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«Gallo istituisca tavoli tematici consultivi per elaborare il Piano sociale regionale»

Il consigliere regionale Francesco Pitaro (Gruppo Misto) auspica un confronto sulla bozza del documento dell’assessorato alle Politiche sociali: «L’ultimo risale al triennio 2007-2009»

Pubblicato il: 05/09/2020 – 10:51
«Gallo istituisca tavoli tematici consultivi per elaborare il Piano sociale regionale»

CATANZARO «Se l’intento dell’assessore Gallo è quello di trasformare la bozza del Piano sociale regionale per il triennio 2020-2022 in testo definitivo da sottoporre alla Giunta entro la fine dell’anno, è auspicabile che un confronto con i “tecnici” del settore, imprescindibile per capire quali siano i reali bisogni delle persone, venga avviato il prima possibile. Sicuramente è apprezzabile l’apertura dell’assessorato alle Politiche sociali a rendere la bozza suscettibile di modifiche e/o integrazioni da parte della società civile e degli stakeholders, ma di fatto non sono stati ancora istituiti tavoli tematici consultivi con gli attori principali della macchina sociale». Lo afferma il consigliere regionale Francesco Pitaro (Gruppo Misto) esprimendosi su un documento «che arriva dopo ben 11 anni di silenzio: l’ultimo Piano sociale regionale, strumento irrinunciabile con cui si pianificano i servizi e gli interventi in campo socio-assistenziale e socio-sanitario, risale al triennio 2007-2009 – l’unico approvato dopo l’emanazione della legge regionale 23 del 2003 in attuazione alla legge quadro 328 del 2000 – laddove le altre regioni del Paese lo emanano con puntualità ogni tre anni. Difficile da credere, eppure la Calabria vive da oltre un decennio senza alcuna direttiva chiara e precisa riguardo un settore così importante e delicato».
«Ma il vergognoso ritardo – denuncia il Consigliere regionale – non è l’unica criticità che interessa il Piano sociale regionale: nel processo di ultimazione della bozza ad oggi manca un dialogo costante in primis con gli Ambiti Territoriali, i quali, tenendo conto di dati, esigenze e difficoltà che insistono a livello locale, di norma hanno il compito (e le competenze) di redigere i Piani di Zona, ovvero lo strumento con cui sarebbe possibile fornire risposte integrate ai crescenti bisogni del territorio calabrese. Manca inoltre un’interlocuzione con l’Anci, il Forum del Terzo Settore, l’Alleanza contro le povertà, l’Ordine Professionale degli Assistenti Sociali della Calabria, gli Osservatori regionali, le Università calabresi (che potrebbero essere coinvolte nell’elaborazione e nell’analisi dei dati quantitativi e qualitativi), i sindacati confederali e tutto il mondo dell’associazionismo. Va da sé che risulta troppo generico, scarno e incompleto un documento elaborato senza la partecipazione di coloro i quali vivono ogni giorno in prima persona le innumerevoli problematiche sparse sul territorio».
«La crisi economica in atto, acuita dalla pandemia globale – conclude Pitaro – sta avendo ripercussioni profonde sul tessuto sociale della regione: le maglie più fragili della società calabrese, infatti, vivono un disagio che non può più rimanere inascoltato. È arrivato il momento che chi di dovere si assuma le proprie responsabilità e operi concretamente per sconfiggere gravissime emergenze non più tollerabili».

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