di Roberto De Santo
LAMEZIA TERME Concertazione vera per programmare bene il futuro della Calabria. Ad iniziare dal corretto uso della massa di risorse che proverranno non soltanto dai fondi europei legati al Programma operativo regionale ma da quelli previsti dal Recovery fund, dal Sure, dal Mes e dagli altri strumenti messi in campo da Bruxelles per contrastare gli effetti economici legati alla diffusione della pandemia in Italia. La parola d’ordine resta quella di concentrare misure «mettendo al centro l’impresa».
Silvano Barbalace, da cinque anni alla guida di Confartigianato Imprese Calabria – nel suo ruolo di segretario regionale – traccia quelle che potrebbero essere definite le linee guida per «sostenere il processo di crescita del sistema produttivo calabrese» e traghettarlo dalla situazione devastante in cui è precipitato proprio a causa della crisi economica legata all’emergenza sanitaria scatenata dal Coronavirus verso lidi più tranquilli.
I dati diffusi, nei giorni scorsi, dalla Svimez in questo senso sono fondamentali per comprendere l’attuale fase che vive la regione: perdite del Pil per la Calabria entro fine anno pari al 6,4% e una ripresa nel 2021 ancora più lenta della media italiana. Segnale che l’economia calabrese ha retto finora in qualche misura la forza d’urto della crisi subendone gli effetti meno di altri territori. Ma che allo stesso tempo le conseguenze saranno più a lunga scadenza. A partire proprio dall’inizio dell’autunno.
Segretario, il sistema produttivo calabrese sta reagendo alla crisi economica legata all’emergenza coronavirus?
«I mesi che abbiamo attraversato non sono stati certo facili per il nostro fragile sistema produttivo, composto principalmente da micro e piccole imprese, che scontava gli effetti di una crisi economica dalla quale non si era ancora pienamente usciti. Ma i nostri piccoli imprenditori non hanno mollato ed hanno avuto, al pari dei colleghi delle altre parti d’Italia, la forza, la capacità e la determinazione di reagire. Certo, ci sono settori che più di altri hanno sofferto, come la filiera lunga del turismo, pensiamo agli NCC, ai taxisti, tutte imprese artigiane, anche se i dati oggi sono un po’ più incoraggianti delle previsioni, o quelle della moda e del tessile, ed altri che hanno immediatamente ripreso forza come la filiera dei servizi alla persona. Quello che ci preoccupa però è l’autunno. Ammortizzatori sociali, bonus e sussidi hanno sin qui attutito il colpo. Ora dobbiamo fare i conti con le situazioni irrisolte e la necessità di sostenere concretamente la crescita e lo sviluppo delle nostre imprese».
Il governo Conte ha messo in piedi una serie di misure per rimettere in marcia l’economia. Che impatto hanno avuto sulle imprese calabresi?
«Le risorse stanziate sono veramente importanti. Con i 25 miliardi previsti nel Decreto Legge Agosto, le risorse complessivamente messe in campo dal Governo sono pari a 100 miliardi. Tante norme e risorse che però devono ancora produrre gli auspicati effetti concreti sul sistema produttivo, senza dimenticare le lungaggini burocratiche e gli intoppi che abbiamo vissuto in questi mesi, dai prestiti bancari alla cassa integrazione».
Cosa chiedono prioritariamente le aziende calabresi al Governo?
«Investimenti produttivi per creare lavoro ed efficienza e sburocratizzazione della pubblica amministrazione. Non lo chiedono solo le imprese calabresi, ma quelle italiane. Il lavoro ed il reddito lo creano le imprese. Ne va del futuro delle nuove generazioni. E poi, certezza sul fisco, regole chiare sul lavoro e sulla partita degli ammortizzatori sociali che tanta confusione ha generato».
Anche la Regione ha avviato iniziative per sostenere il sistema. Come le giudica?
«Positive per le aziende che hanno potuto accedere ai contributi. Sebbene nel merito abbiamo già espresso, in diverse occasioni, le nostre perplessità sulle singole azioni perché hanno comunque tempi lunghi di attuazione e forti vincoli burocratici. Inoltre hanno lasciato fuori molte imprese. Prova né è stata la circostanza che molte risorse stanziate sono rimaste non spese. E poi, non tutto il mondo produttivo è stato purtroppo sostenuto. Su questo aspetto abbiamo diverse volte sollecitato il governo regionale ad intervenire. Ed in un incontro pre ferie ci è stata assicurata una misura ad hoc per queste realtà produttive. Vedremo».
La luna di miele dell’esecutivo Santelli può definirsi conclusa. Come vanno i rapporti tra mondo dell’impresa e in generale le forze produttive e la politica regionale? Nota collaborazione?
«Guardi, io credo che di fondo ci sia un problema legato alla scissione che è stata fatta del mondo dell’artigianato e del commercio da quello produttivo, come se i primi due fossero un mondo a sé. Questo ha generato non poca confusione nei rapporti con i due assessorati guidati rispettivamente dal vice presidente Spirlì e dall’assessore Orsomarso. Con il primo abbiamo avuto un costante dialogo in questi mesi; con il secondo non posso dire la stessa cosa, anche se prima della pausa estiva ho incontrato l’assessore Orsomarso con il quale credo e spero sia stato chiarito e definito ogni malinteso. Quello che però noto, ma spero di sbagliarmi, è che questo governo sente tutti, forse anche troppi, rischiando di generare tanta confusione, e alla fine però ascolta poco. Ora, dopo questa fase emergenziale, spero sarà avviato un confronto sulle azioni da programmare, magari senza plateali e confusionari incontri. Le forze economiche e sociali della nostra regione meritano rispetto ed il partenariato è una cosa seria».
Già dalle prossime settimane inizieranno una serie di scadenze importanti per la Calabria. Si parla di riprogrammazione dei fondi comunitari della passata programmazione e dell’avvio del nuovo ciclo 2021-27. Su quest’ultimo aspetto si è ancora fermi al palo. Cosa vi aspettate dalla Regione e quali sono le vostre proposte?
«Ci aspettiamo, come credo tutti, innanzitutto la convocazione del tavolo del partenariato economico e sociale, così come è stato sempre fatto; la sede in cui confrontarsi sulle proposte della nuova programmazione. Non voglio pensare che l’evento che si è svolto in Regione sul finire del mese di luglio sia inteso come tale. Nella seconda giornata, quella riservata alle forze economiche e sociali, ho visto un tavolo di confronto forse un po’ troppo aperto, dal manager d’azienda che non risiede in Calabria al proprietario di negozi commerciali. Forse un po’ troppo per considerarla come una riunione di partenariato. E nell’incontro conclusivo con la Santelli mi sarei aspettato un qualche accenno in più sulle strategie future da mettere in campo. Quali proposte? La Confartigianato ha già consegnato il suo documento con temi ed azioni che a nostro parere andrebbero messe in campo, con una premessa e precondizione importantissima ovvero che nel quadro delle politiche ed azioni che verranno attuate è fondamentale riconoscere la centralità delle piccole e medie imprese, soprattutto nella loro reale dimensione micro e piccola. Se perdiamo di vista questo, rischiamo di fallire ancora una volta nell’utilizzo degli strumenti. La Calabria sarà in grado di affrontare le sfide del futuro e aumentare il livello di benessere, crescita ed occupazione solo con imprese prospere. Le imprese devono essere messe nelle condizioni di poter sfruttare le opportunità del mercato e quelle offerte dalla digitalizzazione e dall’economica circolare. La Calabria ha un futuro nella misura in cui convinti e coesi daremo un futuro al nostro tessuto produttivo di cui la piccola impresa di territorio è il punto di forza che ci ha consentito in questi decenni di andare avanti».
Tra i prossimi appuntamenti ci sono anche le indicazioni che l’Italia dovrà presentare all’Europa per utilizzare le risorse messe in campo da Bruxelles – su tutti il Recovery Plan – per farla ripartire dopo il terremoto del Coronavirus. Secondo voi quali sarebbero gli asset strategici da sostenere con quei fondi per ridurre il gap storico tra la Calabria e il resto del Paese?
«La Calabria dovrebbe essere destinataria di importanti risorse. Sta ai nostri politici non sciuparle. Noi come organizzazione rappresentativa delle PMI e dell’artigianato faremo la nostra parte. Dobbiamo avere la capacità di utilizzarle per un grande piano di investimenti che punti finalmente sulle infrastrutture strategiche, sul miglioramento di qualità ed efficacia dei servizi pubblici e soprattutto sul rilancio del nostro sistema imprenditoriale. L’ho detto prima, occorre mettere al centro l’impresa perché è questa che crea reddito e lavoro. Ma al di là dei progetti, ciò che più è importante è la tempistica di realizzazione. È necessario definire un cronoprogramma stretto e fattibile per evitare di sciupare questa grande occasione». (r.desanto@corrierecal.it)
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