di Giorgio Curcio
CATANZARO Un bacino di oltre 7mila lavoratori e che da oltre dieci anni aspettano risposte dalla Regione Calabria, nonostante il loro impiego costante nella pubblica amministrazione (tribunali, scuole, musei ed enti locali) per sostituire e coprire figure professionali, invece, già contrattualizzate. Sono i tirocinanti calabresi che da anni, insieme a sindacati e associazioni, si battono per far rispettare i loro diritti, chiedendo a gran voce un percorso di stabilizzazione e contrattualizzazione. Ma, finora, dalla Regione non sono arrivate risposte, così come era già avvenuto nei cinque anni targati Mario Oliverio.
LA RICHIESTE «Siamo stati sfruttati per anni, senza ferie, contributi e a 500 euro al mese», lamentano nel piazzale antistante la sede della Cittadella regionale dove, questa mattina, si sono dati appuntamento un centinaio di tirocinanti per chiedere alla Regione, all’assessore Orsomarso e al presidente Jole Santelli, un confronto strutturato, organico e programmato. «Siamo stati abbandonati e mandati a casa nonostante gli anni di formazione che abbiamo sostenuto anche perché non vale da nessun’altra parte» lamenta Giovanna Mercuri, una ex tirocinante della giustizia.
LA PROTESTA Una protesta rumorosa ma civile e soprattutto nel pieno rispetto delle normative anti-Covid, con la speranza che sia efficace. «In quattro anni – spiega Serena Varano, tirocinante della Provincia di Catanzaro – sono stati spesi oltre 100 milioni in formazione e non riusciamo a capire perché la Regione Calabria non attenziona i tirocinanti come precariato storico. Abbiamo bisogno di risposte certe e chiare perché le promesse elettorali vanno prima o poi mantenute. È giusto che si inizi un percorso di stabilizzazione o quanto meno di contrattualizzazione per non spendere la formazione professionale fatta in tutti questi anni negli Enti locali».
Le fa eco Santo Biondo, segretario regionale della Uil: «Iniziamo questa mattina il confronto con la Regione e l’assessore al Lavoro Orsomarso. Si parta subito con la situazione che riguarda il precariato perché servono risposte. Le risorse comunitarie sono ingenti e dunque è necessario programmare e mettere in campo nuove prospettive per creare nuovi posti di lavoro». Intanto, al momento, non è arrivata alcuna risposta e per i manifestanti non resta che aspettare. (redazione@corrierecal.it)
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