Appena pubblicata su Foods, prestigiosa rivista scientifica specializzata del gruppo MPDI, (https://www.mdpi.com/2304-8158/9/8/1036#cite) la review che fa il punto sull’attuale stato delle conoscenze sul ruolo degli alimenti nella strategia preventiva e/o di supporto ai protocolli terapeutici convenzionali per la lotta al Covid-19.
Sebbene sia dimostrato su solide basi scientifiche che gli alimenti, alcuni composti funzionali e molecole bioattive in essi contenuti, nel contesto di una assunzione equilibrata, svolgano un ruolo importante nel raggiungimento o nel mantenimento dello stato di benessere, il potenziale contributo alla salute è stato finora solo parzialmente sfruttato e reso evidente dalla scienza degli alimenti.
Non bisogna sottovalutare in particolare che, sebbene i micronutrienti siano composti sicuri con importante attività preventiva e co-terapeutica, queste molecole agiscono sul nostro sistema biologico e, quindi, è importante assumerli nelle dosi corrette, con il supporto di esperti e solo quando necessario.
UNA DIETA SANA CONTRO LE MALATTIE L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), ha più volte messo in evidenza che la principale strategia preventiva contro le malattie, compresa quella da Covid-19, è il consumo di una dieta sana ed equilibrata, mentre l’uso di integratori dovrebbe essere raccomandato solo quando realmente necessario. D’altra parte, l’industrializzazione della trasformazione ha progressivamente ridotto il valore nutrizionale e funzionale degli alimenti e l’uso eccessivo di alimenti ultraprocessati ha favorito condizioni di morbilità come obesità, diabete, malattie cardiovascolari, ecc. che rendono gli individui più suscettibili alle malattie infettive e la pandemia Covid-19 potrebbe essere la prima di molte altre crisi sanitarie globali che potrebbero essere ulteriormente esacerbate da un sistema immunitario progressivamente indebolito.
TRE TEAM AL LAVORO Questo scenario ha stimolato una profonda riflessione sulle relazioni tra il cibo, l’agente eziologico della sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV-2) ed il ruolo protettivo e di supporto degli ingredienti funzionali e salutistici naturalmente veicolati dagli alimenti nel contrasto dell’infezione virale e/o nella riduzione dei sintomi patologici ed ha stimolato lo studio congiunto svolto da tre team del network scientifico della Chimica degli Alimenti: quelli dell’Università di Reggio Calabria della prof.ssa Mariateresa Russo, dell’Università di Roma “La Sapienza” della prof.ssa Manina e dell’Università di Napoli “Federico II” del professor Ritieni, in collaborazione con la prof.ssa Grosso del Dipartimento di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche.
IL RUOLO DEGLI ALIMENTI Lo studio, che ha analizzato criticamente lo stato dell’arte sia degli studi clinici sul ruolo dei micro/macronutrienti alimentari e di alcune diete nel rafforzamento del sistema immunitario o in protocolli di supporto alle terapie, che degli studi in silico – ossia frutto di simulazioni computazionali (che, comunque, necessitano degli approfondimenti e delle conferme di ulteriori studi) – focalizzati sulle interazioni chimiche di specifici composti degli alimenti in grado di interferire con il ciclo infettivo virale di SARS-CoV-2, dimostra come gli alimenti possano svolgere un ruolo privilegiato nella prevenzione e/o nel supporto dei protocolli terapeutici convenzionali per affrontare con più successo anche gli effetti della pandemia da Covid-19.
VITAMINE E MINERALI Un introito ottimale di nutrienti, vitamine, antiossidanti e sostanze naturali in grado di ridurre lo stress e regolare lo stato metabolico genera un complessivo miglioramento della risposta di tipo specifico attivata dal sistema immunitario verso microrganismi patogeni. Tra i micronutrienti, vitamine e minerali sono fondamentali per il nostro benessere, in quanto prendono parte a molti processi biologici e biochimici umani e sono coinvolti nel rafforzamento del sistema immunitario. molti studi clinici sono attualmente in corso e focalizzati su Covid-19 per confermare il ruolo di alcuni micronutrienti come agenti di supporto nella prevenzione e nel trattamento di infezioni virali del tratto respiratorio. Tra questi, di interesse quelli sugli gli effetti di trattamenti profilattici a base di integratori con vitamina C o vitamina D o zinco, nonchè vitamine A, B ed E . Lo studio pubblicato ha, altresì, approfondito lo stato dell’arte sull’azione delle sostanze minerali, degli integratori arricchiti in acido eicosapentaenoico (EPA – acido grasso appartenente alla serie degli omega 3, acido linolenico e antiossidanti nonché il ruolo dell’assunzione di polisaccaridi, tra cui amido resistente da patate o la gomma arabica, come immunomodulatori e agenti antinfiammatori.
QUERCETINA, CUMINO E CHETOGENICA È stato evidenziato un interessante studio, già in fase clinica, che riguarda l’efficacia della quercetina sia come profilassi che nel trattamento nei pazienti positivi e studi clinici sull’efficacia del miele naturale e dei semi di cumino nero nel ridurre i sintomi del Covid-19, e di diversi regimi dietetici tra cui quello noto come dieta chetogenica. Questo ultimo studio è supportato sia da studi precedenti sull’efficacia dei corpi chetonici nel ridurre la durata della ventilazione artificiale e gli eventi infiammatori, sia dalle evidenze cliniche che correlano la eccessiva assunzione di zuccheri raffinati con l’insulino-resistenza e l’alterazione della funzionalità del sistema immunitario.
L’ESTRATTO DI AGLIO Altri studi in silico riportati nel lavoro pubblicato, riguardano la glicirrizina, la glabridina, l’acido glicirretico e alcuni polifenoli, tra cui l’acido caffeico, il resveratrolo, il campferolo, la curcumina e la demetoxicurcumina, l’esperetina, esperidina e, tra le miscele di composti derivati da matrici alimentari, l’aglio. L’estratto di aglio testato, ha mostrato un’attività multitargeting molto promettente, bloccando il SARS-CoV-2 a due livelli: nella fase di ingresso e durante le fasi di replicazione e trascrizione. Il ruolo della glicirrizina – composto principale della radice di liquirizia, pianta officinale per la quale solo la Calabria vanta una Dop – è stato a lungo studiato in studi in vitro per infezioni virali, tra cui l’HIV-1 e il virus dell’epatite C e, di recente, anche contro SARS-CoV2. Gli studi contro SARS-CoV-2 condotti, al momento, attraverso studi in silico, hanno dimostrato che la glicirrizina inibisce la replicazione virale e le prime fasi del ciclo di replicazione. L’importanza della liquirizia come fonte di composti attivi è stata confermata anche da un ulteriore studio su altri componenti della radice di liquirizia: la glabridina e l’acido glicirretico.
Studi in silico hanno mostrato che l’acido caffeico, un acido fenolico ampiamente presente in una ampia varietà di alimenti (come frutta, verdura, caffè, propoli) e due composti presenti nella propoli, la crisina e la galangina, mostrano una rilevante attività al livello del recettore ACE2 anche nei confronti del SARS-CoV-2.
GLI ALTRI STUDI Infine gli studi sull’esperetina, un flavonoide presente nel pericarpo e nell’albedo degli agrumi tra cui arancio e mandarino e esperidina, un glicoside dell’esperitina, hanno mostrato in uno studio in silico, il potenziale di interferenza nell’infezione da SARS-CoV-2 e, nello studio in vitro, un’inibizione dose-dipendente.
Tutti i risultati sottolineano l’importanza e la necessità di proseguire con ulteriori studi focalizzati sia sulle molecole ma anche sui processi di estrazione e isolamento dei fitocomplessi. Proprio sull’isolamento di queste molecole sono in corso alcuni programmi di ricerca coordinati dal gruppo di chimica degli alimenti della prof.ssa Russo, della Mediterranea di Reggio Calabria, in collaborazione con il team del prof. Luca Rastrelli dell’Università di Salerno e con alcune imprese calabresi focalizzati su tecniche green per l’estrazione dei principi attivi dai sottoprodotti della lavorazione della liquirizia e degli agrumi – in linea con il nuovo paradigma basato sull’economia circolare – e la progettazione di specifiche formulazioni nutraceutiche alcune delle quali finalizzate all’integrazione di diete chetogeniche.
Oggi più che mai, quindi, la comunità scientifica coinvolta nella ricerca in campo alimentare, e della chimica degli alimenti in particolare, può e deve giocare un ruolo strategico nel proporre, a livello globale, un nuovo approccio al cibo e al suo consumo incentrato sulla sostenibilità e alta qualità.
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