CATANZARO Il suo programma elettorale come aspirante direttore dell’Accademia delle Belle arti di Catanzaro lo ha messo nero su bianco partendo da un concetto molto chiaro “ri-costruire”. Per l’ente statale dedicato alla formazione degli artisti che ha sede nel capoluogo di regione, Antonio Cilurzo sfiderà Virgilio Pittari. «Credo di avere i numeri per essere candidato, ma non sono d’accordo con candidature uniche – spiega Cilurzo -. Le elezioni sono momento di confronto e democrazia, conosco Virgilio Pittari da quando siamo bambini ma a vivere il territorio quotidianamente aiuta a conoscere meglio e realmente quali sono i problemi che devono essere affrontati e risolti. Per questo ho deciso di essere candidato». Antonio Cilurzo insegna fotografia all’accademia delle Belle Arti. È accademico nello stesso istituto in cui ha intrapreso i suoi studi. «Partiamo da un concetto, la nostra facoltà deve andare avanti da una dicotomia semplice: tradizione e innovazione. La sola innovazione non basta. Il mio è un programma elettorale verità, credo che noi dobbiamo ricostruire quello che è stato distrutto, non solo dalla ultima direzione. È una situazione di decrescita culturale e di iscritti. C’è uno stato di abbondano della facoltà e io mi sono chiesto per quale motivo stia avvenendo questo. A mio modesto parere sono le scelte didattiche che non hanno portato effetti desiderati». È per questo motivo che Cilurzo propone un nuovo rapporto tra accademia e realtà artistiche e tradizioni anche di natura artigiana presenti su tutto il territorio calabrese. «Alcune scelte sono state sbagliate e non ci sarebbe nulla di male a discuterle. C’è bisogno di un offerta formativa legata al territorio. In Calabria abbiamo una tradizione di ceramiche a Squillace, per esempio, si tratta di un tassello artigianale importante, noi non dobbiamo formare artigiani ma con la tecnica della ceramica rivisitata con studi di design. Ma ci sono anche gli “scalpellini” di Serra San Bruno, sono tutti esempi che portano ad avere un rapporto stretto e concreto con il territorio». Quanto prodotto in Calabria, secondo l’accademico, deve essere coniugato con la giusta dose di tradizione. «Le accademie sono da sempre fondate sui laboratori, chi ha intenzione di pensare che le accademie debbano essere tramutate in insegni esclusivamente teorici o troppo tecnologici sbaglia. A Macerata stanno investendo aprendo una seconda sede da indirizzare alle arti visive. La pittura non può diventare digitale e chi lo pensa sbaglia. Il fare arte è manualità, la tecnologia va usata come tramite non come fine. Io penso che tutto questo all’accademia di Catanzaro sia stato travisato».
CONTRATTI E LEGALITÀ «Sono passato con i colleghi come chi non vuole i corsi co.co.co. Io ritengo che siano fondamentali e necessari laddove manchi in facoltà un corso dedicato e adeguato, in quel caso penso sia necessario ricorrere a dei professionisti esterni – dice Cilurzo -. Alcuni corsi, non solo a Catanzaro, sono ripetizioni dell’altro. Basta solo cambiare la denominazione. Noi non siamo una facoltà che vive di finanziamenti enormi. Razionalizzare significa unificare gli insegnamenti e si può fare un servizio agli utenti e si può investire in qualcos’altro. È come amministro casa mia, amministrare con il buon senso». Ricorre al vecchio adagio del “buon padre di famiglia” Cilurzo, sulla gestione dei fondi intercettati da professori attraverso l’accademia. «Abbiamo opportunità di attingere a finanziamenti esterni attraverso progetti – puntualizza il candidato -. Questi devono essere approvati da tutti gli ordini di governo dell’Accademia. Devono essere utilizzati con la piena manifestazione di tutti. Bisogna seguire leggi e regolamenti con la regola che il finanziamento entrando nell’accademia deve essere gestito amministrativamente con tutte quelle che sono le regole dell’accademia. I fondi si richiedono attraverso partenariati dell’accademia che essendo istituzione di stato offre garanzia istituzionale. I fondi non devono essere gestiti in maniera autonoma. La gestione completa dell’operazione deve essere dell’accademia, cosa non successa fino ad ora».
LA SEDE Il corposo programma elettorale stilato e consegnato nel momento della candidatura, dedica una parentesi importante anche alla sede dell’accademia. «È una questione atavica. Ho vissuto gli spostamenti prima da studente poi da docente. Questo aspetto non è colpa dell’ultima direzione, hanno fatto la gestione fatta dalla penultima, una scelta dissennata – conclude -. Io sono stato vice direttore con Rocco Pancaro, all’epoca prendemmo in considerazione acquisto Educandato, e dopo i primi studi di fattibilità il direttore generale ci disse finanziamento piccolo, abbandonammo idea. Adesso non capisco perché negli anni si è detto fosse adeguato. Il comune ha fatto il suo lavoro, dare l’edificio, così come i finanziamenti per adeguare quello che è stato possibile adeguare. Il problema adesso è che al sindaco non possiamo chiedere altro. Conosco bene i problemi della città». (mi. pr.)
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