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Sanità, l'appello di Sapia: «Sostituire l'intera struttura commissariale»

Il deputato del M5S al ministro Speranza e al vice Sileri: «Non è più possibile gestire il piano di rientro in remoto, con commissari che restano chiusi in una stanza»

Pubblicato il: 01/09/2020 – 9:42
Sanità, l'appello di Sapia: «Sostituire l'intera struttura commissariale»

ROMA «La struttura commissariale per la sanità calabrese va sostituita subito. Essa ha fallito per due motivi: primo, non si è raccordata con i commissari delle aziende del Servizio sanitario regionale, nominati dal governo in virtù del decreto Calabria; secondo, non ha mai voluto mettere mano alla rete dell’assistenza ospedaliera, considerando sacro il decreto commissariale numero 64 del 2016 di Scura e Urbani, che invece fa a pugni con le esigenze dei territori ed è pertanto vecchio, inadeguato e da rifare, intanto perché ha ignorato l’obbligo tassativo di riattivare gli ospedali di Praia a Mare e Trebisacce».
Lo afferma, in una nota, il deputato M5S Francesco Sapia, della commissione Sanità, che aggiunge: «Sostituire soltanto il commissario Saverio Cotticelli non avrebbe senso, perché il piano di rientro è, come sanno bene gli addetti ai lavori, sotto il controllo prevalente della sub-commissaria Maria Crocco, che ha la stessa visione burocratica della dirigente Angela Adduce, del ministero dell’Economia e delle Finanze, la quale ha a lungo taciuto sull’aumento del disavanzo sanitario e non ha mai voluto rispondere alle tante questioni che come Movimento 5 Stelle abbiamo posto, con cognizione e puntualità, in ordine alle carenze e ai paradossi della sanità regionale; a partire dal bengodi del policlinico universitario Mater Domini, riempito di soldi ma senza Pronto soccorso ed emergenza-urgenza».
«Se davvero hanno a cuore la sanità calabrese, il ministro della Salute Roberto Speranza e il suo vice Pierpaolo Sileri – conclude Sapia – focalizzino il punto: non è più possibile gestire il piano di rientro in remoto, con commissari che restano chiusi in una stanza, che non è quella di Gino Paoli, non comunicano con i vertici delle aziende del Servizio sanitario regionale e addirittura eseguono ordini impartiti da burocrati di Roma, confermati malgrado le loro gravi responsabilità».

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