di Luca Latella
CROSIA L’atmosfera sembra surreale. Tutti con le mascherine a guardarsi intorno per evitare assembramenti nei negozi e per strada. La paura è tanta ma deve essere gestita con razionalità e senza isterismi, come suggeriscono i vertici locali dell’Asp che stanno seguendo il “caso”.
Il caso, è quello di Mirto, comune di Crosia, 10mila abitanti, confinante sulla costa a sud con Corigliano Rossano, dove ieri un’ordinanza del sindaco è servita per chiudere l’asilo frequentato da 42 bambini.
IL CASO Accade che una mamma che lavora a Rossano contrae il virus a sua insaputa e, asintomatica, torna a casa dalla sua famiglia, infettando purtroppo, la sua bambina che frequenta un asilo-ludoteca privato. Nel contenere quel focolaio rossanese, l’Asp risale ai contatti strettissimi della donna e individua la bimba, già in quarantena dal giorno del tampone effettuato alla madre. A quel punto – e siamo a ieri – Antonio Russo firma l’ordinanza di chiusura a scopo precauzionale.
LA REAZIONE Fatti di cronaca a parte, la comunità mirtese è scossa ed il sindaco Russo prova a tenere circoscritti anche i sentimenti e le paure.
«Sono stati eseguiti oggi – spiega Antonio Russo nel descrivere la situazione attuale – i tamponi sui bambini e sugli animatori della ludoteca frequentata anche dalla bimba di Mirto Crosia risultata positiva al Covid. Ora attendiamo l’esito dei test. Ci vorranno almeno un paio di giorni. Quello che sappiamo, al momento, è che tutti i ragazzi stanno bene. Solo in caso di eventuali riscontri di positività si procederà a tamponare i contatti familiari e ad allargare il cerchio. Questi sono i protocolli. Nel frattempo, l’invito ai bambini che hanno effettuato il tampone e alle loro famiglie è quello di osservare la quarantena fiduciaria. È un sacrificio, lo so, ma che vale la pena compiere per il bene della nostra comunità. Eseguire tanti tamponi in un giorno non è facile – spiega ancora Russo –. I test sono stati effettuati sui 42 bambini che frequentano l’asilo e grazie alle indicazioni della responsabile della struttura, stiamo concentrando gli sforzi soprattutto sui contatti che la bimba di 4 anni ha avuto con gli altri bambini della sua fascia d’età ed i loro genitori».
«Come sta rispondendo la comunità? Siamo tutti preoccupati – ammette il primo cittadino di Crosia – ma allo stesso tempo fiduciosi che il caso possa risolversi nel giro di qualche giorno, mantenendo il distanziamento affinché non si accendano nuovi focolai. Oltre alle misure adottate da me e dagli uffici, i cittadini hanno compreso che il momento è difficile e che è importantissimo prevenire con le misure che abbiamo sempre seguito nei mesi scorsi. Per tutte le persone in quarantena, anche quella fiduciaria, abbiamo attivato un supporto con i servizi sociali comunali e la collaborazione della sezione locale Croce Rossa Italiana».
IL BANCO DI PROVA Antonio Russo, frattanto, guarda anche a quello che potrebbe accadere fra un paio di settimane, quando apriranno le scuole. «Ci auguriamo che il caso non abbia grandi conseguenze. Di certo stiamo già pensando, qualora ce ne fosse bisogno, a provvedimenti più restrittivi, anche all’aperto per evitare assembramenti e con la collaborazione delle scuole».
Il caso mirtese, insomma, può considerarsi come emblematico. Una sorta di banco di prova o “paziente uno” rispetto a quello che potrebbe accadere con la riapertura delle scuole il 24 settembre. (l.latella@corrierecal.it)
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