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'Ndrangheta, le rivelazioni del collaboratore aprono nuove indagini

Il racconto di Emanuele De Castro è stato fondamentale per la Dda di Milano che oggi ha arrestato 11 persone nell’ambito di un’inchiesta sulla ‘ndrangheta a Legnano-Lonate Pozzolo. Il consulente de…

Pubblicato il: 03/09/2020 – 12:09
'Ndrangheta, le rivelazioni del collaboratore aprono nuove indagini

MILANO Fondamentali per le indagini della Dda di Milano sono state le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Emanuele De Castro, palermitano ma da anni residente a Lonate Pozzolo, che è stato il principale collaboratore di Vincenzo Rispoli, ritenuto il capo della “locale” di Legnano in virtù delle parentele con i Farao-Marincola. Nel 2019 De Castro ha ammesso ai pm l’esistenza della locale di Legnano – Lonate Pozzolo, precisando i rapporti di collaborazione con la locale di Cirò, inoltre ha ricostruito il suo ingresso descrivendo il rito di affiliazione, i partecipanti e le cariche assunte. De Castro non ha solo confermato le evidenze raccolte dagli investigatori ma ha anche fornito informazioni nuove e inedite riguardanti – come scrive il gip Alessandra Simion nella sua ordinanza – «sia persone non ancora indagate, che reati (in particolare omicidi) non ancora risolti. (…) La sua collaborazione ha portato la procura ad aprire nuovi filoni di indagine, ha consentito altresì il rinvenimento di un considerevole quantitativo di armi e di un potente esplosivo (tutagex), in tal modo sottratti alla disponibilità dell’associazione mafiosa». L’esplosivo a cui si fa riferimento è stato trovato il 3 gennaio 2019 a Ferno (Varese) dai carabinieri di Busto Arsizio a casa di Nicodemo Abbruzzese, che custodiva una pistola con matricola abrasa, un fucile calibro 12 a canne mozze, e 7 candelotti di tutagex 821, quest’ultimo confezionato in una busta di plastica con la scritta “Ortofrutta Rispoli Corso Italia 4, Vanzaghello (Milano)”, negozio di proprietà di un nipote di Vincenzo Rispoli. Il tutagex è un esplosivo gelatinoso che si usa nelle cave e che è stato adoperato in diverse occasioni anche dalla criminalità organizzata dell’est Europa.
CONSULENTE PROCURA COLLABORAVA CON LOCALE Tra i personaggi coinvolti nell’indagine anti-‘ndrangheta dei carabinieri di Milano che ha portato a 11 custodie in carcere c’è Giovanni Vicenzino, titolare di una agenzia investigativa e in passato collaboratore della procura di Busto Arsizio. Le indagini hanno accertato che ha fornito all’altro indagato, Santo Cataldo Casoppero, informazioni “in merito all’imminenza dei provvedimenti restrittivi eseguiti il 17 maggio 2017 dall’autorità di Busto Arsizio nei confronti di Danilo Rivolta, al tempo sindaco di Lonate Pozzolo, eletto grazie al sostegno politico della ‘locale’ (l’articolazione locale del gruppo criminale, ndr)”. Casoppero ha legami con la ‘locale’ di Legnano – Lonate e la sua contropartita per le prestazioni fornite da Vicenzino sarebbe stata l’impegno a sostenere politicamente suo figlio Marco “promettendogli di raccogliere voti a suo favore”. Il rapporto di confidenza tra i due è dimostrato da intercettazioni a distanza di due anni, tra il 2017 e il 2019. E’ Casoppero a ribadire quanto tenga a Vicenzino perché “funzionale a ottenere informazioni riservate provenienti dalla procura di Busto Arsizio e ad eludere eventuali attività di indagine in corso”. “Lui fa l’investigativa con il tribunale di Busto, me lo tengo buono per questo. Ti dà tutte le informazioni”, dice Casoppero durante una conversazione registrata in auto. Proprio il pericolo di essere intercettati in auto aveva spinto Vicenzino ad aiutare l’amico nella “pulizia” del veicolo. In particolare Casoppero dice a Vicenzino di essere preoccupato dopo il rinvenimento dei carabinieri di armi ed esplosivo a casa di Nicodemo Abbruzzese e teme di avere cimici sulla vettura. Vicenzino provvede alla bonifica spiegando i punti preferiti per l’installazione e i trucchi del mestiere. Una sorta di tutorial per scoprire le microspie.

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