COSENZA Prende carta e penna l’avvocato Marcello Manna e fornisce la sua versione dei fatti dopo la pubblicazione della notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati con l’accusa di corruzione per aver fatto scagionare un suo assistito finito a processo con l’accusa di omicidio. «Mi preme chiarire che la notizia relativa ai medesimi fatti era già stata riportata mesi fa, molto prima dello stesso avviso di garanzia. Contestualmente all’avviso di garanzia i giornali riportano atti non ancora conosciuti dai diretti interessati» spiega l’avvocato. Insieme a lui sono indagati il giudice d’Appello del tribunale di Catanzaro, Marco Petrini e l’avvocato Luigi Gullo. «Si parla di avviso di garanzia come mezzo a tutela dell’indagato ma per come viene rappresentato da alcuni “specialisti della informazione giudiziaria” di tutto si può parlare tranne che di garanzie dell’indagato. Spiace deludere questi soggetti. L’avviso di garanzia notificato insieme alla richiesta di incidente probatorio per esaminare il dott. Petrini dimostra soltanto la necessità, da parte della procura, di fare chiarezza sulle tante, diverse ed inconciliabili dichiarazioni rese e sul contrasto degli elementi di accusa – dice Manna -. Un tentativo disperato per provare a mantenere in vita una ipotesi accusatoria inesistente.
Ad oggi sono numerosi i provvedimenti che sono stati emessi da varie autorità e che hanno qualificato come intrinsecamente inattendibili le dichiarazioni del dott. Petrini». «Sono certo di una celere e positiva definizione della vicenda processuale – ha concluso Manna -. I diritti posti a garanzia di ogni cittadino indagato non devono consistere in meri enunciati ma devono trovare applicazione concreta anche nella informazione quotidiana.
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