CATANZARO Mentre a Roma, nell’aula bunker del carcere di Rebibbia, si sta celebrando lo storico processo “Rinascita-Scott” contro le cosche vibonesi che hanno inquinato il territorio arrivando a dominarne la vita politica, economica e giuridica attraverso un sistema fatto di colletti bianchi, pezzi di massoneria deviata e persino uomini dello Stato, a Lamezia Terme, nell’area industriale dove si trovano i capannoni della Fondazione Terina (ente in house della Regione) i lavori vanno avanti affinché la Calabria si doti di un’aula bunker degna di questo nome, anzi, degna di reggere la concorrenza a livello internazionale. Come anticipato dal procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, i lavori dovrebbero essere terminati per fine ottobre. E se a Rebibbia gli avvocati lamentano di stare stretti, a Lamezia lo spazio previsto in totale è di 3.300 metri quadri. La struttura, di 103 metri per 35, potrà contenere comodamente, a distanza di sicurezza Covid, 1000 persone. Trecentocinquanta sono i posti riservati agli imputati a piede libero, 600 sono le scrivanie destinate agli avvocati dotate di telefono, schermo e prese per pc e tablet. Percorsi indipendenti sono previsti per avvocati e pubblici ministeri. Sono previsti i posti per il pubblico e la stampa. E il progetto prevede persino 32 bagni. Oltre un anno hanno dovuto baccagliare il procuratore di Catanzaro e il presidente della Corte d’Appello, Domenico Introcaso, perché venisse trovata una soluzione al problema aula bunker che già non pochi problemi aveva dato con il processo “Stige” e i suoi 188 imputati. Con Rinascita gli imputati sono 452. Una sfida storica per la Calabria. Sotto ogni punto di vista. (ale. tru.)
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