ROMA Senza prevenzione la situazione degli incendi in Italia è destinata a peggiorare: è quanto prospetta Greenpeace nel rapporto annuale sui roghi, in un’estate cominciata con l’evento che ha colpito il Gran Sasso a inizio agosto, e per il quale è stato chiesto lo stato di emergenza.
Le fiamme, poi, hanno divorato ettari di macchia mediterranea nel palermitano, in Campania e Calabria. Secondo l’associazione ambientalista l’approccio che si concentra sulla lotta agli incendi attivi piuttosto che sulla prevenzione non risolverà il problema e anzi porterà ad un peggioramento conseguente ai cambiamenti climatici: le condizioni meteorologiche estreme, infatti, predispongono la vegetazione a bruciare. Bisogna invece agire sulle cause, limitando l’abbandono di aree agricole e di pascolo, e migliorando la gestione del territorio. Negli ultimi anni nel Bacino Mediterraneo si è assistito a incendi sempre più vasti e severi – si spiega nel rapporto – con grandi superfici percorse e perdite di vite umane.
Dal 2000 al 2017 le aree interessate sono state 8,5 milioni di ettari, circa tre volte e mezzo la Sardegna. Solo in Italia negli ultimi 40 anni le fiamme hanno eliminato in media 107 mila ettari all’anno. I cambiamenti climatici, i roghi e il benessere delle foreste sono strettamente connessi tra loro. Da un lato, le foreste trattengono e assorbono carbonio, svolgendo quindi un ruolo determinante nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Dall’altro, l’aumento delle temperature medie annuali, l’alterazione delle precipitazioni e il verificarsi di eventi meteorologici estremi (per forza e frequenza) mettono a rischio funzionalità e salute degli alberi, diminuendone la capacità di regolare l’ecosistema.
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