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«Il referendum non è un giudizio divino, non va politicizzato». A Catanzaro si riflette tra sì e no

Iniziativa del Pd con il parlamentare democrat Viscomi e il docente dell’Università Magna Graecia Nicosia

Pubblicato il: 13/09/2020 – 0:04
«Il referendum non è un giudizio divino, non va politicizzato». A Catanzaro si riflette tra sì e no

CATANZARO  Errare è umano. Perseverare sarebbe diabolico nel caso di un referendum confermativo che va a mettere mano alla Costituzione presentato per opportunità politica come un giudizio universale sul Governo conte. Renzi – o meglio il referendum del 4 dicembre 2016 – docet. Non bisogna “politicizzare” il referendum del 20 e 21 settembre. Lo rimarca il deputato del Partito democratico, Antonio Viscomi, che ricorda di aver votato “sì” al referendum più complesso su una riforma diretta a modificare sotto vari profili la seconda parte della Costituzione. Quella Carta che – dice ancora Viscomi – basta definire la più bella del mondo. «+Di intoccabile c’è la prima parte, quella dei diritti e doveri fondamentali la seconda è già stata modificata dal dopoguerra ad oggi. Il problema vero sta nella rappresentanza e nelle leggi che accompagnano la riforma, a partire dalla nuova la legge elettorale su cui stiamo già procedendo». Una riflessione e un approfondimento che arriva nel corso dell’iniziativa del Partito democratico di Catanzaro sul tema “Il Referendum costituzionale del 20 e 21 settembre”, una riflessione approfondita sulle criticità e le opportunità della riforma costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari, moderata da Felice Caristo, nella sala concerti di Palazzo de Nobili. Secondo Felice Caristo, che ha moderato l’incontro, l’election day di settembre, nel giorno in cui si rinnovano decine di consigli comunali e i vertici di sette Regioni, potrebbe confondere gli elettori «anche riducendo il valore e l’importanza del potere dei cittadini sulla modifica della Carta costituzionale. La centralità degli organi democratici – ha detto Caristo – viene affievolita e questo dovrebbe aprire una discussione anche sulla forma di Stato della nostra Repubblica». Secondo il portavoce del coordinamento dei circoli del Pd di Catanzaro, Salvatore Passafaro, «i referendum sono sempre un momento importante per la democrazia». Ma visto che il momento più importante è il voto, la democrazia compiuta presuppone accesso alle informazioni per capire gli effetti di voto in particolare quelli indiretti. E se Viscomi rimarca di votare sì al referendum, esattamente come ha fatto nel 2016, il collega costituzionalista, docente dell’Università Magna Graecia Paolo Nicosia, contesta ad uno ad uno le ragioni dei fautori del taglio lineare dei parlamentare, definendo la riforma «una modestia intellettuale sconcertante», Viscomi spiega le ragioni di un “sì” che porta con sé anche il valore di una indiscutibile coerenza politica. «La Costituzione è come l’orario dei treni: cambiato uno bisogna cambiarli tutti – spiega il professore Nicosia- La riforma non porterà ad una riduzione della spesa perché ci sarà un risparmio di un milione e mezzo di euro nel bilancio dello Stato, quello che pesa sulle casse è l’apparato che non sarà intaccato. Non aumenterà né l’efficienza del Parlamento né la qualità dei parlamentari se non cambiano i criteri di selezione della classe dirigente». Ma la democrazia ha un costo, anche quello ci permette di stare lontani da una dittatura. Viscomi è componente della Commissione Affari costituzionali e della Commissione Lavoro,  e sa bene che oggi «il Parlamento lavora male: in commissione si va quando non funziona l’Aula, e in commissione si lavora, ma ci vanno di solito poche persone, mentre in Aula inizia la sceneggiata». «Il Bicameralismo perfetto nasceva contro il fascismo – dice ancora Viscomi – non bisogna confondere la Costituzione con i modelli di governo. Sfatiamo anche dilemma tra qualità e quantità: la selezione della classe dirigente richiederebbe un serio esame di coscienza di ciascuno di noi». Una cosa è certa: sul referendum Il Pd non ha cambiato opinione «perché è cambiato il Governo. Sono i Cinque Stelle ad averlo fatto: noi rispettiamo gli accordi che legano il referendum ad una serie di riforme a partire dalla legge elettorale, su cui stiamo lavorando. Non possiamo pensare di risolvere i problemi politici con l’ingegneria elettorale – ha concluso Viscomi -. Questo non è il migliore referendum del mondo, ma grazie a questo patto di governo abbiamo aperto strada altre innovazioni elettorali». (mari.ga.)
 

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