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C'è un nuovo pentito a Crotone. E racconta il dominio dei clan nelle carceri

Francesco Oliverio, accusato di essere il mandante del delitto Tersigni, ha appena iniziato a collaborare con la Dda di Catanzaro

Pubblicato il: 08/09/2020 – 15:14
C'è un nuovo pentito a Crotone. E racconta il dominio dei clan nelle carceri

di Alessia Truzzolillo
CROTONE Un nuovo collaboratore di giustizia sta parlando con la Dda di Catanzaro. Si tratta di Francesco Oliverio (foto in basso), 30 anni, ed è una figura nuova all’interno del panorama dei pentiti del Crotonese. Il giovane, infatti, con precedenti penali, è accusato dalla Procura di Crotone di essere il mandante dell’omicidio di Giovanni Tersigni, 36 anni, avvenuto il 7 settembre 2019 nel centro storico di Crotone. Non è un delitto di mafia e il caso è stato chiuso in meno di un mese: il 3 ottobre successivo la Squadra mobile di Crotone ha fermato quattro persone: Cosimo Berlingeri, 29 anni di Catanzaro, esecutore materiale del delitto, Francesco Oliverio, 30 anni di Crotone, mandante, Cosimo Damiano Passalacqua, 24 anni di Catanzaro, il bulgaro Dimitar Dimitrov Todarov, 23 anni, e il 37enne crotonese Paolo Cusato. Il processo nei loro confronti si sta svolgendo davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Crotone. A incastrare il gruppo sono state le telecamere comunali e private che hanno ritratto momenti salienti del delitto. Secondo l’accusa il movente è riconducibile a dissidi sorti tra Oliverio e Tersigni, che sono stati insieme in carcere dal 2011 al 2012 e per un mese hanno diviso la stessa cella.

CARCERE E BATTESIMI DI MAFIA E se il carcere è il luogo nel quale sarebbe sorto il movente del delitto Tersigni pare che sia proprio il carcere il luogo nel quale Oliverio ha conosciuto la mala carne crotonese e nel quale sarebbe stato battezzato. I racconti del nuovo collaboratore partirebbero proprio dall’esperienza della sua lunga detenzione. Ma la collaborazione è ancora in fase embrionale e i frutti sono da maturare. Quello che questo nuovo pentito lascia capire, al momento, è che gli istituti penitenziari spesso si rivelano non luoghi di correzione ma di aggregazione, battesimi e bacino per reclutare nuovi picciotti. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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