CATANZARO La riforma delle Camere di commercio, che si prolunga ormai da 5 anni, è tornata alla cronaca nelle ultime settimane dopo che una sentenza della Corte Costituzionale ha rigettato i ricorsi di alcuni soggetti istituzionali contro il provvedimento. A seguito di ciò, la Regione Piemonte ha ritirato il ricorso dando il via libera ai suoi accorpamenti, si sono sbloccate le fusioni di Prato e Pistoia, Avellino e Benevento, Latina e Frosinone. Infine il Governo, nel Decreto di agosto, ha introdotto un termine ravvicinato per la chiusura di questo processo. Il tema è però attuale e sentito anche in Calabria dove da tempo sul tavolo si discute dell’accorpamento delle Camere di Crotone, Vibo e Catanzaro. In ordine di tempo, uno degli ultimi interventi a riguardo è stato quello della Camera di Commercio crotonese che ha lanciato un appello alle rappresentanze parlamentari della provincia: «Tra le pieghe del cosiddetto “Decreto Agosto” è stata inserita, all’art. 59 (della bozza 7 agosto 2020 ore 17:10), la norma pensata per la semplificazione dei procedimenti di accorpamento delle Camere di Commercio. La norma definisce, al comma 1, dei vincoli temporali perentori per la conclusione dei processi di accorpamento in corso e per l’insediamento degli organi di governance delle nuove Camera di Commercio “accorpate” (60 giorni a decorrere dall’approvazione del DL) che già oggi sappiamo non essere sufficienti ad esperire tutte le procedure necessarie. Qualora, decorso il temine, gli Enti interessati non avranno concluso l’iter e non si saranno quindi accorpate insediando i nuovi organi, il trentunesimo giorno dal precedente termine gli organi in essere – ad eccezione del Collegio dei Revisori – saranno dichiarati decaduti e alla Regione di riferimento sarà affidato il compito di nominare un Commissario straordinario che proceda, questa volta senza alcuna indicazione sui tempi, al completamento della procedura di accorpamento». Tema rilanciato durante l’incontro dello scorso 27 agosto proprio alla Camera di Commercio del capoluogo.
«LA FUSIONE POTREBBE PORTARE MOLTI BENEFICI» «Come vice presidente di Unioncamere, vorrei chiarire alcune delle perplessità sollevate, allo scopo di far capire i vantaggi che la riorganizzazione del sistema camerale ha prodotto e produrrà ancora di più una volta completata». A dirlo è Andrea Prete, che rilancia la questione degli accorpamenti definendo gli aspetti qualitativi. «Dove le Camere si sono accorpate, le imprese hanno avuto solo da guadagnare. Le sedi sono state mantenute, la rappresentanza dei territori è garantita, non ci sono stati rallentamenti dei servizi anzi, semmai, l’intervento della Camera è stato potenziato. La riforma garantisce infatti che le sedi attuali, presenti in ogni capoluogo, restino operative mentre la rappresentanza dei territori viene assicurata dalla nomina o del presidente o di un vicepresidente per ciascuna Camera. Infine, le procedure di accorpamento non determinano rallentamenti dell’attività. Uffici, personale e sportelli restano operativi». Secondo Prete, questo sistema cela in sé una serie di benefici: «L’esperienza maturata già in una quarantina di Camere che hanno concluso gli accorpamenti dimostra che queste unioni sono un vantaggio per le imprese. Grazie a questo riassetto, il sistema camerale risparmierà ogni anno oltre 50 milioni di euro in minori costi di gestione. Queste risorse ritornano alle imprese in termini di investimenti e servizi innovativi. La riorganizzazione degli uffici consente di destinare a una funzione di servizio diretto alle imprese anche personale che svolgeva mansioni amministrative. Crescere di “taglia”, poi, consente di avere maggior peso nel confronto con le altre istituzioni territoriali. E questo facilita l’accesso a risorse nazionali ed europee che possono contribuire allo sviluppo dei nostri territori e delle nostre imprese. Oggi le Camere, dalle 105 che erano, sono diventate 82. Sono in arrivo altri accorpamenti. Insomma, siamo alle battute finali. Chiudiamo questo percorso per dare nuovo vigore e coesione all’azione delle Camere di commercio».
x
x