Aderisco all’appello dei costituzionalisti per il NO al Referendum del 20 e 21 settembre prossimo, per aver attentamente valutato le ragioni e le ricadute che la vittoria del SI potrebbe determinare sull’assetto democratico del nostro Paese.
Quando si affronta la materia delle riforme costituzionali bisognerebbe muoversi sempre con estrema cautela poiché la Costituzione regola la libertà, i diritti e i doveri dei cittadini e di chi li rappresenta.
Ed è senz’altro dovere delle forze politiche quello di contribuire a formare un’opinione informata dei cittadini, perché possano scegliere consapevolmente.
La proposta referendaria di riforma costituzionale si limita, esclusivamente, ad un taglio lineare di deputati e senatori, che non incide, in alcun modo, sui meccanismi decisionali della nostra democrazia, se è vero, come è vero, che non cambia il bicameralismo paritario, non muta la “doppia fiducia” delle Camere verso il Governo, non si snellisce il procedimento legislativo, non viene contenuto l’abuso della decretazione d’urgenza, della questione di fiducia e dei maxiemendamenti.
Tutti aspetti di cui si discute da almeno quaranta anni e che, purtroppo, non hanno mai prodotto risultati concreti.
Il ridimensionanento del numero dei parlamentari non è sinonimo di miglioramento della democrazia se questo determinerà una minore rappresentanza dei territori più periferici e più piccoli, come quello calabrese, che vedranno poco rappresentate le proprie istanze e risolti, ancor meno, i propri problemi.
L’inesattezza circolante in favore di un SI è che il Parlamento italiano è il più numeroso d’Europa, dimenticando o omettendo colpevolmente di dire che molti Paesi Europei non hanno un sistema bicamerale e che laddove invece esistono Camera Alta e Camera Bassa (esempio Regno Unito) i parlamentari sono più numerosi, in senso assoluto, di quello italiano.
La verità è che la modifica costituzionale proposta porterà un passo in più verso l’oligarchia della casta, cioè di quell’insieme ristretto di individui che prendono le decisioni che contano: dai dirigenti di partito alle lobby finanziarie che prosperano se chi rappresenta il popolo è indebolito.
In ultimo, mi si consenta di dire che illusorio è il paventato risparmio per gli italiani: si tratta di un risparmio di 0,96 centesimi di euro all’anno per cittadino, ovvero meno di un caffè!
Ora, la domanda sorge spontanea: la democrazia può valere meno di un caffè? Credo proprio di NO!
* sindaco di Aprigliano
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