REGGIO CALABRIA Il leader di Articolo 1, Pierluigi Bersani, è stato a Reggio Calabria per sostenere la candidatura a sindaco di Giuseppe Falocmatà. «C’è una battaglia amministrativa molto importante con una proposta molto importante sostenuta da una alleanza importante – ha sostenuto Bersani -. Noi non siamo quelli che insultavano i meridionali per poi dargli lavoro. Non siamo quelli di “Dio, Patria e Famiglia” o quelli di “Fiamma Tricolore”. Non siamo quelli che mettono il business davanti alla salute. Siamo quelli della coesione e che ogni cittadino deve avere uguale dignità. Siamo quelli che dicono economia di mercato pulita e nella legalità. Se arrivano dei soldi devono essere spesi nella legalità». Tra le priorità esposte da Bersani l’utilizzo dei fondi in arrivo dall’Europa. «Il Governo sta tirando fuori le linee guida per i miliardi che arrivano dall’Europa – ha aggiunto -. Welfare, sanità, territorio, infrastrutture e difesa territorio, ricerca e scuola sono la nostra priorità. Siccome si tratta di investimenti e serve investire dove servono di più e quindi la priorità non può che essere il mezzogiorno. Qui nel mezzogiorno dobbiamo organizzare l’arrivo di queste risorse, essere pronti a riceverli e utilizzarli nella legalità e nella trasparenza altrimenti ci ricasca addosso tutto. Io sono sicuro dal fatto che uno come Falcomatà possa farlo». Bersani ha poi parlato di referendum e fondi del Mes.
«Arriveranno un sacco di risorse. E dobbiamo prenderle perché sono dei prestiti a tasso zero. Dobbiamo essere certi che si facciano investimenti per crescere – sostiene Bersani – e se sapremo utilizzarli vedremo gli effetti soprattutto al sud. Serve intervenire sulle priorità come gli asili nido, che in Calabria non ci sono e sulla sanità». Sul referendum, Bersani ha poi ribadito la sua posizione di un sì sincero alla riforma. «Ho sempre distinto sempre i “no sinceri”da quelli che non lo sono. C’è un parlamento che ha deciso di ridursi, per essere più efficiente glielo avevamo sempre chiesto, adesso gli diciamo che sta come prima? Si sono sentite inesattezze, se uno canta una canzone da stonato non si butta la canzone. Se fossimo stati favorevoli alla riforma renziana insieme all’ “italicum” si sarebbe arrivati ad un regime dittatoriale come quello di Erdogan. Abbiamo corso un rischio non piccolo, le persone ci hanno messo più cervello, non si potevano decidere le sorti del paese con il 30%»
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