REGGIO CALABRIA Sono sei gli indagati dell’inchiesta “Cara accoglienza” coordinata dalla Procura di Palmi che, prima di Ferragosto, aveva notificato l’avviso di conclusione indagini al sindaco di Varapodio Orlando Fazzolari, di Fratelli d’Italia. Quest’ultimo è accusato di una gestione personale e discrezionale del centro di accoglienza per cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale, attivo nell’agriturismo “Villa Cristina” dal settembre 2016 all’aprile 2018.
Assieme a Fazzolari sono indagati la titolare della cooperativa sociale “Itaca” Maria Giovanna Ursida, due commercianti di abbigliamento, Carlo Cirillo ed Ernesto Cruciani, e due ispettori della Prefettura di Reggio Calabria, Pasquale Modafferi e Salvatore Del Giglio. Questi ultimi sono accusati di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.
Secondo il procuratore della Repubblica di Palmi Ottavio Sferlazza e il pm Salvatore Rossello, infatti, in concorso con Ursida i due funzionari ispettori, «a seguito di un controllo effettuato presso il centro di accoglienza “Villa Cristina”, finalizzato alla verifica del regolare funzionamento del centro e del corretto impiego dei fondi stanziati dalla prefettura di Reggio Calabria», avrebbero redatto «falsamente il verbale ispettivo del 5 settembre 2017 omettendo di indicare l’assenza di trasparenza in ordine alla regolarizzazione contrattuale delle cuoche e alla fornitura degli alimenti acquistati dal Comune di Varapodio».
Inoltre, i due funzionari pubblici avrebbero omesso di indicare «la mancata manifestazione di interesse da parte del Comune di Varapodio per altre cooperative oltre la “Itaca” affidataria della convenzione per la gestione dei servizi relativi al terzo settore del medesimo Comune».
Salvatore Del Giglio è lo stesso ispettore che, assieme ad altri due colleghi della Prefettura di Reggio Calabria, nel dicembre 2016 aveva redatto la relazione sulla gestione dello Sprar da parte del Comune di Riace, allora guidato dal sindaco Domenico Lucano, contestando, tra le varie cose, proprio la mancata manifestazione di interesse nella scelta delle associazioni che lavoravano per i migranti.
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