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Infezione al Cas di Amantea, nuovo screening tra i migranti. Arrivato l'esercito

Rientrata la tensione all’interno del Centro di accoglienza di Via Firenza dopo le proteste di giovedì mattina. L’area è presidiata dalla forze dell’ordine in attesa dell’arrivo dell’esercito. Le a…

Pubblicato il: 04/09/2020 – 11:42
Infezione al Cas di Amantea, nuovo screening tra i migranti. Arrivato l'esercito

di Roberto De Santo
AMANTEA È ritornata alla normalità la situazione al Centro di accoglienza straordinaria “Ninfa Marina” di Amantea dopo i tafferugli di giovedì mattina. L’intera area dove sorge la struttura in via Firenze è comunque costantemente presidiata dalle forze dell’ordine rafforzate dall’arrivo dei militari – provenienti dal contingente Calabria che erano stati impiegati in funzione antimovida a Diamante – dopo le proteste scoppiate giovedì mattina a seguito dell’interdizione ad uscire dal Centro dove risiedono i 26 risultati positivi al Coronavirus. Un ordine partito per far rispettare la quarantena scattata – precauzionalmente – per tutti gli ospiti della struttura.Si tratta di un centinaio di extracomunitari che da diversi anni vivono all’interno dell’ex albergo “Ninfa Marina” e che avendo avuto contatti con i 26 potrebbero rientrare nella catena dei contagiati. Anche se lo screening effettuato tramite tamponi dagli uomini della Usca di San Lucido ha restituito esito positivo “solo” per i ventisei: 25 extracomunitari e un operatore culturale che lavora all’interno della struttura.
Intanto il personale sanitario del dipartimento di Prevenzione del distretto di Amantea sta predisponendo gli altri screening sugli altri ospiti presenti in struttura.
La prima campionatura processata nei laboratori dell’Azienda ospedaliera di Cosenza non ha completato i tamponi a tutte le persone presenti all’interno della struttura. Da qui la quarantena precauzionale fatta rispettare anche con l’uso delle forze dell’ordine che presidiano l’area. Ai carabinieri della locale stazione si sono infatti aggiunti i rinforzi arrivati dal comando provinciale di Cosenza e sono presenti anche gli agenti del Commissariato di polizia di Paola.  A cui i militari del contingente dell’esercito inviati ad Amantea dopo il vertice di mercoledì sera in Prefettura di Cosenza dovrebbero dare il cambio.
Nel programma sanitario di prevenzione, inoltre, è previsto nei prossimi giorni prima un nuovo giro di tamponi per tutte le persone presenti in struttura e anche un’indagine epidemiologica approfondita per comprendere gli eventuali contatti avuti tra i 26 extracomunitari positivi e le persone esterne alla struttura. In questo senso è stata già programmata un’eventuale campagna di campionatura anche tra questi contatti. Ricordiamo che alcuni migranti vivendo da diversi anni ad Amantea avevano intrecciato rapporti di collaborazione con attività produttive presenti in zona soprattutto nel settore agricolo. Proprio seguendo questa pista, gli uomini del dipartimento di prevenzione stanno appurando se ci siano stati o meno contatti diretti con persone del luogo. E successivamente scatterebbero i tamponi. Infine, si è appreso che la task force dell’Asp di Cosenza, per gestire in sicurezza il focolaio all’interno del Cas di Amantea, utilizzerà il protocollo sanitario già messo in campo con successo all’interno della Rsa di Villa Torano, considerato il focolaio più grande della provincia di Cosenza e ribattezzato “Modello Torano”.  Il sistema di gestione prevede la permanenza di tutte le persone nella struttura “Ninfa Marina” che sarà suddivisa in due compartimenti stagni: una zona “Rossa” per tutti i positivi, separata da una seconda zona definita “Grigia” nel quale saranno sistemate tutte le persone risultate al momento negative, ma che hanno avuto comunque contatti stretti con le persone contagiate e per questo in isolamento.
Una situazione dunque attentamente monitorata tesa a prevenire un eventuale focolaio di contagi anche all’esterno della struttura. Restano così con il fiato sospeso anche i cittadini che risiedono ad Amantea. Anche se allo stato attuale la situazione infettiva sembra essere circoscritta solo all’interno del Centro di accoglienza. (r.desanto@corrierecal.it)

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