BOLOGNA «Io all’epoca scrivevo sulla Gazzetta di Reggio Emilia di politica locale e imprenditoria locale. Oggi salta fuori che in quegli anni la ‘ndrangheta era stata in qualche modo incaricata di sistemarmi. Ma se io scrivo di imprenditoria e di politica, cosa c’entra la ‘ndrangheta? Quali sono i legami?». Se lo chiede il giornalista Donato Ungaro intervenuto questa mattina a una conferenza stampa a Bologna in cui la Fnsi ha promosso una sorta di “scorta mediatica” per tenere alta l’attenzione sulle minacce di cui il cronista è stato oggetto a seguito di una serie di suoi articoli nei primi anni 2000 relativamente alla politica e all’economia locale di Brescello, comune in provincia di Reggio Emilia.
Oltre al presidente Fnsi Giulietti, erano i presenti i responsabili dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna e di Aser i quali hanno inoltre chiesto un’audizione a Roma, in commissione antimafia, per far conoscere tutta la vicenda a livello nazionale evitando l’isolamento dello stesso Ungaro. Poche settimane fa, durante un filone del processo Aemilia, il pentito Vincenzo Marino aveva dichiarato come «a Reggio Emilia si doveva sistemare un assessore comunale per un piano regolatore e un giornalista che dava fastidio, il dottore Ungaro». Il cronista, dopo quegli articoli, sarebbe stato licenziato tanto che oggi è un autista dei bus di Bologna in aspettativa, «senza stipendio – ha dichiarato – per non mettere a rischio la salute dei passeggeri. Io credo che sia fondamentale per me e per tutti gli emiliano-romagnoli – ha aggiunto – capire questo legame. Perché è arrivata la ‘ndrangheta quando io parlavo di altri due soggetti?».
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