VIBO VALENTIA «Crotone e Vibo Valentia sono state specialmente penalizzate, durante l’estate 2020, quanto ad accessibilità dei rispettivi musei archeologici statali e servizi offerti ai visitatori (nonostante l’encomiabile impegno del personale superstite), scoraggiati anziché invogliati/assecondati nel loro desiderio di goderne. L’interrogazione al ministro Franceschini pubblicata dal Senato venerdì 4 settembre si propone, perciò, di vedere chiarite ufficialmente le ragioni di quanto accaduto, nella convinzione che alcune responsabilità non siano imputabili alla pandemia – capro espiatorio abusato – ma ad una comprovata incapacità gestionale». Così Margherita Corrado, senatrice in quota al Movimento 5 stelle.
«Su 17 “luoghi della cultura” calabresi in capo alla Direzione regionale Musei (ex Polo museale della Calabria) – continua – ben 12 sono infatti i musei archeologici e se la città pitagorica ne conta due, distribuiti tra l’area urbana e Capo Colonna, mentre a Vibo ne spetta uno (lo splendido “Vito Capialbi” ospitato nel castello federiciano che domina la cittadina tirrenica), significa che i capoluoghi delle due province calabresi ‘minori’ concentrano un quarto degli istituti di quel tipo nell’intera regione. Se aggiungiamo la fortezza di Le Castella nel Marchesato e il Museo diocesano di Mileto nel Vibonese, saliamo a 5 “luoghi della cultura” riconosciuti dal MiBACT su 17 totali.
Nonostante il dato numerico complessivo non irrilevante, i tre musei archeologici hanno risentito delle difficoltà di riapertura dopo il lockdown ben oltre il lecito: Capo Colonna non ha ancora riaperto ed è stata spogliata di parte del personale ministeriale assegnatole, mentre Crotone-città e Vibo hanno stentato non poco a riavviarsi e tuttora funzionano molto sotto tono, benché gran parte delle loro criticità, oggettive, risalga più indietro del 4 marzo 2020. Tale problematica non è di sapore prettamente locale, come potrebbe sembrare, ma emblematica della condizione di abbandono in cui versano gli istituti del MiBACT non dotati di autonomia speciale, cioè, per restare ai musei statali, la larghissima maggioranza dei 560 totali».
«A Dario Franceschini, da sempre vigile e solerte quando si tratta di affrontare e risolvere le problematiche degli uffici/istituti ministeriali calabresi, si chiede innanzi tutto: “se non ravvisi nella perdurante chiusura del Museo di Capo Colonna, e di quello soltanto in tutta la Calabria, gli estremi di una immotivata interruzione di pubblico servizio della quale la Direzione generale Musei dovrebbe seriamente chiedere conto ai direttori regionale e locale, fino a valutare l’ipotesi di un’avocazione dei due Istituti da parte del neo-dirigente generale, prof. Massimo Osanna, come già richiesto pubblicamente dall’interrogante”. E in secondo luogo: “se non ritenga di dover spendere ogni energia per far sì che nei musei statali di tutto il territorio nazionale tornino al più presto ad essere garantiti i livelli minimi di servizio assicurati ai visitatori dalla specifica Carta dei servizi, anche in considerazione dell’aporia tra situazioni come quella calabrese qui descritta e gli impegni finanziari assunti dal Ministro verso i musei non statali (50 milioni), per consentire loro di superare indenni la difficile stagione, e persino nei confronti degli operatori coinvolti in mostre annullate o rinviate a causa del Covid 19”.»
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