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SBARRE | I rapporti con esponenti delle famiglie Tegano e Molinetti di Archi

I tentativi di mettersi in contatto con Giovanni Tegano, il nipote degli ergastolani Pasquale e Giovanni. L’intercettazione: «Se eravamo appoggiati noi compare eravamo terrore…»

Pubblicato il: 08/09/2020 – 15:21
SBARRE | I rapporti con esponenti delle famiglie Tegano e Molinetti di Archi

di Fabio Papalia
REGGIO CALABRIA Dalle indagini scaturite nell’operazione Sbarre, sebbene le intercettazioni non abbiano registrato conversazioni dirette tra gli indagati ed esponenti della ‘ndrangheta, emerge la conoscenza da parte di Antonio Sarica e Andrea Pennica (accusati di far parte del secondo gruppo, quello più limitato numericamente dei 2 gruppi criminali sgominati dai carabinieri della Compagnia cittadina) di alcuni di loro e in particolare Giovanni Tegano e Alfonso Molinetti, rispettivamente figli di Bruno Tegano (fratello dei vertici dell’omonima cosca, gli ergastolani Giovanni e Pasquale) e Luigi Molinetti. Conoscenze che secondo l’accusa sarebbero «evidentemente funzionali alla realizzazione di transazioni di droga».
Il 18 ottobre 2017 Antonio Sarica tenta ripetutamente di mettersi in contatto telefonico con Giovanni Tegano, il cui telefono era irraggiungibile o spento. Il giorno successivo Sarica spiega ad Andrea Pennica che il giorno precedente Tegano e Alfonso Molinetti lo avevano cercato.
Nel novembre successivo Sarica in compagnia di un amico si reca in auto nel quartiere di Archi, diretto all’abitazione di Giovanni Tegano o comunque alla sala giochi del bar della sua famiglia. I due commentano il fatto che Tegano si rivolgesse a loro solo perché ne aveva già sperimentato l’affidabilità e sarebbero stati bene a conoscenza della caratura criminale dei Tegano, tanto che Sarica commenta che «prendono dieci anni solo per il cognome» e poi aggiunge «già li prendiamo noi che siamo quattro». Secondo l’accusa gli occupanti dell’auto sarebbero stati ben lieti di interloquire con personaggi di tale spessore, perché la droga fornita da questi era superiore alla media per quantità e qualità. L’auto giunge davanti al bar della madre di Giovanni Tegano, ma l’esercizio è chiuso i due si ripromettono di contattare Tegano in altro modo.
Il giorno successivo Sarica tenta ancora una volta di telefonare a Giovanni Tegano, ma anche questa volta il telefono è spento. Dopo qualche minuto, a bordo di un’auto, Sarica avverte Andrea Pennica di aver provato a contattare Tegano e di aver parlato in proposito anche con Alfonso Molinetti. I due, sempre secondo l’accusa, sottolineano la propria diversità concordando sul fatto che se avessero goduto dell’appoggio delle ‘ndrine di Archi avrebbero potuto esercitare una maggiore influenza delinquenziale sul territorio (Pennica: «che cazzo me ne frega… noi siamo gente di strada Totò» e ancora «se eravamo appoggiati noi compare eravamo terrore…»).
I due giungono davanti al bar della madre di Tegano e scendono dall’auto per verificare se Giovanni Tegano si trovi all’interno dell’esercizio, “consapevoli ma noncuranti” annotano gli inquirenti, dei rischi (Sarica: «minchia qua sono brutti fratello, ti fanno una foto qua ti infilano in qualche cosa che non c’entri niente a me ancora…»). (redazione@corrierecal.it)

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