di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME Appelli, proclami e promesse. E poi ci sono i fatti e lo scontro con la realtà che per la città di Lamezia continua ad essere durissima. Per la sanità della quarta città della Calabria le cose non fanno altro che precipitare, nonostante l’impegno profuso nel corso degli ultimi dalle associazioni del territorio. E poi dalla politica, con risultati molto poco apprezzabili.
LA RIORGANIZZAZIONE L’ennesima doccia fredda per Lamezia e l’ospedale “Giovanni Paolo II” è arrivata in queste ore, a seguito della delibera n. 496 del 25 agosto, pubblicata dall’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, retta dalla terna commissariale formata da Luisa Latella, Franca Tancredi e Salvatore Gullì, dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose.
Recependo il DCA n. 62, firmato dai commissari della sanità calabrese Cotticelli e Crocco, l’Asp catanzarese ha “aggiornato” la riorganizzazione della rete regionale dei laboratori pubblici.
LABORATORIO DI NEUROGENETICA La Struttura complessa di laboratorio di Patologia Clinica dell’ospedale di Lamezia è stata così riclassificata a struttura semplice dipartimentale. Peggio è andata al laboratorio di Neurogenetica. La struttura che rientra in quello che è il Centro regionale di Neurogenetica, l’unico in Calabria, sarà trasferito presso la struttura complessa di Genetica dell’AO “Mater Domini” di Catanzaro. Un brutto colpo, dunque, per il Centro che da anni – con molta fatica e grazie al lavoro di Amalia Bruni e della sua equipe – combatte una vera e propria guerra di sopravvivenza, nonostante nel tempo si siano susseguite copiose le promesse di governi, ministri e presidenti di Regione. Il Centro regionale di neurogenetica manterrà a Lamezia l’attività clinica ma questo “distacco” dal laboratorio è comunque un boccone amaro da digerire.
FUTURO NERO Una revisione in funzione di numeri, conti che non tornano e deficit da risanare. A farne le spese sono i territori e i cittadini e Lamezia, in questo senso, sta pagando ormai da anni. Tra reparti che chiudono (ad esempio Cardiologia), servizi sempre più ridotti all’osso e la carenza costante di medici e sanitari, il futuro del “Giovanni Paolo II” è nelle mani di un progetto più ampio che non prevede crescita e sviluppo, ma tagli e ridimensionamenti. (redazione@corrierecal.it)
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