di Michele Presta
COSENZA Serviranno altri esami e l’acquisizione di nuovi elementi. Il dato certo emerso dalla autopsia eseguita nella giornata di mercoledì sul corpo della donna deceduta all’Annunziata giovedì 20 agosto, incinta al sesto mese, è che è morta con il bimbo che aveva in grembo. Il destino li ha accomunati fino all’ultimo momento, Mariangela Colonnese e la 34enne originaria di Longobardi, comune in provincia di Cosenza, lamentava fin dai giorni precedenti all’ora che le è risultata fatale nausea e dissenteria per questo con il marito ha viaggiato su e giù dal centro tirrenico all’Annunziata di Cosenza. Viaggi all’ospedale per trovare conforto e portare a conclusione il periodo di gestazione. È difficile decifrare come mai i due abbiano perso la vita. Si dovrà indagare a fondo, soprattutto da un punto di vista clinico, ed è per questo che alle persone già iscritte nel registro degli indagati (personale sanitario che ha avuto in cura la donna), si aggiunto anche quella della ginecologa di fiducia. Il numero sarà inevitabilmente destinato a ridursi, l’avviso di garanzia notificato dalla procura di Cosenza ha permesso infatti ai professionisti che hanno incrociato il destino con la povera donna di partecipare attraverso i proprio consulenti all’esame autoptico, accertamento irripetibile. Dall’autopsia non sarebbero emersi particolari utili a chiarire in questa fase quello che sia successo la sera in cui è stato registrato il decesso. Gli organi della donna sembrerebbero essere a posto. Scartata l’ipotesi del distacco della placenta, l’unico dato clinico rilevante è l’occlusione intestinale di cui soffriva la donna. Se questo sia collegato direttamente alla sua morte e a quella del bambino lo dovranno stabilire altre analisi, acquisizioni documentali e investigazioni. Sarà compito della procura di Cosenza diretta da Mario Spagnuolo dimostrare l’eventuale colpevolezza dei professionisti iscritti nel registro degli indagati, se hanno fatto il massimo per Mariangela e per suo figlio. Sarà compito invece degli ispettori inviati dal ministro Roberto Speranza, capire in che condizioni si è operato nel reparto di ginecologia dell’Annunziata. Anche l’azienda ospedaliera ha disposto un’indagine interna. Controlli, che cercheranno di fare luce su un episodio straziante e sul quale adesso calerà il silenzio del rispetto per il dolore di una famiglia travolta da un dramma inaspettato.
L’ALLARME DEL SUL La polemica circa la necessità di una revisione e implementazione della pianta organica all’ospedale di Cosenza e in particolare al pronto soccorso, viene ribadita, da sindacato dei medici Sul Calabria. «Il numero esiguo e drammaticamente insufficiente, del personale complica un lavoro già così difficile e fa aumentare la possibilità di errore perché impedisce, di fatto, di prestare il giusto grado di attenzione ad ogni utente – spiega il segretario Aldo Libri -. A questo si aggiunga una struttura che, logisticamente, non consente di operare con la dovuta tranquillità e privacy. Tra qualche giorno dovremmo essere riconvocati dalla Prefettura sui medesimi argomenti che sono rimasti in sospeso nella riunione di inizio agosto. Speriamo che, nel frattempo, la magistratura fornisca elementi di certezza sul penoso caso avvenuto. In ogni caso il Sul continuerà a chiedere che il pronto soccorso funzioni normalmente e che ciascuno faccia il proprio dovere per evitare che possa esserci anche solo il sospetto di errori dovuti al massacrante carico di lavoro e di tensione che gli operatori subiscono. Attenzione: avvisiamo per l’ennesima volta che il pronto soccorso è al collasso e che si deve intervenire con tempestività a risolvere i problemi che sono stati sollevati. Abbiamo già depositato un esposto alla Procura della Repubblica. Vorremmo evitare di doverlo arricchire di nuovi episodi e nuove responsabilità». (m.presta@corrierecal.it)
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