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L'ex direttrice del carcere di Reggio si difende: «Nessun favore ai boss»

È durato cinque ore e si è concluso a tarda sera l’interrogatorio di garanzia di Maria Carmela Longo, arrestata lo scorso 25 agosto per concorso esterno con la ‘ndrangheta. L’avvocato difensore: «i…

Pubblicato il: 28/08/2020 – 9:55
L'ex direttrice del carcere di Reggio si difende: «Nessun favore ai boss»

REGGIO CALABRIA È durato cinque ore e si è concluso a tarda sera l’interrogatorio di garanzia dell’ex direttrice del carcere di Reggio Calabria Maria Carmela Longo, arrestata il 25 agosto per concorso esterno con la ‘ndrangheta. L’indagata, che fino a pochi giorni fa ha guidato la sezione femminile del carcere di Rebibbia ha risposto alle domande del gip Domenico Armoleo e dei due sostituti procuratori della Dda Stefano Musolino e Sabrina Fornaro.
Assistita dall’avvocato Giacomo Iaria, Maria Carmela Longo si è difesa dall’accusa di aver favorito boss e luogotenenti dei clan reggini detenuti nel carcere di Reggio Calabria. «La dottoressa Longo – ha spiegato il legale – contesta di aver favorito alcuno e di aver creato un regime preferenziale. Il concorso esterno presuppone che la mia assistita avesse coscienza di favorire la ‘ndrangheta. Ma non è stato così tanto è vero che tutte le ispezioni fatte al carcere non si sono tradotte in procedimenti disciplinari. Che a Reggio Calabria ci potesse essere la possibilità per i detenuti di collocarsi in una sezione piuttosto che in un’altra è vero, ma che questo sia funzionale a favorire la ‘ndrangheta è tutto da dimostrare. La dottoressa Longo ha sottolineato, inoltre, ha sempre operato di intesa con gli organi superiori dai quali ha ricevuto assensi e riconoscenze». «In particolare – ha riferito il legale – la dottoressa Longo ha spiegato di avere gestito l’istituto in condizioni di sovraffollamento e in presenza di carenza di organico, presentando sempre tali problematiche agli organi superiori, ricevendo apprezzamento per le sue capacità organizzative al punto che, a fine 2018, le è stato proposto un incarico prestigiosissimo, di vice capo al dipartimento al Dap, che ha rifiutato per ragioni personali. Incarico che generalmente viene ricoperto da un magistrato, ma che le è stato proposto in forza delle sue riconosciute capacità organizzative». La dottoressa Longo ha anche spiegato che «la mancata osservazione di alcune circolari – ha riferito ancora il legale – o la gestione probabilmente anche troppo confidenziale con i familiari dei detenuti, rientra nel suo percorso comportamentale teso al raggiungimento della migliore funzionalità dell’istituto».
L’avvocato Iaria non ha formulato al gip la richiesta di revoca degli arresti domiciliari ma «alla luce dell’interrogatorio di garanzia – conclude il difensore – il prossimo passaggio sarà il Tribunale della Libertà dove discuteremo non solo delle esigenze cautelari ma anche della gravità indiziaria».

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