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Faida nelle Preserre, chieste 12 condanne

Il pm Annamaria Frustaci ha invocato pene dai 12 ai 3 anni di reclusione  nei confronti degli imputati implicati nella guerra di mafia dalla quale è scaturito il duplice tentato omicidio di Giovann…

Pubblicato il: 07/09/2020 – 20:46
Faida nelle Preserre, chieste 12 condanne

VIBO VALENTIA Dodici condanne dai 12 anni ai 3 anni di reclusione sono state invocate dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, nei confronti degli imputati implicati nel processo “Black Widows”, letteralmente “Vedove nere”, nato per far luce sul duplice tentato omicidio di Giovanni Alessandro Nesci e del fratello 13enne affetto da sindrome di down. I reati a vario titolo contestati agli indagati sono tentato omicidio, detenzione, porto di armi, riciclaggio, tutti aggravati dal metodo mafioso. Il fatto è avvenuto nel centro storico di Sorianello il 28 luglio 2017 e secondo gli inquirenti lo scontro tra le famiglie Nesci e Inzillo si inquadrerebbe nella faida di ‘ndrangheta in atto da anni nelle Preserre vibonesi tra i clan Loielo ed Emanuele.
LE CONDANNE Il magistrato ha chiesto la condanna a 10 anni e 6 mesi per Vincenzo Cocciolo, di 32 anni, di Gerocarne; 10 anni e 10 mesi per Rosa Inzillo, di 52 anni, di Sorianello; 6 anni e 6mila euro di multa per Viola Inzillo, di 54 anni, nativa di Sorianello e residente a Gerocarne; 12 anni e 6 mesi Michele Nardo, di 49 anni, di Sorianello; 3 anni e 6mila euro Teresa Inzillo, di 57 anni, di Gerocarne; 10 anni e 6 mesi Antonio Farina, di 45 anni, di Soriano Calabro; 4 anni e 4 mesi Domenico Inzillo, di 65 anni, nativo di Sorianello, ma residente a Francica; 4 anni e 6mila euro Michele Ida’, 23 anni, di Gerocarne; 4 anni e 6mila euro Ferdinando Bartone, 21 anni, di Gerocarne; 4 anni e 6 mesi (e 6mila euro) Salvatore Emmanuele, di 26 anni, di Gerocarne; 6 anni e 6 mesi (piu’ 8mila euro di multa) Gaetano Muller, di 21 anni, di Sorianello; 3 anni e 6mila euro Maria Rosaria Battaglia, di 86 anni, di Sorianello. 
L’INDAGINE A coordinare le indagini della Squadra Mobile di Vibo, il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, il sostituto Annamaria Frustaci e il sostituto procuratore di Vibo Valentia, Filomena Aliberti. Secondo l’accusa sullo sfondo del progetto criminale ha trovato, infatti, sfogo l’operato delle «donne della famiglia Inzillo: operato che si è contraddistinto per l’inusitata violenza delle affermazioni, per la determinazione evidenziata nei propositi omicidiari, per il costante incentivo all’azione assicurato in favore dei “maschi buoni” della famiglia (ossia gli uomini capaci di commettere le azioni delittuose) nonché per l’apporto che in prima persona le stesse hanno garantito nella custodia delle armi». Non hanno esitato «a coinvolgere anche l’anziana madre», che è stata indotta dalle figlie a nascondere una pistola nella propria biancheria intima, al fine di fugare eventuali controlli da parte delle forze dell’ordine.

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