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«A Reggio in scena il circo della politica»

di Franco Scrima*

Pubblicato il: 24/08/2020 – 10:01
«A Reggio in scena il circo della politica»

Furbi, furbetti e furbastri; ce n’è per tutti a Reggio Calabria tra coloro che si sono esposti per sondare il terreno in vista di una candidatura alla prossima tornata elettorale per il rinnovo dell’amministrazione cittadina. La novità è rappresentata dall’idea di scendere nell’agone politico manifestata da un giovane di appena diciotto anni e, per di più, nipote del boss di mafia Nino Lo Giudice, oggi pentito.
Capire come e perché il ragazzo abbia deciso di spendersi nel sociale è non soltanto giusto, ma anche opportuno. Dovrebbe esserlo per tutti i candidati a cominciare da Klaus Davi, non nuovo ad esperimenti politici, che alcuni anni fa ha deciso di scegliere la Calabria per avviarsi alla “carriera” politica.
Lui che con questa regione ha ben poco da spartire. Tuttavia, secondo quell’antico detto per il quale “i santi nostrani proteggono i forestieri”, ha trovato il modo di essere eletto consigliere comunale a San Luca, sulla costa jonica, e da quella posizione tenta ora di spiccare il volo per accaparrarsi addirittura la poltrona di primo cittadino di Reggio Calabria.
Con quale esperienza e con quale capacità è da scoprire.
Così come rimangono da capire anche le motivazioni per le quali una persona, le cui origini sono tedesche anche se nato e cresciuto a Milano, scopre improvvisamente un “amore viscerale” per la Calabria; prima tenta di accreditarsi a Gioia Tauro e poi in altri comuni della provincia reggina che, però, gli rispondono picche. Alla fine approda a San Luca dove trova ospitalità e consenso politico. Adesso il signor “Davi” intende esibirsi nel salto della quaglia e per farlo si accontenterebbe della poltrona di primo cittadino di Reggio Calabria.
È vero che la libertà è il bene più prezioso per ogni essere umano, ma è legittimo che il retrogusto del sospetto scenda tra la gente e vi rimanga finché non è chiarito, specie quando quella terra si chiama Calabria che, come tutto il Sud, continua ad essere bistrattata ed emarginata dalle politiche del Nord. Per dirla per intero e senza riserve, è motivo di sospetto che un lombardo possa all’improvviso mostrare amore solidale per un territorio così lontano dal suo, nel quale è nato, cresciuto e si è formato.
Probabilmente avrebbe fatto bene Klaus Davi, prima di manifestare idee politiche scegliendo una regione del Sud e di chiedere fiducia all’elettorato reggino, a sottoporsi ad una lunga “quarantena”. Né può ritenersi sufficiente, per sanare pregiudizi e sospetti, la sola candidatura nella sua lista del giovane Santo Pennestrì il quale è sicuramente da encomiare per l’impegno che si prefigge di voler dare alla causa sociale giovanile di Reggio Calabria. Difronte a tale impegno, cade persino l’orticante precedente mafioso dello zio Pennestrì. Anzi, questa sua scelta di volersi spendere nel sociale può rappresentare solo un punto di merito.
Secondo un recente articolo di Antonello Caporale sul “Fatto Quotidiano”, e così si ritorna a Klaus Davi, la furbizia per gli italiani è un indicatore di virtù, in quanto potrebbe essere un “etimo” di furbo. Ma al di là di questi esercizi letterari, la società reggina si chiede cosa possa volere un “austro-ungarico” ancorché cresciuto nella pianura padana, dalla Calabria. Il sospetto che si possa trattare di una arrampicata politica verso vette sempre più importanti (alla Regione prima e poi al Parlamento) è quanto mai verosimile. Certo, si tratta di aspirazioni legittime, ma perché non provare a metterle in atto nella terra d’origine? Perché ha scelto la Calabria per fare politica? Questa, è bene rammentarselo, è una terra particolare, ricca di intelligenze e di professionalità così da essere governata in autonomia e senza “istitutori”.
Oggi a Reggio Calabria è il turno di un diciottenne, che ha abiurato all’attività mafiosa nonostante lo zio “capobastone”; un giovane che si propone di battersi per contribuire a dare alla sua terra un futuro migliorando le condizioni di vita specie in alcuni ambienti della sua città e aiutare i giovani a rendersi autonomi rispetto alle “sirene” ammaliatrici della delinquenza organizzata. Di questo i Klaus Davi dovrebbero prendere atto.
*giornalista

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