COSENZA «Anche questa estate, le pagine dei giornali locali hanno pubblicato articoli e comunicati inerenti i due atavici problemi della nostra regione: ciclo integrato dei rifiuti e ciclo integrato delle acque. Ed in effetti, ancora una volta, i calabresi (ed i numerosi turisti provenienti da fuori regione) si sono trovati a vivere l’ennesima emergenza rifiuti: gli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) hanno palesemente mostrato tutti limiti con cui il legislatore calabrese li ha fatti nascere nel 2014, limiti cui non ha posto rimedio, ahinoi, la precedente Giunta Oliverio. L’ATO di Cosenza non è stato capace di individuare un sito idoneo per realizzare l’ormai indispensabile eco-distretto, il suo presidente si è dimesso ed è stato commissariato; gli impianti di conferimento privati funzionano a singhiozzi e il Presidente della Regione ha dovuto fare ricorso alle ordinanze per consentire in deroga di conferire i rifiuti nelle delle discariche ormai colme o fuori regione». Così in una nota il consigliere provinciale con delega all’ambiente, Giuseppe Gervasi.
«All’emergenza rifiuti – continua – deve aggiungersi l’emergenza del sistema delle depurazioni, ormai al collasso. Tema questo, su cui si sta animando, in questi ultimi giorni, un acceso dibattito politico.
Sarebbe ingiusto attribuire alla giunta regionale appena insediata le responsabilità di questa grave emergenza ambientale. È però legittimo attendersi ora dal Presidente Santelli e dai suoi Assessori delle risposte e soprattutto l’avvio di un nuovo corso. Non è più rinviabile una strutturale riorganizzazione del ciclo integrato delle acque e del ciclo integrato dei rifiuti.
A questo punto, considerando che i due organismi, Autorità Idrica Calabrese (Aic) e le cinque Ato (o ciò che ne discenderà visto il loro attuale fallimento) sono stati appositamente istituiti per gestire i settori dell’acqua e dei rifiuti, è obbligatorio domandarci che senso abbia tenere ancora in vita il Consorzio Valle Crati e la Sorical?»
Secondo Gervasi «è noto a tutti che il Consorzio dovrebbe avere le finalità statutarie di tutelare, valorizzare e risanare l’ambiente dei comuni interessati in tutti i suoi aspetti, funzioni che però vengono esercitate singolarmente da ciascun comune ed alle quali dovrebbero assolvere in via generale le Ato e l’Aic. È altrettanto noto a tutti che il consorzio Valle Crati è stato beneficiario di un finanziamento in project financing di circa 35 milioni di euro (di cui 26 milioni a titolo di fondi pubblici erogati dal Cipe) per ammodernare il sistema depurativo dell’area urbana di Cosenza e lo stesso impianto consortile di Coda di Volpe. A più di sei anni dall’ottenimento di tale finanziamento, inspiegabilmente i lavori non sono stati ancora avviati ed i comuni che dovrebbero esserne beneficiari, nel frattempo, devono fare i conti con un sistema depurativo inefficiente. Molti di essi addirittura sversano i reflui nei fiumi e nei torrenti con effetti devastanti per l’ambiente. Alcuni sindaci sono arrivati addirittura ad autodenunciarsi per evidenziare l’inadeguatezza dei loro depuratori comunali al fine di ottenere le risorse necessarie (disponibili, in quanto finanziate alla regione dalla UE) per adeguare i loro impianti. Insomma, un paradosso in salsa calabrese: milioni di euro destinati al sistema delle depurazioni fermi da anni, in un balletto di responsabilità tra Consorzio e Regione, con l’unica certezza che sono i comuni e i cittadini a pagarne il pesante prezzo.
Dall’altra parte abbiamo Sorical, una S.p.A. a prevalente partecipazione pubblica, in liquidazione dal 2012 (anche se pare che in molti non se ne siano accorti) che dovrebbe gestire, completare e ammodernare gli schemi idrici di grande adduzione della regione Calabria. In parole più semplici Sorical è il fornitore idrico per tutta la nostra regione. Ma come tristemente sappiamo – e questo è l’altro paradosso calabrese – la Calabria è una regione ricca di sorgenti e fonti d’acqua naturali, ma ogni estate, puntualmente, migliaia di cittadini rimangono con i rubinetti a secco!»
In questi giorni, l’Autorità Idrica della Calabria (Aic) dovrà decidere (con un ritardo di oltre due anni!!) la forma giuridica che deve rivestire il soggetto gestore del sistema idrico integrato. Tale gestione, in ossequio alla volontà popolare manifestata nel referendum del 2011, dovrà essere affidata ad un soggetto interamente pubblico che si occupi dell’intero ciclo: dalla captazione, alla distribuzione, fino alla depurazione ed alla fatturazione. È del tutto evidente, visti i risultati prodotti fino ad ora e lo stato fallimentare in cui si trova, che non può essere certamente Sorical il soggetto in questione. L’attuale fornitore idrico calabrese potrà certamente trasferire al nascente soggetto gestore il know how dei dipendenti Sorical, la cui salvaguardia lavorativa dovrà essere garantita.
Dunque è arrivata la stagione delle riforme ed è questa la grande sfida che la Giunta regionale dovrà essere capace di cogliere e vincere. Solo se usciremo dalle perenni emergenze ambientali, potremo realmente presentarci come una regione in grado di attrarre turisti da ogni parte del mondo e di generare ricchezza e occupazione. Fino a quando continueremo a parlare di discariche colme, di strade invase dai rifiuti, di mare sporco, di enti strumentali usati come carrozzoni dove sistemare i soliti personaggi ed i “trombati” della politica, vorrà dire che la classe dirigente calabrese non è stata in grado di rappresentare le istanze dei cittadini e vorrà dire che la politica avrà continuato miseramente a fallire».
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