposto nella prima fase della diffusione del coronavirus».
Con l’arrivo dei turisti sono cresciuti i casi di contagi nella regione. In molti avevano paventato questo rischio, secondo lei si poteva fare di più per contenerne gli effetti?
«L’imprenditore, purtroppo, non è in grado di stabilire se poteva essere fatto di più. Questo è compito della politica e degli esperti del settore sanitario. Ma c’è da riconoscere che la giunta regionale calabrese si è insediata quasi in piena pandemia, e la presidente Santelli ha dovuto fronteggiare l’emergenza praticamente da sola. Credo perciò che in queste condizioni era difficile fare di più in termini di prevenzione in Calabria. Visto che la presidente, a mio parere, ha lavorato in modo molto egregio assumendosi responsabilità anche molto difficili ed importanti. Se si può fare un appunto sulla gestione degli arrivi di turisti in Calabria forse si poteva predisporre un test d’ingresso attraverso tampone, o molto più velocemente, il test sierologico a coloro i quali venivano in Calabria. Ma avrebbe comportato delle difficoltà oggettive a quanti si fossero trattenuti per pochi giorni nelle nostre località».
Come giudica la decisione del presidente Santelli e poi del Governo di imporre regole più ferree in materia di eventi da organizzare nelle strutture ricettive: distanziamento e stop alla musica nei locali?
«Anzitutto, occorre precisare che le misure imposte dal Governo sul distanziamento sociale, in effetti erano già stati disposte per le strutture ricettive (vedi ad esempio il divieto di organizzare buffet e, gioco forza, evitare assembramenti). Inoltre, proprio in queste ore il ministro Speranza ha precisato i limiti previsti alle strutture ricettive per l’organizzazione di eventi, che rispecchiano le stesse regole dei precedenti Dpcm. Ovviamente non possono essere organizzate feste da ballo e/o attività di animazione che prevedono assembramenti, ma gli eventi tipo matrimoni, banchetti e simili possono essere sempre fatti, con le regole già esistenti. Sono regole di buon senso imposte per evitare il diffondersi dell’epidemia con conseguenze dirette sulla salute dei cittadini con il pericolo che si possa ripresentare le condizioni per imporre una nuova chiusura delle attività».
Quali effetti hanno avuto sulle strutture le regole anti contagio che tra l’altro limita gli eventi?
«Gli effetti sono stati, sono e continuano ad essere drammatici per l’economia del settore. In particolare, nel Mezzogiorno e nella nostra regione, dove gli eventi all’interno delle strutture rappresentano spesso quella marcia in più dell’offerta turistica. Le norme hanno rappresentato una vera e propria “debacle” per le manifestazioni. La quasi totalità degli eventi sono stati annullati, posticipati o limitati nel numero delle persone. E le conseguenze si sono notate: parliamo di centinaia di milioni di euro andati in fumo, senza contare la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro persi».
L’incremento del numero di contagi anche in Calabria fa aumentare il rischio di un nuovo lockdown. Quali potrebbero essere gli effetti di una ennesima chiusura sul settore?
«Devastanti, meglio non pensarci e sperare che ci si comporti con la coscienza di seguire le regole, indossando mascherine e rispettando le misure indicate ed imposte. Già è stato durissimo ripartire e molte aziende sono entrate in crisi dopo il blocco dei mesi scorsi. La mancanza di liquidità per l’azzeramento delle entrate ha ridotto se non in alcuni casi eroso completamente l’accantonamento della propria disponibilità economica. Un’eventuale nuova chiusura delle attività comporterebbe praticamente un eccidio di imprese in Calabria con conseguenze inevitabili sull’intera economica della regione che vive anche grazie al comparto turistico».
Avete avuto incontri con la Regione per programmare misure per il settore e contenere anche gli effetti economici che si sono abbattuti su un comparto che resta strategico per la Calabria. Le risposte sono arrivate, almeno a giudicare dalle iniziative lanciate dalla stessa governatrice. Le giudicate sufficienti?
«Gli incontri che ci sono stati, in particolare con l’assessore al ramo Fausto Orsomarso, sono nati sotto i migliori auspici. Le misure prese dal punto di vista sanitario sono state concordate con il mondo scientifico, nel rispetto della normativa nazionale in continua evoluzione. Per quanto riguarda le misure economiche di sostegno alle imprese le riteniamo valide, ma speriamo che siano rese attive nel più breve tempo possibile. Visto che ancora non sono entrate pienamente in vigore. Certamente rappresentano una goccia in un mare in tempesta. Confindustria rappresenta anche il settore incoming, che è penalizzato finora dalle misure adottate dalla Regione e dal Governo centrale. Occorre adottare provvedimenti di sostegno vero, con maggiore coraggio, per questo particolare settore. Abbiamo chiesto di eliminare la burocrazia che frena l’economia, e rendere quindi molto più veloce l’iter dei bandi che concedono aiuti alle imprese. Confindustria, ha chiesto maggiore sostegno al Governo centrale, e soprattutto, anche in questo caso, ha invocato uno snellimento delle procedura burocratiche. Inoltre, mancano ancora molti decreti attuativi, che frenano l’entrata in vigore degli aiuti».
Avevate chiesto l’istituzione di una cabina di regia dedicata al settore che costantemente potesse svolgere un ruolo di coordinamento di ulteriori azioni da intraprendere. Questa struttura è decollata?
«Abbiamo chiesto una cabina di regia alla Regione, che ancora non è decollata. Ovviamente lo abbiamo chiesto anche e soprattutto per programmare il futuro. Abbiamo chiesto anche alla presidente Santelli l’insediamento della Consulta per il Turismo prevista dalla legislazione regionale del 2008, dove siedono le parti sociali, le associazioni di categoria e la stessa Regione. Ma anche questa struttura resta ancora al palo. Riteniamo che il confronto sia indispensabile per concordare con chi vive e lavora direttamente nel settore azioni utili a rilanciare un segmento che continuiamo a ritenere, non soltanto noi, strategico per le sorti dell’economia calabrese. Proprio per questo siamo convinti che soltanto attraverso una constante interlocuzione con i veri attori del comparto si possono intraprendere azioni incisive non solo per far superare questa delicata fase che stiamo vivendo a seguito della crisi economica scatenata dall’emergenza sanitaria ma per imprimere quella svolta di cui il settore turistico da sempre necessita».
A questo proposito quali sono i provvedimenti che la Regione dovrebbe intraprendere e che ritenete fondamentali per rilanciare il settore?
«Turismo, non significa solo presenze stagionali. Significa ridisegnare le infrastrutture strategiche, rivedere il sistema dei trasporti, organizzare la raccolta differenziata. Così come tutti quei servizi che necessitano sul territorio tra cui anche la qualità del livello delle prestazioni sanitari. Inoltre turismo, nella sua accezione più ampia, significa creare rete tra tutti i settori strategici dell’economia regionale (agricoltura, cultura, archeologia, gastronomia, ecc.). Speriamo che nel prossimo mese di settembre ci sia un confronto con la Regione ma che soprattutto ci sia un cambio di passo importante nella programmazione degli interventi da realizzare per la nostra terra. Da parte nostra chiederemo la possibilità di rimodulare i fondi comunitari già programmati attraverso il Programma operativo regionale ancora in essere, prevedendo la possibilità di aiuti per riconvertire le strutture e di destinare maggiori risorse per le infrastrutture strategiche allo sviluppo economico della Calabria. Su questo punto chiederemo maggiore attenzione nell’elaborazione del nuovo Por con l’introduzione di specifiche misure che possano realmente incidere sul settore in termini soprattutto di qualità degli interventi. C’è la necessità che la Calabria si incammini nella direzione giusta per restituire valore aggiunto e occupazione da un settore che può fare la differenza con gli altri territori. Ma per compiere questo salto, ripeto, occorre maggiore coraggio nelle azioni». (r.desanto@corrierecal.it)
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